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  • Speziamania: la prima volta in casa e quell'impercettibile 'fil rouge' con Napoli.

    Speziamania: la prima volta in casa e quell'impercettibile 'fil rouge' con Napoli.

    • Gianni Salis
    La prima volta in casa ha un sapore… inesprimibile. Proprio perché da tempo impazienti che accada e ti lascia dunque attonito. E così lo Spezia si prende, tra Napoli e Samp, sei punti dalle filigrane assai diverse tra loro. Ma come abbiamo sempre detto: l’importante è muovere la classifica.

    Eppure c’è un sottile ‘fil rouge’, quasi impercettibile, che lega queste due prestazioni così diverse e che potrebbe, questo sì, dare una svolta, nel senso della continuità, al campionato dei bianchi: la capacità di saper leggere le partite. Dentro al campo e in panchina.

    E se dentro al campo questo non porta altro che alla capacità dei giocatori di saper soffrire, di saper modificare i ritmi partita, anche di adeguarsi all’avversario, in panchina significa che anche il mister sta immagazzinando quell’esperienza, odorando le situazioni: leggere la partita appunto. Che non significa snaturare la propria filosofia di gioco, certo, ma non fino all’autolesionismo. Tradotto: qualche metro indietro nell’applicazione e qualche cambio, allorquando necessario, per tenere il risultato. Pochi e semplici accorgimenti che hanno offerto ed offrono un nuovo profilo dello Spezia, oseremmo dire più maturo.

    Dunque avevamo ragione. Quando scrivevamo: torniamo a pedalare. O quando più recentemente fotografammo lo status dei bianchi dentro le sabbie mobili e con un morale crollato ai minimi termini da settembre. E’ stato lo stesso Vincenzo Italiano nel dopo Napoli a certificarlo: “Prendiamo questi tre punti che ci servono come il pane per la classifica e per l'entusiasmo. Sorridiamo un po', l'aria si stava facendo pesante”.

    Nessuna sfera di vetro, ci mancherebbe, ma semplice buon senso ed occhio vigile. Non ce ne vogliano i molteplici cortigiani, soprattutto del mister, e tutti coloro per i quali “va sempre tutto bene madama la marchesa”. Ma avevamo ragione.
     

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