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  • Sciopero tifosi genoani:| 'Voltiamo le spalle ai capricci'

    Sciopero tifosi genoani:| 'Voltiamo le spalle ai capricci'

     

    Spalle voltate. Messaggio chiaro. Per togliere ogni dubbio basta leggere undici parole seguite da un punto esclamativo in cima al comunicato: “Noi voltiamo le spalle ai vostri capricci, mai alla nostra fede”. In neretto, perché il concetto esca subito chiaro. Firmato: la Tifoseria Organizzata del Genoa.

    Comunicato numero due. Il primo datato 26 agosto, venerdì scorso, per esprimere il parere comune sulla decisione di fermare il calcio. Il secondo, di ieri, per rispondere con i fatti allo «pseudo sciopero dei calciatori di serie A». Non solo voltando le spalle. Anche presentandosi allo stadio di Marassi, domenica 11 settembre, «senza gli storici vessilli rossoblù». E restando in silenzio per tutto il primo tempo. Effetto chiaro, per chi è abituato a sentire il tuono della Nord: un silenzio assordante.

    «Dietro a ogni striscione appeso c’è storia, passione e tanto sacrificio, parole che con i calciatori di oggi non c’entrano nulla», spiegano quelli della TO, la tifoseria organizzata rossoblù. Che meno di una settimana fa aveva aperto il suo primo comunicato sulla decisione di incrociare le gambe con un interrogativo retorico: «Ma in che mondo vivete?».

    «Lo stadio rimarrà spoglio come la coscienza di chi protesta per guadagnare sempre di più alle spalle degli italiani martoriati da mutui, bollette e stipendi fermi da vent’anni», sta scritto ancora nel volantino-manifesto-documento di ieri.

    E le parole dei rappresentanti del calcio? Tommasi che invita a distinguere, capire, Ulivieri che sottolinea («È stata una serrata, non è uno sciopero. È una faccenda di potere»), Buffon che chiede di non fermarsi alla punta dell’iceberg: «Lo sciopero fa comodo a tutti. Se la prendono con i calciatori viziati per coprire tutto quello che non va e che questi politici non sanno risolvere». Che ne pensa la Tifosera Organizzata del Genoa di tutto questo? Un anno fa, quando si era iniziato a discutere di contratto collettivo, di clausole e a ventilare l’ipotesi di blocco del calcio, la TO aveva coniato un’etichetta: «Gli sciagurati del pallone». Ieri, nel comunicato che chiama alla protesta collettiva fra dieci giorni nello stadio così amato, si sottolinea un distacco. Fra la componente sana - i tifosi - e il carrozzone dorato: «Senza il tifo organizzato, tutto il bel mondo dei calciatori e delle società di calcio, fatto di milioni e di veline, non esisterebbe, e allora sì che quei giovanotti in pantaloncini si renderebbero conto del vero significato della parola “lavoro”».

    Un minuto con le spalle al campo, uno stadio stinto di rosso e blu, 45 lunghissimi minuti di sciopero delle ugole. Obiettivo sempre loro? Roberto Scotto, uno degli storici leader di gradinata, mette i puntini sulle “i”. «Ma la nostra protesta, che è una protesta civile - nessuno ha mai fatto qualcosa del genere - e che credo sarà seguita da tanta gente, perché sono in tanti che fanno i conti ogni giorno con i soldi che entrano in casa, beh, dicevo, la nostra protesta non è contro i calciatori. È contro questo calcio. Contro i presidenti che fanno le manfrine per non pagare loro la tassa. Contro le società, la Lega, la Federcalcio. Soprattutto contro chi comanda in questo calcio. Perché ti devono schedare, ti vogliono far prendere la tessera, vietano a noi di andare a Napoli con cui siamo fratelli da trent’anni, tolgono il calcio alle famiglie, impediscono che sia un pretesto o la molla per fare una gita. Ecco, io mi domando se chi decide tutto questo ha mai giocato una partita in un campo di calcio? Sa cosa vuole dire?».

    Ancora il comunicato siglato TO: «Siamo arrivati al punto di non ritorno, ragazzi milionari che parlano di diritti negati e società di calcio che non trovano nuovi stratagemmi per non pagare le tasse... Oggi il calcio è solo business fatto di sponsor e scommesse. L’unica parte sana rimasta in questo sport è la tifoseria, siamo noi tifosi».

    Prima dell’appello finale («La TO invita tutti i genoani a voltarsi di spalle da quando le squadre entrano in campo al fischio d’inizio»), un riferimento, ancora, alla tessera del tifoso: «Noi tifosi siamo ostaggi di leggi incostituzionali, siamo indignati, ma sempre presenti con la nostra passione per il nostro blasone».

    Presenti, ma critici. I tifosi dell’Atalanta lo hanno scritto sui muri dello stadio di Bergamo: “Voi in villa a scioperare, noi in cantiere a lavorare”. Quelli dell’Inter si sono radunati davanti a San Siro vuoto. Sette anni fa, i tifosi del Genoa avevano protestato così contro la serie B al sabato: niente striscioni e un minuto di silenzio. Tifosi sì, rassegnati mai.

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