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  • Sampmania: sliding doors

    Sampmania: sliding doors

    • Lorenzo Montaldo
    Onestamente: non ci credevo più. Mi ero rassegnato ad uno scialbo 0-0, che suonava come una grossa 'X' rossa sulle speranze europee della Sampdoria. Mi mangiavo le mani riflettendo sulla ghiotta occasione scaturita dalla rimonta della Lazio sulla Fiorentina e dal pareggio del Torino con il Milan. Abbandonare così il sogno dell'Europa, senza lottare, gettando via l'ennesima occasione, mi sembrava realmente uno spreco. Questo pensavo, almeno sino alle 22.39 di un mercoledì sera venato di noia e glassato di speranze infrante. Quella palla che rotolava lentamente alla destra di un Mirante sorpreso e incredulo l'abbiamo spinta in 17mila, diciamo la verità. Quanto sono durati per voi quei due secondi? Io li ho vissuti come se fossero due settimane. 

    Intendiamoci, la Sampdoria non ha giocato bene. E il risultato più giusto ritengo fosse lo 0-0. Il Bologna non ha fatto nulla, ma neppure i blucerchiati hanno premuto sull'acceleratore, tolti gli ultimi cinque convulsi minuti di gioco. Il Doria mi ha dato la netta sensazione di non avere più benzina. Senza quel mischione finale, avremmo dovuto rassegnarci ad un finale di campionato anonimo e triste, viziato dall'aria pesante di ciò che poteva essere e non è stato. Sliding doors, un po' come il gol al 95' di Bruno Fernandes in Samp-Palermo del 21 ottobre 2016. Senza la perla del portoghese, probabilmente Giampaolo non avrebbe neppure iniziato la sua avventura in blucerchiato. E chissà, magari non ci sarebbero stati Schick e Skriniar, magari Muriel sarebbe ancora a Genova a imbolsire, oppure in una società di bassa Serie A a cercare la sua dimensione. Non lo sapremo mai, per fortuna. La zampata di Zapata (perdonate il gioco di parole) rischia di avere lo stesso peso. Almeno me lo auguro.

    La rete rocambolesca e anche un po' fortuita del numero 91 blucerchiato rappresenta uno di quei momenti capaci di rabboccare il serbatoio di una macchina che ormai da mesi viaggia in riserva. Basterà per inseguire l'Europa sino all'ultima giornata? Questo non possiamo saperlo, ma è un inizio. Ad oggi, la Sampdoria è una squadra prevedibile e poco creativa. Il gioco martellante al centro del campo necessita di un'intelaiatura atletica di un certo tipo: non è un caso che ai blucerchiati riuscisse tutto alla perfezione sino a gennaio, quando la condizione fisica era perfetta, ed è altrettanto logico ipotizzare un calo sul lungo periodo. L'involuzione a livello di gioco e risultati ha condizionato soprattutto le ultime partite, perchè i tambureggianti attacchi impostati su fraseggi nello stretto e scambi in rapidità reggono solo se accompagnati dalla freschezza degli interpreti. La Samp non cerca mai le corsie perchè non ha i calciatori per farlo, e nemmeno possiede le caratteristiche di una squadra capace di scardinare le difese avversarie costringendo la retroguardia ad aprirsi. Alle volte però Giampaolo potrebbe chiedere con più frequenza al suo trequartista – che sia Caprari o Ramirez -  di ampliare e dilatare il suo raggio d'azione, evitando di incaponirsi nel corridoio centrale. Potrebbe essere un inizio. 

    E' evidentemente impossibile recuperare lo smalto e la brillantezza nelle ultime cinque partite della stagione. Sarebbe utopistico e irreale pensarlo. La volata per l'Europa si deciderà a livello mentale, e sarà tutta incentrata su motivazioni e coraggio. Ecco perchè il pallone spinto in rete da Zapata può realmente trasformarsi in quel momento che, a posteriori, viene indicato come l'attimo in cui tutto è cambiato. Dove non arriva il fisico, arriva la testa. La Fiorentina insegna, speriamo valga anche per la Sampdoria.

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