Calciomercato.com

  • Roma, Julio Sergio| 'Pensavo di smettere'

    Roma, Julio Sergio| 'Pensavo di smettere'

    «Ho attraversato dei momenti difficili, giocando qua e là. Avevo anche pensato di smettere. Ma adesso, qua a Roma, sono felice». Julio Sergio Bertagnoli, secondo atto Meglio: seconda stagione. Meglio ancora: la prima che inizia da titolare

    Prima di partire per l’Italia, prima di tornare a indossare guanti e tuta sotto il sole di Riscone di Brunico, in un’intervista di 26 minuti a "Esportes Show" il portiere racconta quanti bocconi amari ha dovuto buttare giù. Quanta panchina ha dovuto sopportare prima della resurrezione. Prima che un bel giorno Ranieri stravolgesse le gerarchie. Doni out, Bertagnoli in. Prima che da Calimero diventasse cigno.

    «Vengo da una famiglia con una buona situazione economica. Potevo fare altro nella vita, ma volevo giocare a pallone. Gli inizi sono stati molto difficili. La mia prima squadra è stata il Botafogo di Ribeirao Preto. Sei mesi di contratto e dopo ho cominciato il mio pellegrinaggio.

    In qualche squadra non riuscivo neanche a prendere i soldi per problemi economici delle società. Ma non ho desistito. Poi sono finito nella Juventude, dove ho giocato con Antonio Carlos Zago».

    Quello con AcZago è un incontro fondamentale. L’ex centrale del terzo scudetto giallorosso fa da tramite con la Roma. «Abbiamo stretto amicizia. Avendo già il passaporto italiano, gli ho chiesto se era possibile fare un test con la Roma. È stato lui a darmi questa opportunità. Sono andato via da solo dal Brasile.

    Abitavo nel pensionato di Trigoria. Nella Roma sono stato accolto benissimo da Taddei. Rodrigo è un amico vero, mi ha aiutato molto. Gli altri mi guardavano con un po’ di diffidenza, però piano piano mi sono integrato e mi sono trovato bene. Ripeto: sono grato a Zago che mi ha permesso di approdare in un grande club».

    Julio Sergio, oggi, poteva non essere più un calciatore. «Ho anche pensato di smettere - dice – quando quando ero al Santos. Ma proprio quando stavo per mollare, il titolare si è infortunato ed Émerson Leão, l’allenatore, è stato costretto a mandarmi in campo. Ho fatto bene. Quando è arrivato Vanderlei Luxemburgo, ho continuato a giocare titolare fino a una partita di Libertadores che perdemmo. La colpa di quella sconfitta ricadde su di me. Eppure ancora oggi, guardando le immagini, non mi ritengo colpevole. In quel Santos giocavo con gente come Elano, Robinho, Diego. Da lì sono finito alla Juventude, dove ho trovato un grande allenatore e un grande uomo, Ivo Wortmann, che mi ha dato spazio. In parte, mi ritengo anche fortunato: nel 2006 cominciava la crisi mondiale e i club non avevano grande disponibilità economica. Credo che questo abbia facilitato la mia permanenza alla Roma».

    L’Italia, il matrimonio, il figlio. Ora Julio Sergio è un uomo sereno. «Una volta firmato il contratto con la Roma, mi sono sposato con la mia ragazza che conoscevo già da sette anni. Adesso abbiamo un figlio di 16 mesi. Alla Roma sono rimasto a fare la riserva praticamente per tre anni senza mai lamentarmi.

    Ero il terzo portiere. Ranieri mi ha concesso una chance contro la Juventus. Doni era infortunato. Nonostante la sconfitta per 3-1, sono stato considerato uno dei migliori in campo. Nell’ultima stagione sono stato anche eletto miglior portiere del campionato».

    Julio e Doni non si amano. Non sono amici. Però si rispettano. «Con lui ho un rapporto di grande rispetto. Lui lotta per tornare titolare, io per mantenere il posto. È una disputa leale».

    Nel futuro di Bertagnoli c’è solo la Roma. «Qua sono contento. Vorrei conoscere il Papa. Ogni tanto vado a San Pietro per pregare e ringraziare Dio di questo momento felice».

    Altre Notizie