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  • Romamania: Mourinho dove ha visto il dominio? La Roma non ha un gioco

    Romamania: Mourinho dove ha visto il dominio? La Roma non ha un gioco

    • Redazione CM
    Cento minuti, recupero compreso, di non gioco confuso, poco utili lanci lunghi e Mourinho che alla fine dice: “Abbiamo dominato”. Ora, è fuor di dubbio, il concetto di dominio del portoghese – per quel che possa valere la mia inutile opinione – è lontano anni luce dal mio. Detto che quando si scrive di Mourinho a Roma lo si fa irretiti dall'indubbio fascino dell'uomo pluridecorato e con la cautela e il rispetto che questo monumento del pallone merita, tralasciando però il cerchio magico del crudo realismo. Si fa una gran fatica, da queste parti, a muovergli una critica, un appunto, una responsabilità. Comprensibile: ha vinto un trofeo nel deserto dei trofei. Però nel calcio vivere di ricordi e rendita passata è, da sempre, il peggiore degli errori. E la Roma è brutta e non gioca, scenario assolutamente plausibile se poi le partite le vinci. E invece, ad esempio,  gli scontri diretti restano un tabù: ko con Atalanta, Napoli e Lazio in casa. Vero, la classifica è buona, ma non esaltante, ora che c'è anche il ritorno della Juve. E può essere solo colpa dei giocatori?

    E comunque, il dominio di cui parla Mourinho non c'è stato. Per carità. Sarri ha fatto il minimo sindacale per vincere il derby: avendo ranghi indeboliti e resi meno sicuri dall'assenza di Milinkovic e Immobile, ha lasciato la palla a Mourinho e si è difeso bene con ordine, aspettando il lampo giusto, poi scatenato dall'improvvido Ibanez. Mi chiedo però: la palla era sempre lì, pericolosamente tra i tre centrali che se la passavano con lentezza esasperante e senza lo straccio di uno sbocco o e con la sola opzione del lancione a caso su Abraham e Zaniolo. E allora, tenendo il pallone sempre nei pressi dell'area della Roma, con la pretesa di giocare basso pur non avendo un gioco, la possibilità di errore non poteva che impennarsi. E così è stato. Ok, Ibanez è recidivo, ma perchè mettere i giocatori, già stressati dal fattore derby, così a rischio di errore? Allo stadio, dalla tribuna dove evidentemente si vede meglio il (non) gioco e le movenze tattiche, è apparso chiaro ed evidente come la Roma non fosse in grado di costruire. Senza mai spaventare Provedel che non ha fatto parate degne di tal nome, così come era capitato a Meret nella sconfitta col Napoli. La traversa di Zaniolo? Sì, deviata da un difensore.

    La Roma dava l'impressione frustrante di una vite spanata che gira gira, con lentezza, senza mai arrivare in fondo. Questo è quel che si è visto domenica sera allo stadio. Un gruppo di giocatori spaesati che non sa bene cosa fare. Mourinho ha invocato le giocate dei singoli, che sono mancate, certo. Ha ragione Mou, alla Roma manca Dybala. Ma anche un gioco che possa far uscire dalle nebbie i suoi giocatori migliori, inghiottiti da un grigiore che non si poteva prevedere: Abraham e Pellegrini sono la pallida ombra dei simboli tecnici che avrebbero dovuto trascinare la squadra. E non sono gli unici.  

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