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  • Quando lo stadio diventa giocattolo e collezione

    Quando lo stadio diventa giocattolo e collezione

    • Stefano Benzi
    C’era una volta il Subbuteo: per la verità c’è ancora anche se il fenomeno è molto più di nicchia mentre una trentina di anni fa coinvolgeva interi quartieri in interminabili tornei. Ognuno si costruiva il proprio campo con tutti gli optional e arricchiva il suo roster di squadre sulla base delle scelte del cuore ma anche di maglie e colori. In Sud America da qualche tempo si è scatenata un’altra mania collettiva che è quella della costruzione di modellini di stadi. Esistono diverse case che producono le scatole per il make of, anche in Europa, ma in tutta l’America Latina la passione è letteralmente esplosa. 

    Che gli stadi siano qualcosa di più di un semplice luogo di aggregazione per assistere a eventi sportivi o concerti è evidente: alcuni sono dei veri e propri monumenti che sono riusciti a resistere a se stessi e agli anni. In questo momento uno dei collezionisti più quotati del mondo è il boliviano Pedro Vargas: ha costruito quarantaquattro stadi, tutti rigorosamente in scala, con una particolarità… ognuno di loro è un modello in 3D a incastro di oltre mille pezzi. Ogni stadio è stato inserito nel suo contesto urbano in quello che i collezionisti definiscono diorama: la ricostruzione in scala di strade, parchi, alberi…. Tutto. 

    Interessante anche capire qual è la top 10 degli stadi più collezionati: il Maracanà della Litu che è anche abbastanza semplice come primo impatto visto che conta solo 48 pezzi. Lo stadio del Feyenoord prodotto dalla Nosto è molto più ambizioso perché conta pezzi in plastica, sostegni in gommapiuma, parti colorate che devono collimare perfettamente e le luci.  La Bombonera è un’autentica opera d’arte con tanto di palchetti sponsorizzati. Tra i modellini più impegnativi ci sono quelli cinesi: gli stadi di Shanghai, Xiamen e quello di Shenzen, in resina. Una casa cinese ha addirittura prodotto uno stadio che non esiste, un prototipo, da realizzare con pezzi di alluminio leggero e tiranti: la confezione consente di sbizzarrire la propria fantasia e creare il proprio stadio. 

    Ma anche in Italia c’è chi ha esagerato: al momento risultano almeno una cinquantina di stadi costruiti non con parti prodotte in fabbrica ma ex-novo: legno, plastica, materiale riciclabile. Un tifoso juventino, Carmelo Plicato, ha realizzato un imponente Juventus Stadium con tanto di torri esterne, aree di accesso e decorazioni sulle tribune. I tifosi stanno facendo la fila per comprarlo. A Genova un tifoso rossoblu aveva realizzato un modello del vecchio Ferraris, quello originale e precedente al remake del 1990, in fiammiferi e piccoli cocci di vetro. Era un marittimo che lo aveva costruito in cinque anni di navigazione. Lo finì proprio quando le ruspe tirarono giù la Nord per ricostruire l’impianto. Il manto erboso era quello del vecchio stadio, prima che venisse smantellato. Un’opera d’arte, chissà che fine ha fatto. 
    Intanto se qualcuno vuole mettersi in gara con i sudamericani cominci pure armandosi di progetti e pazienza.

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