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  • Sassuolomania: rimontano sempre. Tre problemi da risolvere alla svelta

    Sassuolomania: rimontano sempre. Tre problemi da risolvere alla svelta

    • Luca Bedogni
    Se mettessimo le ultime sette giornate del Sassuolo in una scatola e incominciassimo a scuoterla violentemente, sentiremmo il rumore sordo di un oggetto inquietante. Un dato. Una costante. Un problema.
    Perché la vittoria con la Juve è fumo in confronto. 
    Contro l’Inter (1-2), contro il Genoa (2-2), contro l’Empoli (1-2), contro l’Udinese (3-2), contro il Cagliari (2-2). Qualcosa ritorna, e non è una cosa buona. Dilapidiamo vantaggi. Gli avversari rimontano sempre. Persino l’ultima in classifica.    

     Qualche articolo fa ci siamo già chiesti il motivo analizzando i gol subiti nei finali di partita. Poi una soluzione è apparsa nel cambio di sistema, il passaggio dall’iperoffensivo 4-2-3-1 d’avvio campionato al 4-3-3 più recente (dal Venezia in qua), con la valorizzazione piena di Frattesi (anche ieri vicino al gol). Ma non poteva essere così semplice. Il 4-3-3 non è la panacea di tutti i mali. La questione è più profonda e a mio avviso scomponibile in tre macrotemi.   

    Primo: continuiamo a sbagliare troppo sottoporta. Sarà ovvia, ma l’antica legge del calcio, quella che ripetono a memoria i vecchi tromboni, vige ancora: ‘gol mangiato-gol subito’. Prendendo solo la partita col Cagliari mi vengono in mente gli errori di Frattesi e Scamacca (poteva fare una doppietta) nel primo tempo e quello di Traorè nella ripresa. Nel caso del Sassuolo dunque ci troviamo di fronte alla variante ‘gol mangiati-gol subito/i’. 

    Secondo: abbiamo perso un’arma difensiva. Il possesso palla insistito -De Zerbi lo ripeteva spesso- non è solo una mania di grandezza, un’ossessione giochista; per una squadra ‘leggerina’ come il Sassuolo è anche un modo naturale di difendersi. Con la palla. Aver abbandonato qualche trama per strada, espone la squadra alle reazioni rabbiose delle avversarie. E quando arriva il momento di palleggiare per respirare, i nodi vengono al pettine, e assistiamo addirittura a scene come quella di ieri tra Frattesi e Consigli. Non che la squadra sia andata in una direzione contraria al calcio di De Zerbi, non dico questo. È che ha perso confidenza con una certa sfrontatezza. 

    Terzo: i cambi di Dionisi. Anche col Cagliari le sostituzioni non hanno inciso, né tantomeno arginato la prevedibile reazione dei sardi. Si è insistito con Raspadori che dei tre davanti era quello meno in partita, mentre Scamacca è stato tolto troppo presto nella solita (e ormai automatica) staffetta con Defrel. È vero che mancavano Boga e Djuricic e che a sinistra raramente abbiamo visto giocare il francese, ma allora era il caso di inventarsi qualcosa di diverso, che contemplasse la compresenza di Berardi, Defrel e Scamacca. Ciliegina sulla torta l’assurdo Muldur per Raspadori nel finale, alto a sinistra. Quando la lettura della partita sfugge di mano la sequenza dei cambi si fa via via più irrazionale e incoerente. E chi entra per ultimo va semplicemente a coprire un buco.    

     

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