
Simone Inzaghi e le voci dalla Premier League: il suo ciclo all'Inter è finito
- 175
La risposta non è semplice e non è nemmeno scontata, perché non tutte le strategie che Beppe Marotta e Piero Ausilio – gli artefici della costruzione di una squadra capace di vincere 6 titoli sotto la gestione del tecnico piacentino – e soprattutto dei nuovi proprietari di Oaktree sono a noi note. Ma possiamo tranquillamente dedurre, dai movimenti di mercato che sono stati conclusi nell'ultima finestra e dalla tendenza assunta già negli ultimi anni di presidenza Zhang, quale direzione stia prendendo la società campione d'Italia in carica. L'imperativo categorico era e resta quello di abbassare un monte ingaggi che ora tocca quota 141,7 milioni e ridurre pure l'età media di una delle rose più “esperte dell'intera Serie A” coi suoi 29,1. Gli arrivi di giocatori come Bisseck e Palacios in difesa, di Carlos Augusto e Buchanan sugli esterni e di Frattesi in mezzo vanno esattamente in questa direzione.
I tanti over 30 e i diversi calciatori che si stanno avvicinando alla fatidica quota impongono riflessioni a più ampio raggio, neccesarie per mantenere nel tempo un alto livello di competitività, in Italia ma anche in Europa. Simone Inzaghi ha saputo dimostrare, attraverso un percorso di crescita personale, di essere l'uomo giusto al momento giusto per l'Inter, raggiungendo uno status tra gli allenatori oggi in circolazione accresciuto pure in ambito internazionale dalla conquista di una finale di Champions League nel 2023 e dalla mentalità che la sua squadra esibisce ormai con naturalezza in tutti gli stadi d'Europa. Normale, fisiologico, che il suo nome possa essere accostato ad importanti realtà calcistiche fuori dai nostri confini e altrettanto normale è che lui stesso possa iniziare a fare delle considerazioni sul proprio futuro.
La scorsa estate, dopo aver iscritto per sempre il proprio nome nella storia dell'Inter e del campionato italiano con la conquista dello Scudetto della seconda stella, Simone Inzaghi ha prolungato il proprio contratto fino a giugno 2026, vedendo crescere il suo ingaggio fino a 6,5 milioni di euro. Un riconoscimento importante e doveroso al lavoro compiuto nei suoi primi primi tre anni a tinte nerazzurre, arrivato peraltro dopo una trattativa più laboriosa del previsto. Come se, sul tavolo, abbiano pesato molti argomenti e diverse valutazioni, tra cui la prospettiva che prima o dopo alcuni dei giocatori più avanti nell'età e con cui ha condiviso i momenti più significativi della sua esperienza possano o debbano partire. Lasciando spazio a ragazzi più giovani, da inserire e abituare a tutto ciò che comporta indossare la maglia dell'Inter. Una sfida affascinante, certo, ma forse non l'unica a disposizione.
Simone Inzaghi ha saputo portare al top del loro rendimento giocatori come Dimarco, Bastoni e Barella, esaltare il talento di Calhanoglu, Lautaro Martinez e Barella e rivitalizzare Acerbi e Mkhitaryan. Ma tutto non è eterno e il calcio di oggi ci insegna come gli stimoli stiano la componente più importante per alimentare le ambizioni e raggiungere i traguardi, soprattutto quando hai già vinto. E, così come per i giocatori, anche per un allenatore del suo calibro la tentazione di rimettersi in gioco in un contesto diverso e magari provare a farlo all'estero, in un campionato altamente competitivo, potrebbe essere il fattore determinante per un certo tipo di scelta. I rumors sul Liverpool dei mesi scorsi, quelli sul Manchester United degli ultimi giorni iniziano ad essere l'indicatore che anche fuori dalla Serie A qualcuno si è accorto di Inzaghi. A questo punto, la domanda calza a pennello: il ciclo dell'Inter e quello di Simone Inzaghi volgono al termine? La risposta spetterebbe d'ufficio ai diretti interessati, ma per una volta noi proviamo a portarci avanti. E la risposta potrebbe essere affermativa.