Calciomercato.com

  • Sacchi: 'Da Berlusconi villa e maggiordomo per il Monza. Guardiola mi chiama, gli stipendi agli allenatori...'

    Sacchi: 'Da Berlusconi villa e maggiordomo per il Monza. Guardiola mi chiama, gli stipendi agli allenatori...'

    A tutto Arrigo Sacchi. Alla vigilia del 75° compleanno, il tecnico più rivoluzionario del calcio italiano si racconta a La Gazzetta dello Sport: "Ero magrolino, figlio della paura. Durante la guerra mio padre pilotava gli aerei siluranti a pelo d’acqua. Gli sparavano le navi dal basso e i caccia dall’alto. Se n’è salvato uno su cento. Mia madre era la Reginetta di Maiano Monti, perché non si voleva spostare dalla frazione dov’era nata. Abitavamo davanti alla casa natale di Vincenzo Monti. Mi sgridava perché da bambino tifavo per l’Ungheria di Puskas: “Arrigo, sono tutti comunisti!” Ma giocano bene, mamma".

    SUL CALCIO DI OGGI - "Guardi, con 27 anni di stress mi sono pagato la serenità assoluta oggi. Loro sono bravissimi, io non provo nessun fastidio. Ho solo un paio di dubbi. Dicono che mettono al centro il giocatore. Ma se lo mettono in campo così com’è, non gli vogliono poi tanto bene. Io cercavo di migliorare il giocatore attraverso il gioco. Forse gli volevo più bene io. Ma se contano solo i giocatori, perché certi allenatori guadagnano così tanto?".

    SU BERLUSCONI - "Se ci sentiamo? Ogni tanto. Una delle ultime volte mi ha detto: 'Arrigo, venga a fare il direttore tecnico al Monza. Le do una villa e un maggiordomo...'. No, grazie, presidente: è tardi. Sono contento che stia meglio".

    SU GALLIANI - "Adriano mi ha fatto spaventare. Mi ha detto che era asintomatico. Qualche giorno dopo mi ha scritto che aveva sempre la febbre, poi ha smesso di rispondermi. Finalmente, una mattina, mi sono arrivate tre faccine gialle con il cuore, tre bacini. Un grande dirigente".

    SULL'EUROPEO DEL '96 - "Colpa mia, contro la Repubblica Ceca ci misi un quarto d’ora a fare la sostituzione dopo l’espulsione di Apolloni. E loro segnarono il 2-1. Non ero sul pezzo come una volta. Non ero già più quello di prima".

    SUL RITORNO AL MILAN - "Pensavano di curare un male grave con l'aspirina. Mancava il gruppo, lo spirito di squadra e perciò mancava tutto. Sbagliai anch'io. Avrei dovuto fare come a Parma nel 2001, ritrovare gli uomini prima dei giocatori. Al primo giorno dissi: 'Oggi niente allenamento. Sedetevi sul prato e ognuno mi spieghi perché tanti bravi giocatori faticano a vincere'. Parlarono tutti. Thuram, Cannavaro, Buffon...Pareggio a San Siro con l'Inter, pareggio col Lecce su errore di Buffon che venne a chiedermi scusa. Alla terza, vittoria a Verona. Ma lì mi spaventai: non provai la minima gioia. Come bere un bicchiere d'acqua. Ero vuoto, ero arrivato. Telefonai a mia moglie: 'Torno a casa, smetto'".

    SUL CALCIO DI OGGI - "Il Bayern gioca bene, anche il Manchester City da quando ha ripreso a pressare. Guardiola mi chiamò a novembre, nel momento più critico. Glielo dissi: 'Non pressi più'. Pep migliora i campionati in cui gioca, perché trasmette conoscenze e coraggio. Come faceva il mio Milan. Infatti in quegli anni vincevano in Europa anche le altre italiane. Negli ultimi 10 anni non ha vinto nessuno, Atalanta e Milan sono le squadre che giocano meglio. Ammiravo già Pioli, ma non aveva mai trasmesso un'identità così forte a una sua squadra. Lo Spezia, con l'Atalanta, fa il pressing più sistematico. Nessuno ha 11 uomini sempre attivi come Gasperini". 

    Altre Notizie