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  • Ulivieri per CM: 'L'Inter è un equivoco'

    Ulivieri per CM: 'L'Inter è un equivoco'

    Dell’Inter: “Troppi 1-0”;  “squadra senza gioco e senza idee”;  “squadra che gioca male”;  “squadra che non ha una sua fisionomia di gioco”. Poi succede che torna in testa alla classifica e di colpo diventa una grande squadra. 

    DUE SCUOLE DI PENSIERO - C’è un equivoco, l’Inter non gioca né bene né male. L’Inter gioca, e gioca un calcio che risponde alle idee di Mancini. Che ha una filosofia di gioco abbastanza vicina a quella di Mourinho. Tra gli allenatori ci sono due scuole di pensiero che non sono del tutto contrastanti tra loro, ma che in percentuali diverse influiscono sulla loro filosofia di gioco. 

    LA SQUADRA-ORCHESTRA - C’è chi sostiene che una squadra sia un’orchestra e che l’allenatore ne sia il direttore, mentre i musicanti non possano andare fuori dallo spartito: queste sono frasi di Arrigo Sacchi, il più integralista. Sacchi con il Milan di Baresi, Gullit, Rijkaard, Van Basten, vinse molto, poi, ad un certo punto, giudicò il suo gruppo di giocatori finito; fisicamente e mentalmente. Al suo posto arrivò Fabio Capello, di tutt’altra scuola di pensiero, che con gli stessi uomini vinse altri tre scudetti. 

    SFIDE INDIVIDUALI - Zeman è molto vicino alle idee di Sacchi, salvo che le sue attenzioni vanno esclusivamente ai movimenti offensivi: “I giocatori devono pensare poco, hanno una strada tracciata dall’allenatore e di lì devono andare”. Poi c’è chi pensa che una partita di calcio, più che un confronto di squadre, sia una somma di livelli individuali. Capello è abbastanza vicino a questa idea, ma è Mourinho che ha accentuato molto questo pensiero, che oltre tutto lo ha portato ad essere un grande motivatore: “Caro Eto’o, mi dicono che sei bravo, oggi invece di giocare punta centrale, devi fare l’ala sinistra; quando ti danno la palla devi vincere il duello contro il tuo avversario, quando hanno la palla gli altri, devi rincorrerli a tutto campo. Se i tuoi compagni fanno altrettanto con i loro avversari, noi vinciamo la partita”. 

    E ICARDI SOFFRE - Ormai non ci sono più allenatori che appartengono ad un partito o all’altro: ci sono allenatori che protendono più verso un’idea che verso l’altra. Mancini pensa molto ai duelli e l’Inter di oggi è figlia di questa idea: squadra muscolare che va addosso agli avversari e cerca di non farli esprimere; con attaccanti molto bravi nell'uno contro uno (Biabiany, Ljajic, Jovetic, Perisic e Palacio). Icardi è in sofferenza, ma è logico che sia così. 

    OLTRE LA FILOSOFIA... - Chi gioca sui duelli, quando trova squadre che giocano su posizioni fisse, si trova agevolato; l’Inter non fa eccezione. Il problema può sorgere quando gli avversari non danno punti di riferimento. Era un’altra Inter, però contro la Fiorentina, che quel giorno non dette riferimenti, i nerazzurri incontrarono difficoltà enormi. Le motivazioni: sono un qualcosa in più che va oltre la filosofia di gioco. Marco Materazzi, che con lui giocò poco, mi disse di Mourinho: “Per lui mi sarei buttato nel fuoco. Riuscì a farmi sentire importante anche se non giocavo”. 

    E gli allenatori che cercano motivazioni sul collettivo piuttosto che sui singoli e sui duelli? Sono comunisti: noi… noi… noi...
     

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