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Serafini ricorda D'Aguanno: 'La redazione non fu più la stessa'. VIDEO: Alberto e l'Italia campione 2006

Serafini ricorda D'Aguanno: 'La redazione non fu più la stessa'. VIDEO: Alberto e l'Italia campione 2006

  • Luca Serafini
Nemmeno il suo modo di lasciare questa terra fu diverso nei modi per quanto prematuro nei tempi. Nella notte tra l'8 e il 9 dicembre di 10 anni fa Alberto D'Aguanno andò a dormire per non svegliarsi più, esattamente come accaduto pochi anni prima al fratello, condannati da un caso su un milione che una disumana ironia raddoppiò in breve tempo nella stessa famiglia. L'ironia di cui Alberto si era nutrito per tutta la sua breve vita non aveva molto che vedere con quella spietata che lasciò Monica Gasparini vedova e madre di Fabio, innamorato del padre e di Francesco Totti, e di Lucia che quel 9 dicembre 2006 aveva poco più di un mese. Da quel giorno la redazione di "SportMediaset" non fu più la stessa, non soltanto perché aveva perso la prima e migliore firma, ma soprattutto perché svanirono il volume della sua voce, i toni delle sue sfuriate, l'elenco quotidiano delle sue imprecazioni, le sue battute taglienti e l'umorismo che accompagnava ogni sua frase, ogni sua riga. Non molte persone come lui così educate, perbene, capaci di vivere la professione con coraggiosa, sublime sfrontatezza. Non molte. Il suo vuoto non ha mai smesso di riempire le stanze e i corridoi di Cologno Monzese.

Il calcio andava stretto al suo linguaggio e alla sua cultura, ma la passione e il tifo per il pallone lo avvolgevano totalmente lasciandogli solo il respiro per il tempo e l'amore verso la famiglia. E' stato lui, per anni, a organizzare il calcetto ogni venerdì sera che il Signore manda in terra, piove freddo neve non costituendo mai un ostacolo serio per disdire un campo, una sfida, una di quelle partite in cui le sue polemiche verso compagni e avversari scandivano ogni minuto di gioco, ogni azione, ogni passaggio. Ogni paragone, ogni confronto, ogni metafora collusa con il calcio professionistico, compresi i paragoni esasperati nelle pagelle recitate sotto la doccia bollente.

La sua foto in maglia azzurra allo stadio di Berlino nel 2006, perché Alberto se ne andò da campione del mondo, ha accompagnato ogni giorno successivo nel nostro lavoro. Era tifoso dell'Italia, accompagnata nelle sue interviste e nei resoconti dalla sagacia, mai nel sensazionalismo, sebbene ravanare nel torbido gli desse un perfido sottile piacere che esaltava gli aggettivi del suo sarcasmo. Gli hanno dedicato la sala stampa di Coverciano, sarà stato orgoglioso ambizioso com'era senza gelosie, avendo il pregio di rendere importante qualsiasi evento senza dover ricorrere all'enfasi, sapendo rendere eclatante ogni accadimento quotidiano in redazione attraverso lo stile smodato di una battuta illuminata.

In questi giorni sarà stato certamente molto arrabbiato per la squalifica (poi tolta) di Strootman eppure, ne siamo certi, ancor più inferocito con il giocatore della sua squadra del cuore per quello spruzzo d'acqua in faccia all'avversario e per quella sceneggiata dopo la reazione laziale. Nel modo di raccontare il calcio e di viverlo il venerdì sera, per D'Aguanno non c'era spazio per la marachella né per il trucco, quale che fosse la maglia del colpevole.

Oggi dopo 10 anni il pensiero va alla sua famiglia e in particolare a Monica, capace di vivere fino ad oggi da vedova, madre, figlia, cognata, nuora senza la possibilità di dividere il suo dolore, ma dovendo anzi lenire a lungo quello degli altri parenti a loro più vicini. Fabio, innanzitutto, e Lucia davanti agli altri. Ci accompagnano la sua forza oltre al sorriso indelebile di Alberto, felici di averne condiviso il tempo e i giorni migliori, tanto da poter allontanare ora, scrivendo, la malinconia che ci ha pervasi ripensandoci.

 

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