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  • Torino, Colantuono| 'Non credo ci vogliano in B'

    Torino, Colantuono| 'Non credo ci vogliano in B'

    Attesa conferenza, quela di Stefano Colantuono che si è conclusa pochi minuti presso il centro Sisport. Dal tecnico si attendevano infatti indicazioni in merito al possibile atteggiamento della squadra e alle ultime sulle condizioni di alcuni elementi in dubbio. Ma prima di iniziare a parlare della partita contro il Vicenza, c'è stato un ulteriore chiarimento nello stesso solco del comunicato emesso ieri: “Non voglio parlare di certe questioni che sono state sollevate in merito al mio futuro, ho già detto che non c'è nulla di vero nel presunto interessamento di altre società; ho troppo rispetto per i tifosi per parlare di argomenti simili, per i tifosi e per questa piazza nella quale mi sono trovato benissimo”. A proposito dei tifosi: “A Modena erano due o tremila, ci hanno spinto in maniera incredibile”. Al “Braglia”, la squadra ha subito ancora una volta cartellini gialli e rossi in quantità: “Stiamo bene, pur se contro il Sassuolo abbiamo sofferto; detto ciò, l'espulsione di Pestrin mi è parsa esagerata, sembriamo un gruppo nervoso ma non è così. Perché alcune decisioni sono, appunto, esagerate, e perché -illustra il tecnico- se ben guardate i nostri falli non sono mai cattivi, semmai ingenui”. Un esempio: “D'Ambrosio. Forse è stato graziato, sabato, ma il suo intervento era di stanchezza ed inesperienza, nulla di più. E poi, eravamo comunque già in dieci da venti minuti”. I “complottisti” sostengono che un Toro in B faccia più comodo al “palazzo”. Questo perché, con la scissione della Lega, i granata in cadetteria porterebbero prestigio, pubblico e denaro a quella della serie cadetta, e al contempo eviterebbe di sottrarre una consistente fetta di emolumenti alle società di Serie A. Il pensiero di Colantuno in proposito: “Non lo so, non voglio mettere in dubbio la buona fede degli arbitri”. Ma Bianchi... “...è un po' poco tutelato. E' vero”, ammette. “Forse non è furbo quanto dovrebbe per prendersi più falli, ma nonsta a me dirlo”. Conclusione: “Ora ci aspettano tre partite vere, credo che saranno altrettanto vere anche tutte le altre. Anche perché, in effetti, non siamo certo gli unici a dover ancora raggiungere il proprio obiettivo”. Ci si sofferma proprio sulle gare rimaste, quelle degli altri: “Il Sassuolo ha tre incontri così-così, il Lecce all'ultima, l'Empoli... Il calendario forse è per loro più semplice ma non lo so. E poi, tanto è questo, ed è inutile discuterne”. La peggior avversaria per il Torino? “Noi stessi, gli unici che dobbiamo temere. Alcuni cali sono fisiologici, nel girone di ritorno abbiamo fatto 34 punti, con quattro vittorie consecutive che poi, purtroppo, abbiamo pagato. Ma 34 punti sono davvero ottimi, e mancano ancora tre partite. Chi vivrà vedrà, anche se ora, purtroppo, la classifica finale non dipende più solo da noi”. Un rimpianto per i tempi che furono: “Se fosse ancora com'era, con quattro promozioni dirette, ci sarebbero maggiori possibilità. Ora che ce ne sono solamente due, più una agli spareggi, si restringe lo spazio. Noi, inoltre -torna a ricordare-, abbiamo anche pagato la retrocessione, con un ambiente che era da ricostruire”. Ed eccoci alle ultime sulla squadra. Cominciando da Filippo Antonelli: “E' tornato, ma il suo rientro sarà graduale. La sua assenza si è fatta sentire, perché è un giocatore perfetto per il 4-4-2; proprio quanto stava entrando in condizione, l'infortunio... Ora è stato fuori parecchio, e andiamo piano con lui, perché è tornato a lavorare con il gruppo solo questa settimana”. Discorso simile per Pià: “C'é anche lui, ma piedi di piombo: sabato scorso l'ho convocato solo perché eravamo in emergenza”. E l'alternativa, Salgado? Per lui c'è purtroppo un affaticamento, “ma dovrebbe recuperare”. Così come Ogbonna, e questa era la notizia più attesa: “Angelo ce la fa”. Infine, il punto sulle condizioni di Agostino Garofalo: “Sta proseguendo le terapie; dovremmo riaverlo per i play-off. E' fuori da 40 giorni -ricorda- e pertanto dovrà anche recuperare la condizione”. Il tempo, il solito cruccio colantuonesco, “quel tempo che noi non abbiamo... Quando si forma una squadra nuova, ci sono tre o quattro mesi a disposizione perché trovi l'affiatamento; ma da quando l'abbiamo rifatta noi, la squadra, dopo tre o quattro mesi è finito il campionato”. Anzi, no, non è propriamente “finito”: c'è un ultimo sprint (o penultimo, play-off permettendo) in cui dare tutto quel che si ha. Poco o tanto che sia, questo si vedrà.

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