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  • Toromania, e Cairo diceva: 'Una difesa così non ce l'ha neanche la Juve'. Presidente e Mazzarri indifendibili

    Toromania, e Cairo diceva: 'Una difesa così non ce l'ha neanche la Juve'. Presidente e Mazzarri indifendibili

    • Andrea Piva
    Vien quasi da sorridere ora, giusto per non piangere, a ripensare a certe dichiarazioni che Urbano Cairo ha rilasciato in estate, quando gli di si chiedeva conto dell’immobilismo sul mercato. “Questa squadra è difficilmente migliorabile. Nkoulou, Izzo, Lyanco, Djidji, Bremer e Bonifazi: chi in Italia ha una difesa così? Nemmeno Inter e Juventus” disse il presidente. Vien quasi da sorridere a ripensare a cosa ha risposto, solamente pochi giorni fa, a un tifoso che su Instagram lo aveva invitato a vendere la società: “Te ne pentiresti”. Ora quella squadra difficilmente migliorabile, quella difesa da fare invidia a Inter e Juventus, ha incassato la più sonora sconfitta casalinga di 114 di storia del Torino: 7-0. 

    Era capitato un’altra volta ai granata di essere battuti con lo stesso identico risultato, a San Siro contro Milan nel 1950, ma i contorni erano completamente differenti. Magari anche il presidente Ferruccio Novo pochi mesi prima di quel ko si vantava di avere una squadra difficilmente migliorabile e una difesa forte come quella di nessun'altra società. Ma a Novo era impossibile dare torto: pochi mesi prima era il presidente del Grande Torino, l’incidente aereo di Superga aveva poi cancellato quella squadra e lo aveva svuotato di tutto l’entusiasmo, oltre che distrutto per la “perdita dei suoi ragazzi”. Ne aveva ricostruito interamente una nuova di squadra, capace comunque di chiudere il campionato al sesto posto ma anche di incappare in una sconfitta come quella di Milan. Anche ora al Torino - fortunatamente senza tragedie di mezzo - c’è tutto da ricostruire ma, a differenza di Novo, Cairo non ha nessuna scusante: dopo quindici anni sotto la sua gestione la squadra ha conquistato al massimo il settimo posto in campionato, non c’è una struttura societaria forte a fargli da contorno e un progetto periodi crescita. Erano però ben diversi gli auspici.

    Dopo una partita come quella di ieri, non si può non parlare anche di chi il Torino lo allena. Walter Mazzarri è riuscito a mantenere salda la propria panchina nonostante per l’ennesima volta abbia schierato una squadra senza anima, incapace di costruire la più banale trama offensiva e di trovare le giuste contromisure per fermare un’Atalanta che, senza un portiere con le qualità di Sirigu, di gol ne avrebbe realizzati anche di più. Non si è dimesso dopo la partita, non lo farà ora. Eppure anche le sue responsabilità sono tante ed evidenti: a partite dall’aver avallato il non mercato della società, proseguendo con l’ostinazione per l’avere una rosa ridotta all’osso che ieri lo ha costretto ad affrontare l’Atalanta con i giocatori contati, finendo con il non essere riuscito a dare una reale identità alla squadra. Per non parlare di quel Filadelfia sempre blindato per nascondere segretissimi schemi: si è visto ieri, ma non solo, quanto sia servito. Colpevoli di questo 7-0 anche i giocatori stessi, irriconoscibili rispetto a un anno fa. 

    E ora? Ora tutto resterà all’apparenza uguale, come se l’ennesima prestazione da dimenticare e quel 7-0 da record non ci fossero stati. I tifosi continueranno la contestazione contro presidente e allenatore che intanto proseguiranno il loro lavoro. Partirà qualche giocatore, tra quelli che tra l’altro ieri non sono neanche scesi in campo. Ma questo 7-0 racchiude tutto ciò che da anni non funziona, tutti gli errori commessi da Cairo e quelli di Mazzarri. Impossibile difenderli ora. 

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