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  • Pernambuco: Preziosi e Lotito colpevoli

    Pernambuco: Preziosi e Lotito colpevoli

    Dicasi giustizialismo quella specie di estremizzazione per cui chi è accusato o semplicemente oggetto di un avviso di garanzia è già colpevole. Dio ce ne guardi da questa specie di ossessione che giudica gli imputati o gli “avvisati” già colpevoli prima dello svolgimento di un processo. Una delle cause di questa “stortura” sta comunque nel prolungamento dei processi, nelle procedure che permettono troppo spesso agli accusati di arrivare alla prescrizione. E quindi, di fatto, a un non giudizio,  in grado di lasciar libero e “pulito” l’imputato, ma non di soddisfare l’esigenza di giustizia. Così si crea una specie di sfiducia nella stessa giustizia (o nella legalità) e si reagisce con una forma di rabbia preventiva e sconsolata.

    La tentazione all’impulso giustizialista è forte di fronte all’ennesima chiamata in giudizio dei soliti noti Preziosi e Lotito, supposti rei di aver favorito Mediaset per l’acquisto dei diritti di trasmissione delle partite di serie A, tramite la Infront. 
    Sul piano giuridico nessuno è colpevole fino alla sentenza definitiva, ma su un altro piano i due amiconi sembrano davvero  “colpevoli”. Se ogni uomo è il linguaggio che usa, se “il medium è il messaggio”, come diceva il sociologo Mc Luhan, allora il linguaggio di Lotito e Preziosi la dice lunga. E li condanna.

    Essi usano un esperanto involuto e caotico che quasi mai esprime qualcosa di comprensibile, ma avvolge concetti astrusamente elementari in una fitta nebbia in cui chi ascolta si disorienta e annaspa vanamente alla ricerca di un brandello di senso. Sono i re degli anacoluti (il soggetto non corrisponde mai alle declinazioni dei verbi) degli incisi lunghissimi che allargano, sfrangiano ogni frase dissanguando ogni significato. S’indignano quasi sempre e si esibiscono in invettive condite da accenti primordiali: un latino lazial-medievaleggiante quello di Lotito; una specie di ferino vernacolo basso campano quello di Preziosi. Furibondi e incomprensibili lanciano accuse ai media, colpevoli di dare notizie che li riguardano, affastellando minacce borbottate e anatemi sibilanti del tipo: “Che c’entrebbero loro…a scanso di chi pubblica deprecantemente e già rende condannabile chi solo vuole decentemente il bene calcistico…”.

    Saranno innocenti fino a prova contraria, ma sez’altro risultano rei nei confronti della lingua italiana e dell’ umano consorzio, costretto a subire questa raffica di oscure involuzioni che non  contribuiscono alla conoscenza dei fatti.

    Metodo o follia? O entrambe le cose per questi maestri dell’ eterno galleggiamento con “quella faccia un po’ cosi, quell’ espressione un po’ così”, che non tramontano mai? Innocenti, innocentissimi. Ma voi vi fidereste? Da loro una macchina usata la comprereste?

    Fernando Pernambuco

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