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  • Sabatini a CM: 'Tifoso aggredito a Firenze, quanta ipocrisia. In trasferta si va in curva o si porta rispetto'

    Sabatini a CM: 'Tifoso aggredito a Firenze, quanta ipocrisia. In trasferta si va in curva o si porta rispetto'

    • Sandro Sabatini
      Sandro Sabatini
    No alla violenza: va scritto e sottolineato in apertura, per evitare qualsiasi eventuale incomprensione.

    Ma anche no all’ipocrisia, se possibile. L’ipocrisia di trasformare in qualcosa di mostruoso l’episodio di sabato sera a Firenze: il tifoso interista con la maglia bianca targata Dimarco che viene inseguito e anche un po’ schiaffeggiato da qualche scalmanato della Fiorentina. Succede subito dopo il quarto gol nerazzurro, quello della vittoria 4-3 all’ultimo minuto. La scena è bruttissima, agghiacciante il grido (comunque isolato) “buttalo giù”. La violenza va condannata sempre e comunque.



    Però basta con la storiella che certe cose accadono solo a Firenze e/o poche altre piazze. Non è vero. Un episodio come questo non è insolito. Anzi: quasi abituale. In tutti gli stadi d’Italia e del mondo, il tifoso di casa compra il biglietto per vedere la partita accanto ai suoi compagni di tifo, di passione e di fede. L’intruso viene sopportato. Appena sopportato, se tutto va bene. Poi magari il tifoso avversario esulta: è un suo diritto, ma da esercitare con moderazione. Per l’esultanza sfrenata e ostentata c’è il settore ospiti, quello riservato ai proseliti della fede avversa.

    Scusate se qui si scalfisce un muro di ipocrisia, ma esattamente come viene ammonito il giocatore che zittisce la curva avversaria o si mette le mani alle orecchie, così sarebbe da ammonizione il tifoso che esulta al momento giusto per lui ma sbagliato per gli altri e nel posto giusto per lui ma sbagliato per gli altri. Gli altri sono quelli che hanno pagato il biglietto per tifare in casa. Che significa andare allo stadio per stare assieme agli altri compagni di tifo.

    Quando poi si verifica una combinazione obiettivamente esplosiva nella sua “violenza emozionale” (gol decisivo al 95’, per di più autogol beffardo e forse viziato da un fallo) ecco che il diritto all gioia del tifoso ospite coincide con il dovere di rispettare il dolore del tifoso di casa. E vale per lo stadio, il bar e anche un qualsiasi salotto domestico. Tutto il resto è ipocrisia, al pari del sentito dire “certe cose succedono solo a Firenze”. Niente di più falso. Succedono ovunque. Solo che quasi mai vengono rappresentate da video che diventano virali.

    E tutto questo, va scritto e sottolineato anche in chiusura, non significa giustificare la violenza. Per quella vale sempre un fermo e convinto: NO. 

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