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  • Reina: 'Che emozione tornare a Napoli. Lo scudetto del 2018 una ferita aperta. Farò l'allenatore, mi ispiro a Gattuso'

    Reina: 'Che emozione tornare a Napoli. Lo scudetto del 2018 una ferita aperta. Farò l'allenatore, mi ispiro a Gattuso'

    Sabato 17 dicembre il Napoli affronterà la terza amichevole di questa sosta. Al Maradona arriverà il Villarreal con due graditissimi ex, Albiol e Reina. Quest'ultimo ha rilasciato un'intervista ai microfoni del Corriere dello Sport:

    NAPOLI-VILLARREAL - "Non vedo l’ora di godermela, perché quella del 17 dicembre per me sarà una serata speciale. Rimetterò in ordine i ricordi, che sono accantonati nel mio cuore, e mi calerò in un ambiente meraviglioso, che conosco perfettamente per averlo potuto vivere da protagonista".

    REINA-NAPOLI - "Mi sono inserito subito nella città, che ha accolto me e la mia famiglia con sentimenti travolgenti. Mia moglie e i miei cinque figli verranno a vedere la partita, un pretesto per starsene un po’ in giro in quelli che sono stati i luoghi dei nostri quattro anni ma anche un modo per andare a salutare tutti gli amici. E ne abbiamo tanti, mi creda. A Napoli c’è un popolo che ti conquista".

    BENITEZ - "Con Rafa - al quale va il mio grazie - c’è un rapporto straordinario che si perde nei secoli, mi verrebbe da dire scherzandoci su. Ma il segreto di quel Napoli fu quel capolavoro di mercato, l’allestimento di una squadra che è durata e poi la forza del gruppo. In una società che si era comportata già egregiamente, come sottolineavano i risultati, l’irruzione di Benitez diede nuovo slancio e servì per completare il Progetto ed ampliarlo".

    APPEAL INTERNAZIONALE - "Il Napoli cominciò ad avere un respiro internazionale. E da quel momento il suo ruolo si è ingigantito, perché ha continuità a livello europeo, fa le Coppe sempre, ora è addirittura protagonista in campionato e in Champions e con un calcio che è spettacolare. Vuol dire che c’è del buono in quello che è stato costruito nel passato".

    SCUDETTO DEL 2018 - "Una ferita che è rimasta aperta, perché non puoi non vincere con 91 punti. Ma andò così e il dolore venne acuito dalla considerazione che quel Napoli lì giocava un calcio stellare, capace di spargere allegria. Un po’ come questo di Spalletti, mi pare".

    DONNARUMMA - "Donnarumma è un predestinato, un riferimento certo - per lustri interi - del calcio. E, se mi consente una ovvietà, anche uno dei più forti al mondo".

    MERET - "Stava per decollare nella sua fase evolutiva e lo fermarono gli infortuni. Si sta riprendendo, e bene. Il Napoli ci vede bene con i giocatori e anche con i portieri".

    LA LAZIO - "Nel primo, con Inzaghi, arrivai per essere il vice di Strakosha, poi le situazioni momentanee capovolsero le gerarchie e giocai tanto. Un po’ meno nel campionato successivo, con Sarri, un grandissimo che ha avuto modo - ovviamente più per quello che abbiamo vissuto assieme a Napoli - di entrarmi dentro".

    COSTRUZIONE DAL BASSO - "Mi sono portato avanti, perché nella vita sono stato fortunato ad incontrare Frank Hoek, preparatore dei portieri di Van Gaal da sempre e quindi anche al Barcellona, uno dei padri della scuola Ajax, un precursore capace di anticipare concetti che sono i divenuti il caposaldo di questo mondo. Io sono cambiato con Frank Hoek, poi ho lavorato su di me e su quegli insegnamenti che mi sono portato appresso e che mi sono serviti in questa interpretazione nuova di un ruolo che non poteva rimanere eternamente vecchio. Nella vita è sconsigliato non cogliere i mutamenti e quindi non aggiornarsi".

    LA PARATA PIÙ BELLA - "All’Olimpico, contro la Roma, marzo 2017, vincevamo 2-1, una sfida che ha un sapore particolare: mancava un minuti e forse meno, tira Perotti, la palla viene sporcata da qualcuno, io sono in contro tempo, perché sto andando dall’altra parte, torsione, colpo di reni, manata, sfera sulla traversa e poi con un piede la butto in angolo. Ho visto compagni esultare. E anche io".

    IL PORTIERE PIÙ FORTE OGGI - "Non mi piacciono le classifiche e poi ognuno ha il suo stile. Ho preferenze per quelli che vengono quasi unanimemente riconosciuti fenomenali - Alisson, Courtois, Oblak, Neuer, Donnarumma e Ter Stegen - e che hanno qualità fi siche e tecniche indiscutibili".

    PER CHI TIFA? - "Penso che si sappia, non è un segreto, e non c’è neanche bisogno che io lo dica. Tutto chiaro".

    SCUDETTO INDIRIZZATO? - "Neanche a sospettarlo. Il campionato è lungo, adesso si entrerà nel vivo. Poi, se si può dire, servirà anche una botta di....Meno infortuni, condizione sempre esuberante, un episodio che ti gira nel momento giusto, pure un errore arbitrale che possa incidere in un senso o nell’altro".

    CHI VINCE? - "Non lo dico. Io sono scaramantico, e indovini un po’ perché? E quindi, andiamo avanti".

    LA SPAGNA - "Un colpo tremendo l'eliminazione. Ma il calcio è impietoso. Bisogna guardare avanti e superare questo momento. La finale è scritta, adesso: Francia-Brasile, non si scappa. Erano le favorite prima che si cominciasse, lo sono a maggior ragione adesso che hanno dimostrato la loro forza".

    FUTURO - Farò l’allenatore. Almeno su questo non ho dubbi".

    GLI ALLENATORI DI RIFERIMENTO - "I miei rapporti con i tecnici sono sempre stati improntati alla lealtà e direi che è stato bello confrontarsi con ognuno di loro. Sono legato a tanti e da chiunque ho ricevuto: da Aragones - che Dio l’abbia in gloria - a Guardiola, da Sarri a Del Bosque, da Benitez a Van Gaal c’è stato modo di avere dialoghi più o meno frequenti. Ma visto che lei mi obbliga a scegliere rigorosamente, le dico che punto su Gattuso: mi è bastato poco al Milan per apprezzarlo e pensare che un giorno, dovesse succedermi, mi porterò qualcosa di Rino in panchina".

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