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  • Sampmania: fortini, difensori e tre punti

    Sampmania: fortini, difensori e tre punti

    • Lorenzo Montaldo
    Diciamo la verità, non è stata una partita indimenticabile. Non un Italia-Germania 4-3, di sicuro. E non è stata neppure una bellissima Samp. Anzi. Però, ad un certo punto, chissenefrega. Vincere ieri valeva troppo. Perdere la gara con lo Spezia, a livello di classifica, si sarebbe rivelata una vera e propria batosta e probabilmente, al netto delle dichiarazioni infrasettimanali stranamente forbite di Ferrero, avrebbe significato esonero per D’Aversa. O quantomeno avrebbero reso molto traballante la sua sedia. 

    Penso se ne sia reso conto benissimo il mister. Ecco spiegati, in maniera piuttosto semplice, gli ormai celebri 7 difensori finali. Non c’è nulla di male, per carità. Dovessi tenermi io il lavoro, farei lo stesso. Certo, l’infortunio iniziale di Verre - quanto è sfortunato, quel ragazzo - ha complicato i piani tattici dell’allenatore, che però in quel momento ha scelto consciamente di inserire un altro difensore, ossia Dragusin, alzando contemporaneamente Bereszynski sulla linea di centrocampo e spostando Candreva a sinistra. In tale situazione, D’Aversa ha intrapreso consapevolmente la politica conservativa. Avrebbe potuto mettere in campo ad esempio semplicemente Depaoli come esterno destro, impiegando Candreva a sinistra. C’era anche l’opzione del giovane Ciervo in panchina, da utilizzare come esterno.  Eppure, il tecnico ha preferito un centrale adattando un terzino ad ala, esplicitando quale sarebbe stato il motivo tattico per tutta la partita.

    Il primo e unico obiettivo del Doria era portare via i tre punti, il resto contava proprio poco. D’Aversa l’ha interpretata così, ed è stato premiato. Lo Spezia, sfortunato, martoriato da un sacco di assenze e praticamente costretto a saltare la preparazione causa Covid, è però poca cosa a livello di individualità degli elementi. E la Samp ha incentrato la sua partita proprio su questo aspetto. I giocatori blucerchiati, superiori ai colleghi bianconeri, hanno vinto praticamente ogni duello singolo. I gol si sono concretizzati per una punizione insidiosa di Candreva, e una bella azione sempre sull’asse tra l’87 blucerchiato e Gabbiadini. A proposito di Manolo, sembra ancora al 70%, ma quanto pesa per la Samp? Il suo stile di gioco è ciò che più mancava al reparto avanzato, la sua assenza si è rivelata parecchio pesante. Comunque, trovato il doppio vantaggio, la Samp ha deciso di tirare il freno a mano, per aspettare lo Spezie e difendere. Ci è riuscita, va benissimo così.

    La ripresa fotografa in maniera perfetta questa annotazione: Doria tutto dietro (ha creato una sola, clamorosa occasione sfociata nella traversa di Bereszysnki) e Spezia a girare il pallone cercando di scardinare il fortino blucerchiato, invano perché Colley e compagni sono stati in grado tutto sommato di mantenere intatta la solidità della retroguardia. Soltanto la prodezza balistica di Verde ha bucato Audero, a tempo praticamente scaduto. Certo, l’inserimento a getto continuo di difensori può aver aiutato, la Samp ad un certo punto difendeva con una linea a sei, ma pazienza. Oggi ce ne facciamo una ragione. 

    Il Doria, mi pare evidente, è ancora in alto mare per quanto riguarda la ricerca di un gioco e degli automatismi giusti. Il modulo finale, quasi un 7-2-1, è una sorta di grandangolo della fragilità blucerchiata. La Samp, per limitare il passivo dei gol, ha dovuto costruire una vera e propria linea Maginot, abbandonando completamente il possesso palla allo Spezia (29% a 71%), concedendo ai bianconeri 17 tiri, di cui 7 in porta, contro le 6 conclusioni con soltanto 2 nello specchio dei padroni di casa. La squadra di Motta ha completato 544 passaggi, a fronte dei 170 dei genovesi, mentre il Doria primeggia per lanci lunghi (20) e recuperi (66 a 25). Con i dati potremmo andare avanti all’infinito, ma ritengo che già così rendano perfettamente l’idea di quanto sia ancora lunga e tortuosa la strada alla ricerca di una formazione equilibrata, compatta eppure capace di proporre calcio e gioco.

    Con nove punti, a Bogliasco adesso si respira meglio, e la prospettiva della doppietta Atalanta-Torino in quattro giorni spaventa un po’ meno. Certo, D’Aversa ha optato per scelte conservative ma anche recuperare qualche elemento in mezzo al campo non guasterebbe: ieri mancavano Thorsby, Damsgaard e Ekdal, a cui si è aggiunto Verre. Praticamente, un’ecatombe a centrocampo. Comunque, non so se il mister riproporrà lo stesso atteggiamento con l’Atalanta. Potrebbe rivelarsi un suicidio. Ma per un paio d’ore godiamoci i tre punti. Per dirla alla Macchiavelli, il fine giustifica i mezzi. Mai come in Samp-Spezia.
     

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