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  • Pirlo & C.:| I conti senza Conte

    Pirlo & C.:| I conti senza Conte

    Soffrirà più Antonio Conte a stare lontano dalla sua squadra oppure la Juve senza il suo dodicesimo uomo a spronarla? Tra i bianconeri in versione Marzullo la curiosità si mischia alla tensione di perdere per la prima volta il proprio comandante in ca(m)po, ma la risposta al quesito psicologico dovranno darsela i giocatori stessi. Anche se il palcoscenico e la trama non aiuteranno domani pomeriggio la compagnia juventina: si recita a Marassi, stadio tanto inglese quanto bollente, contro un Genoa che negli ultimi anni ha spesso messo alle corde la Juve. E per aggiungere difficoltà a difficoltà, Pirlo e compagni scenderanno in campo con l’inedito ruolo di cacciatore: dopo aver fatto da lepre per tutto il campionato, fino al vantaggio di +6 dopo sei giornate, ora a parità di partite tocca inseguire il Milan capolista.

    Inconvenienti nuovi che si sommano alle emergenze già note, visto che c’è una difesa da inventare nella Juve (out Chiellini e Barzagli più lo squalificato Bonucci) e soprattutto c’è la necessità di curare la «pareggite» (cinque pari nelle ultime sei partite di campionato), ma la partita di Genova assume ancora più valore. Da sfida a distanza per la volata scudetto con i rossoneri viene promossa direttamente a test di personalità e maturità per una squadra che dovrà vincere correndo da sola. L’assenza di Conte è pesante, proprio perché dietro all’imbattibilità e alla lunga cavalcata bianconera c’è lui: non solo allenatore artefice della rinascita, ma giocatore tra i giocatori. Da capitano vittorioso di mille battaglie e da juventino doc ha modellato lo spogliatoio a sua immagine e somiglianza, condividendo in prima persona gioie e problemi. Dalle esultanze smodate con i propri calciatori alla difesa ad oltranza della squadra («Non toccate i miei Giaccherini», è diventata in fretta la frase culto), Conte ha dimostrato con gesti e parole di essere il dodicesimo uomo. Il resto l’ha esibito nelle partite, partecipando praticamente alle azioni senza mai sedersi in panchina e sgolandosi senza sosta per guidare la squadra. «Sarà molto difficile giocare senza il mister - ha ammesso Martin Caceres, l’ultimo ad arrivare a gennaio ma tra i primi a capire il metodo Conte -, perché il mister è tutto. Uno quando gioca e lo sente da fuori, sa di avere una presenza importante al proprio fianco: lui è uno che partecipa molto dalla panchina, vive la gara con chi sta in campo e dà tanto».

    Non è escluso che la squalifica di Conte, la cui ultima espulsione risaliva al suo debutto in serie A (Atalanta-Catania del settembre 2010), possa regalare stimoli ulteriori ad un gruppo che ha saputo offrire risposte convincenti nelle difficoltà. Contro il Genoa servirà una grande prova emotiva e per allenare questo senso di «orfananza», oggi a Vinovo non parlerà Conte alla vigilia, ma il suo vice Angelo Alessio. Una tattica alla Mourinho, per il resto la Juve ha già studiato un modo per garantire la comunicazione con la panchina dalle tribune: il tecnico sarà in uno dei box delle televisioni dietro la tribuna stampa e lì potrà sfogarsi senza problemi, senza mischiarsi tra il pubblico di casa. Le urla e le indicazioni in campo arriveranno, ma basteranno per ricreare l’effetto totem?

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