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  • Un Napoli sfrontato cade a testa alta a Liverpool ma è una squadra europea di prima fila

    Un Napoli sfrontato cade a testa alta a Liverpool ma è una squadra europea di prima fila

    • Francesco Marolda
      Francesco Marolda
    Nessun record per il Napoli che a Liverpool patisce la prima e pure immeritata sconfitta di stagione, ma primo posto nel girone confermato. E non è poco. Anzi, è tanto, tantissimo, visto che nel giorno del sorteggio non era affatto scontata la qualificazione degli azzurri agli ottavi della Champions. Vince il Liverpool (2-0) con un gol di Salah a dieci minuti e poi di Nunez a dieci secondi dalla fine (e tutti e due su corner!), ma esce a testa alta dall’Anfield, il Napoli. E se è vero che ci sono stadi che certificano la crescita d’un club e d’una squadra, ebbene, il mitico Anfield, che ne ha viste tante dal 1892 ad oggi, al Napoli, sulle note di You’ll never walk alone, ha rilasciato stasera il certificato di squadra europea di prima fila.

    Non rinuncia alla sua filosofia, infatti, il Napoli. Non rinuncia al suo essere la più inglese delle squadre d’Italia, non rinuncia alla voglia di portare sul prato dell’Anfield quella sua proposta di calcio che sta affascinando tutti. E quel che ha in testa e nelle gambe lo mette in chiaro subito: pressione, palla a terra, gioco rapido. Una sfida dichiarata, insomma, a chi negli anni scorsi questo calcio l’ha giocato ed esaltato. E allora, pure se il Liverpool di questi ultimi tempi - almeno in Premier -  non è proprio il solito squadrone che s’è visto ed ammirato sino a sei mesi fa, ne viene fuori una partita aperta, fisica, virile, tatticamente attenta, con tutte e due le squadre ferme nel proposito di vincere. E convinte di poterlo fare. Ma se la cosa è quasi naturale per il Liverpool che gioca in casa e che vuol sfruttare la Champions per annacquare le delusioni che patisce in campionato, beh, lascia felicemente strabiliati la personalità, la naturalezza, persino la sfrontatezza con le quali il Napoli affronta partita ed avversario. Nessun timore, solo certezze portano gli azzurri in campo. Azzurri che rispondono colpo su colpo alle iniziative della compagnia di Klopp.

    Del signor Klopp che lascia ancora fuori mister cento milioni  Darwin Nunez e che accanto a Salah e Firmino in prima linea mette Jones, un trequartista ventunenne, bel prodotto della casa. E Jones resta là, sulla fascia sinistra per tenere a bada Di Loirenzo e, forse, anche per non pestare i piedi a Firmino che, come sua abitudine, torna spesso a centrocampo.  Cosicché il compito più difficile tocca a Olivera, controllore di un Salah sempre imprevedibile quando tocca palla. Ma se non ride Olivera, sicuramente qualche lacrima versa Alexander, al quale già del “pronti via” Kvaratskhelia fa girar la testa quando il pallone è suo.

    Dunque s’affrontano senza riserve e a viso aperto, il Liverpool e il Napoli e si bilanciano. Insomma, c’è equilibrio tra le due squadre in campo e forse è proprio questo che rende avaro di grandi occasioni il primo tempo.  Ma qualche emozione c’è: un gomito largo di Alexander sulla schiena di Kvara che va giù in area al limite del pallone sul dischetto (8’); un destro di Ndombele dal limite, ma troppo fiacco per dar fastidio ad Alisson (29’)  e trenta secondi dopo una bella parata di Meret su tiro a giro – mezzo giro, va’ – di Thiago. C’è anche dell’altro, ovvio, ma nulla di veramente serio almeno sino a tre minuti dal riposo, quando Salah va via da solo e Meret deve superarsi per evitare un gol che, però, sarebbe stato annullato per fuorigioco dell’egiziano. Resta, comunque, la paratona del portiere azzurro.

    Equilibrio, dunque nella prima metà della partita. E per il Napoli, un’autorevolezza che manco era scontata in questo match in cui solo Osimhen, ma non per colpa sua, resta troppo spesso solo. Anzi: isolato là davanti.

    Comincia male la ripresa per Klopp. Un paio di minuti, infatti, e Milner alza bandiera bianca per un insulto muscolare. Fuori lui e dentro un altro ragazzo: Elliot, nato a Londra, poco più che diciannovenne ma già sperimentato in prima squadra. Nulla cambia, però, per il Napoli dipendente dalla regia bassa di Lobotka e dalle fatiche di Anguissa e Ndombele (a riposo per Zielinski affaticato) in mezzo al campo.  Anzi, sfiora la felicità, il Napoli, quando, su calcio libero di Kvara, Ostigard di testa mette palla in porta. Due minuti di verifica del Var e dopo due minuti l’arbitro annulla il gol per uno o due centimetri di fuorigioco e spegne il sorriso dell’azzurro.

    Niente da fare. Resta il pari, mentre (70’) Lozano dà il cambio a Politano e Klopp “libera” Nunez richiamando Jones.  Cerca il successo con un attaccante in più, Klopp. Ed avrà ragione. Perché se è vero che ci provano ancora Osimhen e Kvaratskhelia, - mentre sul prato arrivano anche Zielinski per Lobotka (con Anguissa che si sposta al centro davanti alla difesa) ed Elmas per il georgiano – è altrettanto vero che su corner a dieci minuti dalla fine proprio Nunez  approfittando d’una marcatura troppo blanda di Kim schiaccia di testa e sulla respinta di Meret è Salah a fare gol anticipando tutti. Poi, proprio in fondo alla partita (100’ addirittura), ancora su corner,  raddoppia Nunez. Insomma, rubando l’abitudine a Spalletti, è Klopp, stavolta, a vincere con chi arriva dalla panca.

    Tabellino
    :

    Liverpool-Napoli 2-0 (primo tempo 0-0)

    Marcatori: 35' s.t. Salah (L), 47' s.t. Nunez (L).

    Assist: -

    LIVERPOOL (4-3-3): Alisson; Alexander-Arnold (42' s.t. Ramsay), Konaté, van Dijk, Tsimikas; Milner (3' s.t. Elliott), Fabinho, Thiago (42' s.t. Bajcetic); Salah, Firmino (42' s.t. Carvalho), Jones (27' s.t. Nunez). All. Klopp.

    NAPOLI (4-3-3): Meret; Di Lorenzo, Ostigard, Kim, Olivera; Anguissa, Lobotka (38' s.t. Zielinski), Ndombele (43' s.t. Raspadori); Politano (25' s.t. Lozano), Osimhen (43' s.t. Simeone), Kvaratskhelia (38' s.t. Elmas). All. Spalletti. 

    Arbitro: Stieler (Germania).

    Ammoniti: 36' p.t. Konaté (L), 28' s.t. Alexander-Arnold (L), 50' s.t. Nunez (L).

    Espulsi: -

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