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  • Torricelli a CM: 'Vi racconto di Agnelli, Trap e Baggio'

    Torricelli a CM: 'Vi racconto di Agnelli, Trap e Baggio'

    • Alessandro De Felice
    Dai campi di provincia alla vittoria della Coppa dei Campioni e della Coppa Intercontinentale. Una chiamata all’improvviso che ti sconvolge positivamente la vita. Quella di Moreno Torricelli, leggenda di Juventus e Fiorentina, è una storia incredibile e sotto molti aspetti unica: la sua vita cambiò nel giro di poche settimane, quando a 22 anni da operaio in un mobilificio e calciatore dilettante diventò un pilastro della Juventus. L'ex calciatore bianconero ha riavvolto il nastro - oltre a trattare temi d'attualità - a Reggio Emilia, in occasione di un nuovo corso per aspiranti osservatori organizzato dalla Cataliotti Football Workshop. Noi di Calciomercato.com non potevamo mancare. 

    IL GRANDE SALTO - "Ho mosso i primi passi nel mondo del calcio nel settore giovanile del Como, ma a 13 anni ho deciso di abbandonare gli studi per andare a lavorare in un mobilificio: volevo essere indipendente economicamente e ho dovuto fare un passo indietro nel calcio. Ho lasciato il settore giovanile per intraprendere la carriera tra Eccellenza e Interregionale. Qui, ai tempi della Caratese, in occasione delle amichevoli contro la Pro Vercelli, alcuni dirigenti avversari mi notarono. Rifiutai il passaggio nella loro squadra perché era di pari categoria, ma mi dissero che c'era la possibilità di partecipare a un'amichevole contro la Juventus (alcuni calciatori erano in tourneé negli Stati Uniti con la Nazionale, ndr). Accettai e, dopo il match, Trapattoni mi propose di andare a Torino una settimana per giocare altri amichevoli ed essere valutato. Avevo 22 anni e presi una settimana di ferie per andarci. Una scelta che poi si rivelò azzeccata".

    VACANZA - "Al termine della settimana di prova, tornai a casa per licenziarmi e me ne andai in vacanza con moto e tenda in Sardegna. Trapattoni mi disse che in caso di mancato arrivo di Vierchowod, avrei vestito la maglia bianconera: tutti i giorni leggevo i giornali e le notizie erano confortanti. 'Vierchowod si allontana...' mentre io mi avvicinavo alla Juventus…".

    GLI INIZI - "Arrivato a Torino, fui accolto subito molto bene dal gruppo. Ricordo che Baggio mi soprannominò Geppetto proprio per il mio vecchio lavoro di falegname. A colpirmi fu la grande umanità di Gianni Agnelli, che venne molte volte a parlarmi per chiedermi di me e del mio ambientamento a Torino".

    PASSIONE E SACRIFICIO - "Come si riconosce un ragazzo che può fare strada? Dalla voglia che ha di mettere al primo posto il calcio. Dai 16 anni in poi avevo la fidanzata, ma il sabato sera tornavo a casa alle 23 perché il giorno dopo c'era la partita. Stessa cosa per quanto riguarda il lavoro: per un lungo periodo lavorai 12 ore al giorno dal lunedì al sabato, tranne il mercoledì, per poter avere il giorno libero per andare a giocare con la nazionale dilettanti".

    SETTORE GIOVANILE - "Il mio diktat è 'prima la persona, poi il calciatore'. Gli allenatori devono capire che per far crescere i ragazzi sotto il profilo calcistico è necessario anzitutto lavorare dal punto di vista umano. Nelle formazioni giovanili, tutti devono avere la possibilità di giocare; è quello che ho provato a fare durante la mia esperienza da allenatore, prima nelle giovanili della Fiorentina e poi alla Pistoiese e al Figline Valdarno. Vorrei lanciare un appello: gli allenatori non devono avere paura di lanciare i giovani calciatori, proprio come fece Trapattoni con me. Una scelta molto rischiosa che poi ha pagato".

    RETROSCENA - "Il compagno più attento e maniacale? Del Piero! Passava le ore in palestra a lavorare sodo per migliorare. Fiorentina? Non potrò mai dimenticare quando Cecchi Gori venne a chiedermi di parlare con Edmundo per convincerlo a non partire per il Carnevale. Ma il contratto era chiaro: poteva farlo. Trapattoni? Dopo la prima partita mi disse: o sei pazzo o sei un vero giocatore".

    LE PROPRIETA' 'MADE IN ITALY' - "La differenza tra la Juventus e Milan e Inter sta nel senso d'appartenenza. Mi dispiace che la famiglia Berlusconi e quella Moratti abbiano venduto i rispettivi club ai cinesi: sono un pezzo di storia e hanno rappresentato il club, al pari degli Agnelli per i bianconeri".

    FUTURO - “Sono pronto a valutare proposte. Mi piacerebbe allenare vicino casa, magari una squadra con tanti ragazzi da far crescere in cui posso mettere a disposizione la mia esperienza”.

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