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  • Roba da mangiare costa il 10% in più. No Vax, oscillare tra Amedeo Giorgetti e Aldo Grasso

    Roba da mangiare costa il 10% in più. No Vax, oscillare tra Amedeo Giorgetti e Aldo Grasso

    • Mino Fuccillo
      Mino Fuccillo
    Roba da mangiare costa il 10% in più.
    In astratto lo sapevo da prima, ma me ne sono reso conto in concreto e come all'improvviso quando una mattina ho comprato il pane e solo quello. Così ho potuto vedere nella sua nitidezza: 10% in più di quanto ricordavo costasse fino a poche settimane fa. Non succede solo dal mio fornaio o dal mio supermercato e non  è "colpa" del fornaio o del supermercato. E non succede solo nella mia città o solo nel paese in cui vivo o solo nel continente in cui il paese in cui vivo è collocato. Succede con intensità e manifestazioni, diverse ma univoche, in tutto il pianeta. Molta e crescente domanda di ogni merce, scarsità di materie prime, strozzature e blocchi nella logistica dei trasporti, troppa liquidità (cioè soldi) in giro a fronte di relativamente pochi investimenti pubblici e privati. Succede ovunque. Però nel paese, nella società e nell'economia in cui vivo succede una cosa che altrove accade molto meno. Siamo una comunità nella quale i prezzi aumentano come altrove ma siamo in primissima fila nell'aumentare in ogni modo possibile(e anche molto oltre il possibile) i redditi slegati da attività produttive. Salari e stipendi da lavoro non crescono e non godono invece particolare protezione. Protezione e crescita al contrario costantemente e caparbiamente rivendicate e attuate per redditi slegati dalla produzione e cioè pensioni, redditi sociali, bonus...Copriamo anche senza battere ciglio, anzi spesso solidarizzando, il costo della protezione del differenziale di produttività imposto da attività e settori sottratti alla concorrenza. Insomma il sistemo socio economico e politico è sollecito e generoso con l'assistenza e la rendita svincolate dal lavoro. Mentre è arcigno ed avaro con il reddito da lavoro, con salari e stipendi.

    Dieta gruppo sanguigno! Altrimenti è sciopero.
    Un esempio, microscopico ma cristallino, di come ci si stia assuefacendo al lavoro come cosa che poco vale viene dal Sindacato europeo scuola ed ecologia. Belle parole in fila, sigla che sfoggia di quarti di nobiltà ideologica. Altra parola è poi nella sigla: autonomo. E in effetti il sindacato in questione si è mostrato autonomo, cioè sciolto perfino da ogni rapporto tra lavoro dei suoi iscritti e quel che passa per la testa dei suoi iscritti. Hanno annunciato uno sciopero se non arrivano "disposizioni per la conoscenza e promozione della dieta gruppi sanguigni nelle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado". Dieta gruppi sanguigni è una pensata senza controprova scientifica e sperimentale secondo cui è il gruppo sanguigno che determina cosa sia buona o cattiva cosa mangiarla. Importa perfino poco se dieta gruppi sanguigni sia allucinazione o intuizione. Importa l'intimazione: se la dieta che pensiamo noi non diventa protocollo nutrizione ufficiale, facciamo sciopero. Cioè non andiamo sul posto di lavoro. Cioè facciamo chiudere tutte le scuole che possiamo per i giorni che possiamo. Tanto, vuoi mettere il valore di accessori marginali quali lavoro e scuola rispetto al valore ben più grande di ciò che nella testa ci è apparso come un fondamentale e negletto bisogno?

    No Vax, oscillare tra Amedeo Giorgetti e Aldo Grasso.
    Sono indeciso sul dove collocare, per quel che vale, il mio sentimento sociale (e privato) rispetto al No Vax militante e prepotente. Indeciso tra Amedeo Giorgetti e Aldo Grasso. Giorgetti è un medico di base, sulla sua porta ha messo un cartello: "Io servo di Bigpharma? Cambiate dottore!". Soprattutto Giorgetti ha detto (e deve averci pensato a lungo e con serietà): i No Vax li curo, li guarisco se posso. Ma poi li cancello dalla lista dei miei assistiti. Quindi, tradotto in termini di comunicazione, dei No Vax parlarne, sono parte della realtà. Ma dire anche forte e chiaro che sono una realtà nociva, che fanno male alla gente. Aldo Grasso è un noto e bravo giornalista che si occupa prevalentemente di comunicazione e che non ne può più e propone almeno una settimana di disintossicazione da No vax almeno in tv, meglio su tutti i mass media. Perché anche solo parlarne è far danno a se stessi e alla collettività. Nella mia piccolezza oscillo tra i due, sono incerto. Certo però che la cifra complessiva dei No vax guerrieri (quelli che minacciano perfino rappresaglie o eliminazioni quando sarà finita) sarà alla fine inferiore a quella attuale. Se restano non vaccinati. 
     

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