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  • Quanto scotta la panchina in Serie B: fenomeno Bisoli, i primi dubbi di Cannavaro

    Quanto scotta la panchina in Serie B: fenomeno Bisoli, i primi dubbi di Cannavaro

    • Andrea Distaso
    Calcoliamo tranquillamente anche le panchine saltate nel corso dell'estate o agli albori della stagione. Il campionato di Serie B sta confermando la tendenza costante del calcio italiano di fagocitare tutto e tutti e di fare le rivoluzioni come se nulla fosse. Da agosto ad oggi sono 7 i cambi di allenatore in una categoria nella quale la fortissima competizione ad ogni livello e l'equilibrio esasperato dei valori dovrebbe indurre presidenti e direttori sportivi ad essere maggiormente pazienti. Eppure la primissima parta di questa annata sportiva sta smentendo diversi luoghi comuni e confermando che, in certi casi, un cambiamento drastico può risultare persino salutare.

    HERR BISOLI - Como, Perugia, Benevento, Pisa, Sudtirol, Spal e Palermo. Sono queste le piazze che hanno dovuto o hanno deciso di intervenire a livello di guida tecnica per risollevare delle situazioni di difficoltà e provare ad imprimere una svolta. In pochi lo avrebbero immaginato ma ad oggi la scelta che paga maggiormente è quella della formazione alto-atesina, che alla sua prima esperienza di sempre in Serie B ha dovuto fronteggiare molto presto e quasi repentinamente la sua incompatibilità con un allenatore fresco di nomina come Lamberto Zauli. Un feeling mai scattato col successore del mago Javorcic (che ora traballa a Venezia) e l'eredità è passata nelle mani di uno specialista delle missioni impossibili: quel Pierpaolo Bisoli che difficilmente ruba l'occhio ma che bada molto alle cose concrete e, dopo la miracolosa salvezza di Cosenza, ci vuole riprovare. 14 punti raccolti in 6 partite, soltanto la Ternana capoclassifica viaggia a ritmi più alti in questo lasso di campionato.

    FATTORE D'ANGELO - Non si può parlare ancora di un vero e proprio cambio di marcia, ma le prime sensazioni da casa Pisa sembrano dirci che l'errore fu fatto al termine della passata annata, quando si diede il benservito a Luca D'Angelo dopo la beffa della finale playoff contro il Monza. Un risultato evidentemente sottovalutato dalla proprietà americana, che ha avuto se non altro l'umiltà di riconoscere l'errata valutazione e, dopo 7 giornate, ha dovuto prendere atto del fatto che con Maran i margini di risalita fossero pressoché nulli. Il ritorno dell'artefice delle ultime esaltanti stagioni ha prodotto un effetto immediato, con la vittoria di Perugia e il doppio pari con Parma e Palermo che ha mostrato tante cose buone e margini di miglioramento importanti. Quelli che per il momento è un po' più complicato intravedere in un ambiente, Benevento, in cui le ragioni di una certa sofferenza sono probabilmente più profonde di quanto non si voglia credere.

    CANNAVARO, E' DURA - Tre partite sono troppo poche per giudicare l'impatto di Fabio Cannavaro su una squadra che negli ultimi 15 mesi ha viaggiato sull'ottovolante, incapace di lasciarsi alle spalle le scorie dell'ultima traumatica retrocessione in Serie A e di ricostruire un organico in grado di calarsi nuovamente in questa categoria. Le insicurezze e le fragilità della gestione Caserta sono ancora ben presenti, come confermano sopratutto gli ultimi due risultati contro Sudtirol e Ternana, con una squadra incapace di gestire due situazioni di vantaggio (addirittura di due reti al cospetto dei ragazzi di Lucarelli). Evidentemente ancora in sospeso il giudizio su De Rossi - se nemmeno un tecnico esperto come Venturato è riuscito a correggere la rotta, qualche domanda sarebbe lecito farsela - il piatto piange sia a Palermo che Perugia. Dove il minimo comune denominatore risponde al nome di Silvio Baldini: forse l'unico allenatore capace di far rendere al massimo i rosanero, tutt'altro che rigenerati dall'arrivo di Corini, inadatto al contrario a scuotere dalla sua pochezza un Perugia che si riaffida al già esonerato Castori per riemergere dall'abisso. Un abisso nel quale sembra essere piombato pure il Como, distratto e abbagliato dalle luci della ribalta per Fabregas e forse ancora traumatizzato dall'improvviso addio di mister Gattuso. Il tracollo di Modena è un pericolosissimo campanello d'allarme per Moreno Longo.
     

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