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  • Top 10 centrocampisti d'Europa: fra i big c'è Kessiè, l'unico della Serie A
Top 10 centrocampisti d'Europa: fra i big c'è Kessiè, l'unico della Serie A

Top 10 centrocampisti d'Europa: fra i big c'è Kessiè, l'unico della Serie A

  • Matteo Quaglini
Il calcio da sempre è gol. L’essenza di una partita e il quadro incastonato in quella cornice chiamata emozione. Ma perché si arrivi a vivere quell’emozione che di domenica in domenica decide i campionati occorre la costruzione, l’idea racchiusa in un gesto: il passaggio sintesi perfetta dello sviluppo del gioco

Se il gol è merce degli attaccanti nel mercato dei sogni che è il pallone, la costruzione che precede la finalizzazione è l’arte di raffigurare, o anche quella di tamponare e ripartire, è il gesto a volte sublime a volte forte dei centrocampisti. 

A tre mesi dall’inizio dei campionati d’Europa vediamo quali sono i migliori dieci centrocampisti del continente ponendoci una domanda: dove va il gioco di centrocampo in Europa? La risposta che deve essere un primo spunto per la discussione e non un dogma, maturerà man mano che vedremo chi sono e perché sono in classifica, i “mentalisti” del pallone.

Un primo dato emerge 5 su 10 vengono dalla Premier e altri tre dalla Germania. Ciò significa che gli altri due posti sono uno della Spagna e l’altro dell’Italia. Risultato: il gioco di centrocampo inteso nella sua accezione forte e centrale si sta spostando dai paesi latini da sempre santuari immaginifici e sublimi della tecnica di centrocampo e del gioco di costruzione, ai paesi anglosassoni che stanno sviluppando un sistema misto tra forza fisica (Kanté, Matic) e classe pura (De Bruyne e Gundogan). Non è una novità, è calcio moderno cioè flessibile dove le scuole si mescolano in onore alla globalizzazione (non sempre positiva) calcistica oltre che sociale. E c’è un nome che racchiude il concetto di globalità: Pep Guardiola.

Se il gioco di centrocampo – delle volte anche troppo forzato – incentrato sulla circolazione è ora importante e centrale anche in Germania e Inghilterra patrie della verticalità, il merito o il demerito (a secondo delle filosofie calcistiche) è del grande Peppino. Lui baluardo della costruzione nell’Europa che vuole ridare peso completo all’attacco.

Occorre dire che a costruire questo dato hanno contribuito anche fino ad ora i rendimenti non straordinari di tre tra le più grandi linee di centrocampo di questi anni: i centrocampisti di Real Madrid, Atletico Madrid e Barcellona arrancano, giocano si ma non brillano. L’usura di molti anni al vertice e di dominio, i molti infortuni (Iniesta prima e dopo Valencia), le assenze di Modric altro dioscuro nella Madrid gotica e soprattutto le difficoltà contro squadre piccole che hanno deciso di non farsi più goleare e impongono pareggi e passaggi corti, così come il ritorno della verticalità benché il dogma del possesso ancora perduri, ci sembrano essere alcune delle ragioni di questa fase di rendimento stazionario del calcio di centrocampo spagnolo. Quindi del modello che ha imperato in Europa negli ultimi dieci anni. 

L’Italia non ha più una scuola di numeri 8 e numeri 10 ma anche numeri 4 in linea con la sua storia e questo spiega la nostra assenza. I grossi giocatori stranieri che abbiamo nel ruolo stanno alternando ottime cose a prestazioni insufficienti (Hamsik, Borja Valero e Pianjc) e nonostante ieri dove hanno messo tutto il loro talento, per ora ancora intermittente, si trovano dietro a Frank Kessié (grande sorpresa insieme a Ilsanker della Red Bull che rivaleggia col Bayern) mediano di forza e di passo capace di 4 gol e 2 assist più un rigore procurato in dieci partite. Il simbolo dell’Atlanta di Gasperini che somiglia sempre più a quella di Mondonico e Glenn Stromberg mito del calcio internazionale anni 80.

Per dare una prima risposta al nostro quesito possiamo dire quindi che: i valori attuali esprimono un rimescolamento nella qualità a favore del calcio Nord europeo sintetizzati dalla completezza tecnica e dalla poliedricità tattica di De Bruyne (2 gol, 7 assist in 10 partite), nei confronti del calcio di centrocampo latino. In secondo luogo questa situazione tattica si presenta in concomitanza con gli spostamenti di Guardiola. In terzo luogo l’assenza in classifica di alcuni mostri sacri (oltre che per via di infortuni) dipende dalla volontà del calcio di costruire squadre col peso sull’attacco per tornare all’immediatezza dell’azione e al gol, come quando nacque alla fine dell’ottocento.


Classifica Top 10 centrocampisti d’Europa.

1. De Bruyne (Manchester City) 7,257
2. Kanté (Chelsea) 7,180
3. Kampl (Bayer Leverkusen) 7,000
4. Thiago Alcantara (Bayern Monaco) 6,917
5. Fernandinho (Manchester City) 6,754
6. Matic (Chelsea) 6,645
7. Ilsanker (RB Lipsia) 6,610
8. Kessié (Atalanta) 6,550
9. Rakitic (Barcellona) 6,482
10. Gundogan (Manchester City) 6,400

  De Bruyne (Manchester City) Kanté (Chelsea) Kampl (Bayer Leverkusen) Thiago Alcantara (Bayern Monaco) Fernandinho (Manchester City) Matic (Chelsea) Ilsanker (RB Lipsia) Kessié (Atalanta) Rakitic (Barcellona) Gundogan (Manchester City) N.B. Questa classifica è il risultato di uno studio fatto sul calcolo della media ricavata dalla raccolta voti dei migliori giornali sportivi europei per l’annata 2016/17.

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