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  • Sampmania: 'vedove di Murru' e operazioni senza logica

    Sampmania: 'vedove di Murru' e operazioni senza logica

    • Lorenzo Montaldo

    La definizione ‘vedove di Murru’ mi diverte un sacco. Significa non aver capito assolutamente nulla delle critiche che piovono su Corte Lambruschini a seguito di un altro trasferimento, diciamo così, poco chiaro. L’appellativo fa ridere perché dà un’accezione negativa a chi reputa indifendibile l’ennesima operazione in uscita chiusa - pare - dalla Sampdoria in questo calciomercato che, per quanto mi riguarda, è sempre più vicino ai confini dell’irrealtà. Ora, vi giuro che non lo faccio apposta a scrivere Sampmania di critica alla condotta societaria. Io vorrei da matti lodare una trattativa svolta in maniera impeccabile. Dico sul serio, lo desidererei ardentemente, ma i movimenti blucerchiati continuano a risultare incomprensibili e poco logici, e per quanto mi riguarda lapalissianamente sbagliati. O forse sono fin troppo chiari, e questa seconda opzione è persino peggiore dell’altra.


    Punto primo: la mia opinione personale su Murru è sempre stata quella di un giocatore perfettamente calato nella nostra dimensione. E’ un terzino da squadra che lotta per non retrocedere, niente di più e niente di meno. Con Re Mida Giampaolo durante il terzo anno di cura risultava persino uno degli interpreti italiani più interessanti nel ruolo - vi vedo, voi che pensavate la stessa cosa e che ora vi nascondete, là in fondo - poi con Ranieri è tornato il giocatore probabilmente più vicino ai suoi reali valori. Per me oltretutto negli ultimi sei mesi è stato colpito da Reginite, quella malattia che sottolinea e mette sotto la lente di ingrandimento tutti gli errori, rendendoli ridondanti e molto più appariscenti rispetto alle cose buone. Aggiungiamoci anche il fatto che è stato impiegato da titolare nel peggior momento della Sampdoria, quando l’intera squadra sbandava paurosamente, e la frittata è servita. Intendiamoci, non sto dicendo che Murru sia un grande giocatore: secondo il sottoscritto è un onesto mestierante, assolutamente in linea con una squadra che si è salvata a fatica nelle ultime quattro giornate di campionato. Lo ritengo un profilo che non aumenta né diminuisce la cifra tecnica complessiva della formazione genovese. Semplicemente rappresenta un’alternativa e, come tale, sarebbe prezioso durante l’arco della stagione. Questa però è una mia impressione personale, e quindi opinabile.

    Quello che ritengo indiscutibile, invece, è l’improponibile formula del trasferimento, che fa il paio con quella utilizzata per il passaggio di Caprari al Benevento. La cessione di due potenziali titolari, o se preferite prime riserve tra gli elementi a disposizione di Ranieri, porterà nei forzieri della Sampdoria complessivamente poco più di un milione di euro, prevedendo un eventuale riscatto a giugno a discrezione delle due società beneficiarie del prestito. Come detto tante volte, si tratta della soluzione peggiore in assoluto per chi vende. Ti privi di un giocatore, incassi poco o nulla oggi, quindi senza incamerare le disponibilità economiche che paiono imprescindibili per sbloccare il mercato della Sampdoria, e ti assumi tutti i rischi di un eventuale fallimento/stagione negativa/infortunio. Le strade future, dopo un contratto del genere, sostanzialmente sono due: o ti torna un elemento deprezzato a fine campionato, se il ragazzo in questione non si è rivelato capace di imporsi nella nuova squadra, o lo perdi a giugno a fronte di una stagione positiva, guadagnando meno di quanto avresti potuto.

    I benefici invece, quali sono? C’è chi dice lo sfoltimento della rosa, un’ossessione che permea la Sampdoria nel profondo. Credo che, a livello numerico, avrebbe avuto più senso liberarsi di quei giocatori destinati a non vedere il campo: i vari Regini, Capezzi, Palumbo, Prelec, Belec, Rocha e Murillo, ad esempio, mi suonano decisamente meno utili di Murru, almeno sulla carta. Quella della politica della diminuzione del monte ingaggi invece è una giustificazione se possibile persino peggiore. Al netto delle difficoltà nel credere che, per il bilancio della Sampdoria, un giocatore da 700mila euro a stagione sia insostenibile, perdere Murru (classe 1994) per trattenere nel suo ruolo Regini (nato nel 1990), considerando che oltretutto il centrale ex Spal è storicamente adattato al ruolo di laterale mancino e per di più percepisce uno stipendio da 500mila euro a stagione non ha alcuna giustificazione logico-matematica. Peggio ancora sarebbe se la Sampdoria decidesse di liberarsi pure di Regini per acquistare una nuova riserva di Augello.

    Certo, per qualcuno potrebbe essere lo stesso Murru ad aver fatto pressione sulla società per essere ceduto, non volendo neppure prendere in considerazione l’idea di giocarsi un posto da titolare con un calciatore che, in fin dei conti, ad oggi ha accumulato 17 presenze complessive in Serie A (piccolo fuori tema: io sono particolarmente appassionato di Augello, gli ho pure dedicato un Sampmania). Non abbiamo la controprova, è tutto è possibile per carità. Ma a questo punto vi faccio una domanda: avrebbe senso temere la concorrenza di Augello, salvo poi accettare come destinazione una squadra dove troverebbe nel suo ruolo Ansaldi e Rodriguez? Vero, l’ex Milan è infortunato: si tratta probabilmente di uno stiramento, e starà fuori un mese. Non mi pare un problema fisico in grado di condizionare addirittura scelte di carriera. Ripeto la mia posizione, casomai non fosse chiara. L’addio di Murru avrebbe avuto senso soltanto a fronte di un conguaglio economico importante e commisurato al prezzo a cui, lo ricordiamo, va detratto il 25% destinato al Cagliari come percentuale.

    Ecco, credo che sia questo il punto cruciale. Hai voglia a deridere le ‘vedove di Murru’. Penso che questa trattativa, se dovesse andare in porto, dipingerebbe perfettamente l’ossessione maniacale della Sampdoria, evidentemente tesa a privarsi il prima possibile del maggior numero di ingaggi, tagliando in maniera disorganizzata una rosa già costruita male in partenza. La mania di revisione dei costi ha raggiunto vette mai viste prima nell’arco dell’intera gestione Ferrero: sembra una spirale autodistruttiva, autoalimentata da incomprensibili prestiti e cessioni sottoprezzo, motivati soltanto dal boccheggiare alla ricerca di ossigeno, in un vortice particolarmente complesso da interrompere. Specialmente con formule del genere.

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