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  • Toromania: Cairo ha deluso, sbagliato però accontentarsi di chiunque al suo posto

    Toromania: Cairo ha deluso, sbagliato però accontentarsi di chiunque al suo posto

    • Andrea Piva
    Chiunque è meglio di Cairo” è la frase che sempre più spesso si legge sui social e nei forum dei tifosi del Toro. Frase usata fino quasi all’essere abusata da quando Nunzio ‘Pupi’ D’Angieri ha pubblicamente espresso la propria volontà di acquistare la società granata. La maggior parte dei tifosi granata non attendevano altro: un magnate pronto a rilevare il club dalle mani dell’attuale presidente per riportare il Toro dove merita di stare. E cose si fa dare torto a chi 15 anni fa, dopo il fallimento, aveva riposto la propria fiducia verso quell’imprenditore alessandrino che aveva promesso di riportare il Torino ai fasti degli anni ’70 e che invece, ripetendo anche gli stessi errori, non è ancora riuscito a fargli fare il salto di qualità? Attenzione però: credere che chiunque possa essere meglio di Cairo, che peggio di così non possa andare, sarebbe un grave errore. 

    Urbano Cairo non è il miglior presidente possibile per il Torino, ma non è neanche il peggiore. Non sappiamo in quale delle due categorie, migliore o peggiore, possa essere racchiuso Nunzio ‘Pupi’ D’Angieri, certo è che fa rabbrividire il fatto che prima ancora di esprimere la propria volontà di acquistare la società granata abbia tenuto a precisare di essere un tifoso della Juventus. Nella storia recente granata c’è già stato un proprietario dichiaratamente bianconero e in appena cinque anni si è rischiato di ritrovarsi con un centro commerciale sul prato del Filadelfia e senza più una squadra. Nel frattempo, quel business legato allo stadio di proprietà a cui D’Angieri ha dichiarato di essere interessato, l’ha fatto proprio la Juventus. 

    Vero che gli interessi economici sono poi quasi sempre più importanti della fede calcistica per un qualunque proprietario di un club, sbagliato però accontentarsi di un “chiunque” a capo della società, lecito invece sognare un futuro migliore per il Torino. Se anche quella dell’ambasciatore del Belize fosse stata solamente una mossa pubblicitaria, sarebbe comunque il segno che il Toro ha ancora una sua attrattiva, che può interessare, che non ci si deve accontentare, né di Cairo, né presunti possibili acquirenti. Un imprenditore con le tasche strapiene di quattrini e il cuore granata forse non arriverà mai, ma basterebbe qualcuno che non si affretti a sbandierare la propria fede bianconera sui media prima ancora di annunciare di voler acquistare la società, che abbia ovviamente denaro da voler investire in un progetto serio. Il Toro ha bisogno prima di tutto di recuperare la propria identità, per farlo non è sufficiente “chiunque”.

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