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  • Valter Birsa:| Il Torino ha un'arma in più

    Valter Birsa:| Il Torino ha un'arma in più

    • A.S.

    Ce ne ha messo di tempo Valter Birsa prima di assaggiare il campo in partita. Questione di conoscenze, si sa: chi le possiede può accomodarsi subito anche da titolare, chi deve apprendere ha bisogno di un periodo di rodaggio. Lo sloveno è dovuto passare da una lunga serie di panchine prima di debuttare, complice anche un infortunio rimediato a settembre in nazionale. Dal Parma all'andata, il giorno dell'esordio assoluto, a Parma al ritorno, in un girone Birsa si è ritagliato appena 549 minuti. Eppure si è conquistato con merito il titolo di granata più produttivo in base allo spazio avuto a disposizione: due reti, diversi assist, il titolo pur platonico di miglior giocatore domenica nel delicato ruolo di vice Cerci. E proprio la 'sfiga' di aver davanti un totem intoccabile come l'Henry di Valmontone non ha aiutato lo sloveno a conquistare il posto, però non si può certo dire che non ci abbia provato attraverso prove quasi sempre convincenti. Seppur trequartista naturale, non particolarmente veloce e neppure straordinariamente funambolico, Birsa ha portato al Torino intelligenza calcistica, qualità in entrambe le fasi, abilità nei tempi e nella precisione dell'ultimo passaggio: non bruscolini, insomma. Specialmente per una squadra come il Torino che ha bisogno come l'aria di pragmaticità negli ultimi 20 metri di campo e che ha spesso fatto fatica a innescare i colpi di testa in area di un bomber come Bianchi .

    RISORSE - La riscoperta di Birsa aiuta a far emergere una discussione mai sopita all'interno dell'opinione pubblica granata. Prima c'era stato Gianluca Sansone, che aveva di fatto spaccato in due i tifosi: da una parte chi non l'ha troppo rimpianto perché ritenuto sostanzialmente impalpabile e chi invece l'aveva adottato, criticando aspramente le scelte tecniche che lo avevano 'relegato' a quarto attaccante. Pur senza smuovere le masse, esistono altri casi nel Torino attuale. Perché se Birsa si sta rivelando una preziosa risorsa, pur se centellinata con il contagocce, non si ha la controprova su quanto potrebbero incidere altri elementi poco, raramente o mai utilizzati dal Toro in stagione. Un piccolo tesoro rimasto fino a questo momento sommerso.

    QUESTIONE DI SCELTE - Lasciando perdere i giovani prestati a gennaio (domanda retorica: sarebbero o no serviti Verdi e Suciu per caratteristiche tecnico-tattiche?), il caso forse più eclatante è quello legato al montenegrino Marko Bakic. Giunto in estate dal Mogren in un'operazione con la Fiorentina, il giovane trequartista si è dovuto adattare a una realtà sconosciuta come la lingua. E pure a un ruolo non abituale, in una mediana a due. Sembrava destinato alla partenza in prestito per formarsi altrove o andare subito al club viola, almeno per sei mesi: e invece è rimasto nel Torino. Scelta però bizzarra, perché finora Bakic è rimasto nascosto: mai schierato in campionato, nemmeno per un minuto. Impossibile dunque stabilire se il ragazzo sia pronto o meno per la serie A oppure se possa dare una mano alla squadra: bisogna affidarsi completamente alle scelte tecniche, le quali finora hanno rimandato il battesimo del centrocampista.

    ANCHE DIOP - Ha invece debuttato Dolly Menga, il quale però è rimasto in campo per una manciata di minuti, fatali nella rocambolesca sconfitta di Cagliari: troppo poco per comprenderne lo stato di maturità e il livello di apprendimento del calcio italiano. Il belga che ricorda Cerci ha nel dna la capacità di garantire una spinta propulsiva nei finali di partita: un suo utilizzo meno sporadico potrebbe anche dimostrarsi indovinato. Lo stesso discorso vale per Abou Diop: squalifica a parte, considerato il fatto che il ragazzo non è stato mandato a crescere in serie B, vederlo con maggiore frequenza in un attacco tutt'altro che esplosivo non sarebbe un'eresia. Anzi.

    (Tuttosport - Edizione Locale)

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