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  • Sanremo, Amadeus a CM: 'Io, Mourinho e quell'aereo per Lisbona. Il Festival come una finale di Champions'

    Sanremo, Amadeus a CM: 'Io, Mourinho e quell'aereo per Lisbona. Il Festival come una finale di Champions'

    • Francesco Guerrieri, inviato a Sanremo
    "Il Festival di Sanremo è come una finale di Champions League". Né più, ne meno. Se lo sta vivendo così Amadeus, presentatore e direttore artistico per il quarto anno consecutivo (e lo sarà anche per il quinto). Fascia al braccio, capitano e leader di un top team. Interista, soprattutto. Gli occhi ancora brillano quando parla di quel Triplete: "Il mio Festival lo paragono alla vittoria di Madrid contro il Bayern - ci racconta nella nostra intervista - Alla vigilia non ci davano favoriti, poi abbiamo vinto".

    Proprio come Mourinho, che Amadeus ha incontrato su un aereo per Lisbona. Seduti uno davanti all'altro: "E' stato come vedere i Beatles" ci racconta ancora emozionato per quell'aneddoto: "Mi è sempre piaciuta la sua personalità, dai tempi del Porto". Lavoro di scouting di Ama, che senza saperlo aveva messo una fiche proprio sul futuro allenatore dell'Inter: "Quando venne a Milano per firmare mia moglie era incinta e avevamo appena prenotato un viaggio di piacere a Lisbona, il giorno della partenza eravamo sullo stesso aereo di Mourinho che tornava in Portogallo. Sono andato a salutarlo anche se lui mi avrà preso per un matto, ma quel giorno a mia moglie ho detto che se avessimo fatto un figlio si sarebbe chiamato Josè".

    Josè Sebastiani, e così fu. Ma Giovanna era d'accordo? "Chiaramente no" specifica Amadeus ridendo. Lui però l'ha convinta con una tattica infallibile: "Ogni volta che le accarezzavo la pancia ripetevo: bello Josè, bello Josè, bello Josè... Praticamente avevo dato il nome alla pancia di mia moglie. Non è stata una cosa correttissima". Onesto Ama. Scorretta ma efficace, "perché quando mia moglie ha partorito anche lei mi ha detto che il bambino aveva proprio la faccia da Josè".

    Anche lui nerazzurro come il padre: "Ho una tale passione per l'Inter che lui l'ha assorbita, spontaneamente". Nonostante una brutta sconfitta all'esordio a San Siro: "La prima volta che l'ho portato allo stadio era piccolissimo, perdemmo contro il Cagliari". Ahia... altro che Triplete: "Lui ci rimase molto male perché gli avevo parlato di una grande squadra, dei tre trofei vinti con Mourinho...". Alla fine però hanno fatto più effetto i racconti del papà che quel ko: "Gli avevo spiegato che questi passi falsi possono capitare". Oggi, a risolvere i momenti complicati ci pensano Lautaro e Dzeko: "Mi piacciono l'energia e la forza mentale del primo e l'eleganza del secondo. Ma in generale credo che quando l'Inter vuole non ce n'è per nessuno. E' una squadra che se lo volesse sarebbe imbattibile per tutti". Proprio come il suo Festival.

    @francGuerrieri

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