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  • 'Solo invidia e pregiudizi verso l'Italia, è ora di smettere', la spietata autocritica tedesca in un nuovo articolo dello Spiegel

    'Solo invidia e pregiudizi verso l'Italia, è ora di smettere', la spietata autocritica tedesca in un nuovo articolo dello Spiegel

    Un nuovo articolo dello Spiegel a favore dell’Italia. Dopo quello firmato dal direttore Steffen Klusmann (9 aprile: «gretto e vigliacco» il rifiuto alla richiesta italiana degli eurobond), scende in campo l'editorialista Thomas Fricke con un'analisi spietata che fa a fette tutti i pregiudizi dei tedeschi verso il popolo italiano. E non solo: entra pure nel merito della grande questione del debito pubblico italiano, spiegando perfettamente che l’Italia è stata più virtuosa della Germania per almeno 30 anni.

    «La fatale distorsione tedesca dell’Italia» è il titolo dell’articolo. «Forse è una conseguenza di tanti film sulla mafia -spiega Fricke-. Forse è semplicemente l'invidia per il fatto che l'Italia abbia un tempo migliore, un cibo migliore, più sole e più mare. Qualcosa comunque deve spiegare questo assillo nel puntare sul fatto che i tedeschi sarebbero più oculati, più seri e più affidabili fronte dell’inadeguatezza dell'Italia» parte lancia in resta Fricke che poi alza ancora il tiro: «Tutta questa spocchia tedesca non è di adesso, ma adesso è particolarmente tragica. Perché? Perché questa giaculatoria tedesca ha così poco a che fare con la realtà, più o meno come i crauti con le abitudini alimentari di Wanneeickel (una cittadina della Ruhr, ndr 1), o come la lodata puntualità tedesca ha a che fare con la velocità di costruzione del nostro delizioso aeroporto nella capitale (un clamoroso caso di ritardi e costi gonfiati, ndr 2)».
    Quindi l’affondo di Fricke sull’economia: «Il vero dramma dell’euro risiede nel cliché erroneo dell’Italia spendacciona. Questo non ha nulla ha che fare con la realtà e sta per disintegrare l’Europa.. Se non si calcolano i pagamenti degli interessi, dal 1992 i governi italiani hanno avuto eccedenze di bilancio anno dopo anno». Altro che sprechi, dunque, il problema italiano sono i troppi debiti: «Dolce vita? Sciocchezze. Dal 2000 gli investimenti pubblici italiani sono calati del 40%, un collasso regolato per legge. Nell'istruzione si è investito quasi un decimo. Una follia. Le spese pubbliche ristagnano dal 2006. In Germania sono aumentate quasi del 20%». E questa tendenza «è diventata poi una catastrofe a partire dall'eurocrisi, quando Mario Monti sotto la pressione internazionale e in particolare tedesca ha iniziato una riforma dopo l'altra. Una volta sul mercato del lavoro. Un'altra volta sulla pensioni».
    Fricke auspica quindi una revisione della politica del rigore:  «E’ giunto il tempo di smetterla con insegnamenti errati, e di contribuire alla riparazione del disastro, caro Herr Schäuble (il custode ventennale delle finanze tedesche). Forse per salvare l'Europa innanzitutto ci sarebbe bisogno in Germania di nuovi esperti. Non siamo al circo ma di fronte a una crisi che leva il fiato, per quanto è seria. Gli eurobond sono il simbolo di un destino comune. Destino che noi condividiamo comunque, avendo una valuta comune. Altrimenti in un paio di anni l'Unione europea non sarà più tale. E Francia e Italia avranno al potere persone come Trump e Johnson, che non hanno voglia di giocare assieme: il gioco sul quale la Germania costruisce da decenni il suo benessere».
    Parole nette che portano a pensare che il più grande settimanale tedesco stia conducendo una campagna pro Italia. Proprio quello stesso giornale che fu protagonista della famosa copertina del 1977 con la pistola nel piatto di spaghetti riapparsi poi (a forma di cappio) su una copertina recente, 2 giugno 2018, titolata in italiano «Ciao amore!» e dal sottotitolo «Come l’Italia si autodistrugge e trascina l’Europa con sé». Gli articoli ci dipingevano come schnorrer, scrocconi, prendendo di mira Mario Draghi. Per non parlare dei riferimenti a Schettino e al disastro del Giglio nel 2012: «Mano sul cuore: qualcuno si è forse meravigliato del fatto che il capitano della Costa Concordia fosse italiano?».
    La risposta italiana allo Spiegel viene direttamente dal Corriere della Sera. Scrive Gianluca Mercuri: “Riflettiamoci su. Che un giornale così importante in due anni abbia ribaltato la sua linea è bello e utile. Conferma che la Germania non è un monolite ma un grande Paese che sa discutere di sé. Che la grande leader che lo guida sa modulare i passi avanti con sapienza, e nelle ultime settimane l'ha letteralmente spostato, il presunto monolite, accettando l'idea di «una mobilitazione di risorse senza precedenti da parte dell'Europa» per fronteggiare il virus, e pazienza se non si chiamerà «eurobond»: sarà comunque - e finalmente - condivisione del rischio. Ma per venirci incontro Angela Merkel ha bisogno di rassicurare i suoi elettori e i suoi contribuenti e di tenere a bada la sua destra sovranista, che si muove con le stesse logiche della nostra. Deve poter dire che non solo noi paghiamo eccome i debiti, ma siamo decisi a rivedere il nostro sistema fiscale maxievasivo e disposti a usare un po' dei nostri oltre 4 mila miliardi di risparmi privati per la ricostruzione. Sapremo farlo?
     

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