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  • Sampmania: giudizio in sospeso

    Sampmania: giudizio in sospeso

    • Lorenzo Montaldo
    Sono abituato, per indole e per esperienza personale, ad attendere di avere un quadro completo prima di tirare le somme ed esprimere giudizi o opinioni. Accondiscendere alla 'pancia' è sicuramente appagante, aiuta a superare le delusioni, a sfogare rabbia e frustrazione, oppure ad amplificare gioia e entusiasmo. Ma spesso impedisce di avere una visuale lucida e oggettiva. Specialmente quando si parla di calcio. Eppure, nei giorni delle grandi uscite in casa Sampdoria e del repulisti generale operato dalla dirigenza blucerchiata non è facile rimanere osservatori distaccati. Ci proverò, ma non assicuro niente.

    La Genova doriana in questi giorni è divisa in due fazioni dai contorni piuttosto netti. C'è chi difende l'operato della società, forte del credito maturato nella scorsa stagione e delle tante operazioni azzeccate, chi loda le plusvalenze e il ricco bottino economico incamerato da Corte Lambruschini, e c'è chi invece attacca Ferrero e il club per il fuggi fuggi dei talenti doriani, vero o presunto tale. Io credo che si debba fare un distinguo importante, in base al modo di rapportarsi alla vicenda. La rivoluzione in casa Sampdoria si può osservare con l'occhio del tifoso, oppure con quello dell'uomo della società. Ci può essere un tifoso felice di veder partire tutti i giocatori più interessanti di una squadra? Credo proprio di no. Chi si dice soddisfatto dell'addio di Schick e Bruno Fernandes, della probabile partenza di Skriniar e Muriel e delle voci su Torreira o mente o è in malafede. Nessuno vuole vedere la propria squadra del cuore indebolirsi, o perdere per strada i suoi calciatori più promettenti. Scrivo questo nonostante la pratica piuttosto diffusa a livello nazionale di svilire gli ormai ex giocatori una volta che hanno messo il piede fuori dal centro sportivo di casa. E' successo al Napoli con Higuain, figurarsi se non può accadere a Genova, dove già hanno iniziato a circolare sugli ex blucerchiati commenti del tipo “E' sopravvalutato”, “E' rimpiazzabile”, “Si possono trovare altri giocatori di quel livello”. A mio modo di vedere non è assolutamente vero: Skriniar non si potrà mai completamente sostituire, a meno di non investire cifre ingenti sul mercato. Un altro Muriel è difficile da trovare, non parliamo poi di Schick e Torreira che ritengo giocatori unici a livello nazionale.

    Ma non si tratta soltanto di una questione tecnica, perchè con uno scout importante come Pecini e un ds attento come Osti il ricambio è sempre garantito, quanto piuttosto di inserimento nei meccanismi già rodati di una squadra. C'è sicuramente da qualche parte nel fitto sottobosco calcistico un talento con le potenzialità di Muriel, di Schick o di Skriniar. Va però cresciuto, formato e allenato, condotto per mano sino a raggiungere quel livello. Per poi magari essere ceduto una volta plasmato. Ma quando scrivo che i gioielli blucerchiati non sono rimpiazzabili mi riferisco anche al messaggio che trapela all'esterno. Dire che per la Samp sono 'tutti cedibili' è diverso dalla presa di posizione netta che si potrebbe avere ad esempio con Torreira e Muriel. Se ho già incassato abbastanza per autofinanziarmi, e tolgo dal mercato i pezzi pregiati che sono appetiti da varie società, lancio un segnale ben chiaro: la Samp è compatta, solida, e andare a trattare con i blucerchiati è tutt'altro che semplice. Converrete con me che, vista da fuori, fa tutto un altro effetto.

    C'è però anche un altro punto di vista, che non è quello del tifoso ma dell'aziendalista. Schick aveva una clausola, non si poteva non venderlo e si è guadagnato più di quanto ci si potesse aspettare: è vero. Skriniar ceduto a 20 milioni più l'intero cartellino di Caprari è un affarone: sì, in questo momento probabilmente è così. L'addio di Muriel a 22 milioni più altri 6 legati ai bonus è conveniente: è innegabile. Se Torreira, pagato poco meno di due milioni, partirà davvero a circa 20 la Samp avrà decuplicato il suo valore in un anno: certo, i numeri non mentono. Si può dire che la dirigenza doriana operi male nell'interesse economico della società? Decisamente no. Il calcio, però, è fatto di equilibri leggeri e confini aleatori. Le trattative e le dinamiche durante l'estate sono un microclima fragilissimo e perennemente in bilico. Immaginate che la Sampdoria venga a bussare alla vostra porta per un giocatore interessante che vi appartiene: sapendo che i blucerchiati hanno incassato più di 90 milioni dalle cessioni, provereste a tirare sul prezzo? Io dico di sì. Senza contare che il brivido di dover azzeccare tutte le promesse e gli investimenti non va a bilancio, ma pesa eccome nel rapporto tra una squadra e la città che essa incarna.

    Ecco perchè, per il momento, preferisco sospendere il giudizio sull'operato della Sampdoria. Giusto dare tempo, giusto dare fiducia, giusto aspettare di vedere come Ferrero, Romei, Pradè Osti e Pecini reinvestiranno l'ingente capitale. Da osservatore distaccato parto un po' prevenuto, perchè ho la ferma convinzione che le buone squadre si costruiscano con un paio di cessioni, tante riconferme e pochi innesti mirati. Alle volte, però, la parte da tifoso che è in me si agita e non posso nascondere un guizzo di insofferenza. Perchè in campo non ci vanno le plusvalenze, perchè la buona squadra non è quella che ha il saldo maggiore alla voce 'cessioni'. E soprattutto perchè a volte ci piacerebbe poter abbandonare la fredda logica, il raziocinio a tutti i costi, e affezionarci almeno un po' a un giocatore. Senza il timore che quella possa essere la sua unica, meravigliosa stagione in blucerchiato.

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    @MontaldoLorenzo

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