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  • Poliziotti e operai uniti nella lotta: è questa l’Italia che più ci piace

    Poliziotti e operai uniti nella lotta: è questa l’Italia che più ci piace

    • Marco Bernardini
      Marco Bernardini
    In un periodo così buio per il nostro Paese, un autentico squarcio di luce è arrivato, oggi, da Genova. Una città che, dopo aver pagato un prezzo altissimo in vite umane alla gestione fraudolenta del potere economico e finanziario siglato Autostrade di cui alcuni alti dirigenti sono stati giustamente condannati all’arresto per ora domiciliare, ora soffre in maniera esponenziale la crisi sanitaria provocata dal Covid. Ebbene, nelle scorse ore, proprio dalla piazza centrale dove si trova la Prefettura del capoluogo ligure è partito un messaggio di grande solidarietà sul quale è buona cosa riflettere per poter dire  “è questa l’Itali che più ci piace”. Erano più di cinquecento i lavoratori dell’Arcelor Mittal i quali sfilavano in corteo pacifico rivendicando il loro diritto al lavoro, che gli è stato negato dalla nuova proprietà dell’ex Ilva, la quale ha deciso di sbarazzarsi degli operai con una semplice comunicazione fatta pervenire con raccomandata postale.

    Lettere rigettate dal sindacato metalmeccanico Fiom e contestate dallo stesso ministro del Lavoro sulle quali, però la multinazionale non intende tornare. Di qui la manifestazione che ha attraversato le strade di Genova per concludersi, come si diceva, davanti alla Prefettura. Ed è proprio in questo luogo istituzionale che si è verificato un evento il quale offre la misura di come e di quanto il termine solidarietà se praticato con spontanea onestà intellettuale possa rappresentare un momento fondante per la nostra democrazia. A separare gli operai genovesi o del Palazzo c’era un folto cordone di poliziotti vestiti con abiti anti sommossa. “Il governo dov’è?” era parola d’ordine gridata dal corteo. Ad un certo punto il poliziotto più vicino ai dimostranti si è tolto il casco protettivo di dosso. Un attimo appena e poi, uno dopo l’altro, ciascun agente ha fatto la stessa cosa. Tutti hanno ricevuto un lungo applauso da coloro che formavano il corteo e anche dalla gente affacciata alle finestre della piazza.

    Una scena che avrebbe reso felice Pier Paolo Pasolini, il quale nel lontano Sessantotto e quando per i “rivoluzionari” i poliziotti erano i servi di un sistema da abbattere scrisse un editoriale sul Corriere della Sera per il quale venne crocefisso dall’estrema sinistra e dal Movimento Studentesco che pure lo indicavano come guida. Il grande intellettuale ebbe il coraggio di schierarsi dalla parte dei poliziotti e cioè “i veri proletari presi a sassate e botte dai figli della borghesia”. Una lezione di morale e di etica scolpita nella pietra che, in seguito, avrebbe potuto essere applicata ai barbari degli stadi per i quali il poliziotto era ed è un nemico. Un raggio di sole nel buio.

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