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  • Questo Spalletti non è ancora 'da Juve', ma proprio a Torino diventerà un top

    Questo Spalletti non è ancora 'da Juve', ma proprio a Torino diventerà un top

    • Gianluca Minchiotti
    Luciano Spalletti è un allenatore da Juve? La risposta, al momento, è: sì, ma... In quel 'ma' ci sono i dubbi che derivano da tre sconfitte, in altrettanti momenti cruciali della stagione: Juventus-Roma 1-0 del 17 dicembre, Lazio-Roma 2-0 del 1° marzo e Roma-Napoli 1-2 del 4 marzo. 

    LE ATTENUANTI - Per ognuno di questi ko c'è un attenuante: allo Stadium la Roma ha sempre perso, chiunque fosse l'allenatore; in Coppa Italia i giallorossi hanno ancora a disposizione il derby di ritorno per ribaltare la situazione; nonostante la sconfitta con il Napoli (battuto però all'andata per 3-1 al San Paolo), la Roma resta sempre seconda dietro alla corazzata Juve, potendo coltivare ancora qualche speranza di lottare per lo scudetto, ed essendo ancora in vantaggio sul resto del concorrenza (e con gli scontri diretti col Napoli a favore) per un secondo posto che sarebbe comunque importantissimo.

    A ROMA LUCIANO FA TUTTO - Detto delle attenuanti, la sensazione è che Spalletti, alla Roma, faccia talmente tante cose, da non poterle alla fine controllare tutte alla perfezione. Con ripercussioni, in conclusione, anche sul rendimento della squadra, soprattutto nei momenti di maggior pressione. A Trigoria, il classe 1959 di Certaldo non si occupa solo degli allenamenti e della formazione, ma parla di tutto e gestisce tutto. In conferenza, Spalletti si espone su stadio, mercato, Totti, rinnovi di contratto. E lo fa non perché voglia ficcare il naso in questioni che non gli competono, ma per colmare una oggettiva carenza di presenza e leadership da parte degli uomini che, in società, sarebbero deputati a occuparsi delle questioni sopra elencate. 

    ALLA JUVE PER CRESCERE - In una società perfettamente organizzata come la Juventus, invece, Spalletti (il candidato principale, ma non l'unico, alla successione di Max Allegri a partire dal 1° luglio) potrebbe dedicarsi 'solo' ad allenare la squadra, a fare la formazione e gestire le questioni prettamente di spogliatoio. In tale contesto, pensiamo che le sue grandissime qualità di tecnico, tattico e stratega potrebbero essere valorizzate al meglio, consentendogli di fare il definitivo salto di qualità, ed evitandogli di disperdere le sue energie (soprattuto a livello mediatico) in faccende che dovrebbero essere di competenza di una società piuttosto che di un allenatore.  Se ne gioverebbe lui e, di sicuro, anche la sua squadra. 

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