
Psg-Inter, tra codice mai arrivati e biglietti che valgono oro: "Se esiste una giustizia esulterò con mio papà", "Dopo Istanbul ho fatto una promessa"
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La disperazione per trovare un biglietto sarà un sentimento che rimarrà vivo nel tempo e che in futuro farà parte dei racconti che ricorderanno questa finale. Per fortuna c’è anche chi gioisce con il proprio ticket stretto nel pugno: “Ho due biglietti, uno avrei voluto darlo a un mio amico ma mia mamma mi ha obbligato a darlo a un mio cugino e ci sono drammi familiari da evitare. Avrei potuto esserci anche a Istanbul, ma non avvertivo troppa fiducia attorno a quella partita”, spiega Oreste, tifoso calabrese originario di Cosenza che nel 2023 si era fatto una promessa: “Dopo 10’ di gioco ero pentito della mia scelta, quando ho visto con quale coraggio hanno interpretato la partita contro il City, ho capito di aver commesso un brutto errore. Quella squadra meritava che tutti fossimo accanto a loro, a prescindere dal risultato finale e mi sono detto che se fosse accaduto ancora, ci sarei stato”. Ma in questi discorsi entra in gioco anche la scaramanzia e Oreste ha pensato proprio a tutto: “Il girone mi ha fatto capire che avremmo potuto giocarcela contro tutti perché siamo sempre stati solidi e proprio perché ho capito per tempo che si poteva arrivare in finale, ho guardato tutte le partite in un posto diverso, per non sentirmi vincolato al luogo. Immaginate di seguire un intero percorso sul divano, come si fa poi a seguire la finale da un’altra parte? Entrano in gioco dinamiche ed equilibri da non alterare. E allora ho seguito ogni partita in un posto diverso: Inter - Arsenal? Ero da amici. Young Boys? Ero alla laurea della cugina della mia fidanzata. Inter-Barcellona? Ero a San Siro. E vi discorrendo…”. Una passione travolgente quella di Oreste, che coinvolgeva anche suo papà, sfegatato tifoso del Napoli ma inevitabilmente interessato ai sentimenti del proprio ragazzo: “Era uno di quei tifosi che per nessun motivo al mondo si sarebbe perso la festa scudetto. Sarebbe andato lì, ad aspettare l’autobus sul lungomare. È andato via nel 2021 e non ha visto gli ultimi due scudetti, ma se esiste una giustizia, questa volta festeggeremo insieme, lui da lì e io da qui”.
A Monaco ci sarà anche Totò, tifoso salentino, farmacista del paese e presidente dell’Inter Club di Casarano, in provincia di Lecce: “Forse riuscirò ad avere un biglietto in extremis, proprio come mi era capitato a Madrid, quando il papà di un ragazzo che si era fatto la coda in via Massaua decise di non mandare suo figlio in trasferta perché troppo piccolo per viaggiare da solo. Il ragazzo aveva appena 18 anni e vendettero a me quel biglietto. Non so quali siano adesso i loro rapporti. Io mi feci Milano-Granada in aereo e una volta arrivato in Spagna salì in auto con degli sconosciuti che mi portarono a Madrid. Non li avevo mai visti in vita mia, ma capì che volevano servirsi della mia guida in stato di lucidità, visto che la loro era abbastanza alterata. All’andata e a maggior ragione al ritorno”.
Ogni finale ha una storia e dietro ogni storia ce ne sono decine di migliaia, come quella di Francesco, Oreste e Totò. Sabato sera il pallone inizierà a rotolare e le vicende di ognuno troveranno casa sotto un tetto comune. Questo è il calcio.
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Se esiste una giustizia vi radiano e l'unico Milan con cui potete giocare è Milan futuro