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  • Sancho, la realtà sul flop allo United: i motivi del ritorno a Dortmund e la scelta sulla Juve

    Sancho, la realtà sul flop allo United: i motivi del ritorno a Dortmund e la scelta sulla Juve

    • Gabriele Stragapede
    Era il 23 luglio 2021. Il Manchester United, per la modica cifra di 85 milioni di euro, annunciava l’arrivo di Jadon Sancho dal Borussia Dortmund. L’esterno classe 2000, dopo le strepitose stagioni vissute in Germania, dove ha collezionato la bellezza di 137 presenze, condite da 50 gol e ben 64 assist, si apprestava a diventare definitivamente grande in patria. Doveva essere la ciliegina sulla torta nel suo percorso di crescita professionale, la rampa di lancio per farlo entrare nell’Olimpo del calcio inglese e internazionale. La storia, tuttavia, ci ha raccontato una saga diversa.

    UN FLOP – Bisogna entrare nel dettaglio nella realtà che ha conosciuto Sancho per approfondire i motivi del suo addio ai Red Devils. Partiamo dalle fredde statistiche: 82 match disputati con la maglia del Manchester United (di cui 58 in Premier League) e soli 12 gol e 6 assist. Un bottino troppo povero per un giocatore acquistato per essere una superstar generazionale. È mancato il talento? No, tale gli si è sempre riconosciuto e la carriera vissuta a Dortmund ne ha dimostrato il potenziale immenso. Allora cosa non ha fatto rendere Sancho a Manchester? Torniamo all’inizio, al suo arrivo.

    NIENTE 7 - Doveva essere l’acquisto di punta dello United, ma non lo fu. Dopo poche settimane, i Red Devils annunciarono il ritorno di Cristiano Ronaldo, 12 anni dopo il suo addio (direzione Real Madrid). Un comeback che ha sconvolto gli equilibri dell’allora formazione di Solskjaer. Motivo numero uno? Il posizionamento simile in campo e, a pochi giorni dal suo arrivo, il non essere più considerato l’elemento di punta della rosa. Motivo numero due? La maglia numero 7, promessa a Sancho sin dall’avvio delle trattative con il Borussia. Tuttavia, i regolamenti della Premier vietavano un cambio di numerazione (Cavani era in possesso di tale numero) e così l’inglese si accontentò del 25, privandosi del sogno di calcare le orme di Cantona, Best e Beckham. A peggiorare la situazione fu ancora una volta Ronaldo che ereditò immediatamente la 7 di Cavani (per questioni di brand e di merchandising). Sancho, in un batter d’occhio, non era più la priorità.

    ANCORA RONALDO – L'esterno diventò rapidamente un rimpiazzo quando Solskjaer fu costretto a riorganizzare tutta la sua squadra per adattarsi alle esigenze di Ronaldo. La situazione di Sancho migliorò con l’arrivo di Ralf Rangnick, ma il suo tentativo di rinascita fu interrotto dal protagonismo di CR7, tanto che, secondo The Athletic, il portoghese cercò di convincere l'allenatore a cambiare tattica allo United e a far giocare un altro attaccante al suo fianco, a scapito di Sancho, relegato più e più volte in panchina. In qualche modo, qualcosa doveva cambiare.

    L’ADDIO DI CR7, L’ARRIVO DI TEN HAG E LA FINE - "Con il suo potenziale, c'è molto più margine di miglioramento, può essere ancora più importante e contribuire con la sua creatività e segnando gol e assist", parole di Erik ten Hag. Ma il desiderio non si realizzò. CR7 abbandonò la nave United, Sancho mostrò piccoli segnali del giocatore che fu a Dortmund, prima che la sua saga cominciò a naufragare in un mare di delusione. Ten Hag lo rimosse completamente dalla rosa, ideando un programma di allenamento individuale per rimetterlo in forma. Sancho si allenò con la squadra dilettantistica olandese OJC Rosmalen, era la sua ancora di salvezza. Non servì. L’inglese venne definitivamente allontanato. Lo United annunciò che non sarebbe tornato ad allenarsi con il resto del gruppo: i problemi nati con il tecnico olandese erano diventati troppo grandi per essere risolti. La mancanza di disciplina, di dedizione e di attaccamento alla maglia avevano segnato la parola fine alla sua avventura a Old Trafford. Secondo quanto riferito dalla stampa inglese, il giocatore si rifiutò rendere pubbliche le sue scuse all'allenatore. Venne bandito da tutte le strutture della prima squadra, cominciò a parcheggiare la sua auto nell'edificio dell'Academy, fu escluso dalla mensa dello United. Una situazione insanabile. La cessione era il la conclusione naturale di questo processo.

    PENSIERO JUVE, MA DORTMUND… - Ma dove andare a giocare, a tornare a essere il brillante talento ammirato a Dortmund? La Juventus ci penso. Fu un'idea, mai entrata nel vivo in realtà, sebbene il giocatore fosse quasi sembrato disposto a valutare un possibile trasferimento a Torino. Gli alti costi dell'operazione e la decisione della Vecchia Signora di provare il colpo solo a determinate condizioni economiche non hanno incentivato l’affare a entrare nel vivo. Restava, dunque, una sola opzione: il romantico ritorno a Dortmund. Come riportato da Fabrizio Romano, il Borussia ha definito la trattativa con lo United in prestito secco (senza alcuna opzione di riscatto) per i prossimi 6 mesi. Il Dortmund pagherà parte del lauto ingaggio (più di 15 milioni di euro) che percepisce ai Red Devils e Sancho si sta preparando a viaggiare già quest’oggi verso la Germania. L’inglese è pronto a tornare a casa.

    I MOTIVI DEL RITORNO – C’è un grande sostanziale motivo del suo ritorno in Germania: l’ambiente. Un ambiente, quello giallonero, che conosce perfettamente. Dortmund è la sua comfort zone, un posto che si sta preparando a coccolarlo e dargli tutti gli strumenti per tornare grande. Saranno soli 6 mesi, ma il calcio offensivo proposto da Rose, unito alla possibilità di poter competere - nuovamente - in Champions League (opzione impossibile a Torino, vista che la Juve non gioca le coppe quest’anno, e a Manchester, dato che i Red Devils sono usciti da ogni competizione) hanno reso la scelta di Sancho molto più semplice. E ora la palla passa a lui: superare gli anni di fatica, di problemi, di ostacoli e tornare a essere il fuoriclasse cristallino ammirato dal 2017 al 2021. Sancho-Dortmund: un ritorno romantico per rilanciarsi.

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