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  • Vlahovic e Zakaria chiave e svolta della stagione: hanno migliorato anche gli altri, la Juve può vincere (quasi) tutto

    Vlahovic e Zakaria chiave e svolta della stagione: hanno migliorato anche gli altri, la Juve può vincere (quasi) tutto

    • Giancarlo Padovan
      Giancarlo Padovan
    La Juventus è cambiata. Di più: la Juventus è rinata, esplodendo in un rigoglìo di gioco che la renderà protagonista della seconda parte del campionato (è già quarta in classifica anche se l’Atalanta deve recuperare la partita con il Torino), della Coppa Italia e - chissà - perfino della Champions League. Non la vincerà, ma farà più strada di quanto si potesse preconizzare.
    Per quanto si cerchi di razionalizzarlo, il calcio continua a mantenere una grande componente di casualità e il paradossale derby di sabato sera l’ha dimostrato (ha dominato l’Inter, ha vinto il Milan). Tuttavia che a battere il Verona (2-0) siano stati i gol di Vlahovic e di Zakaria, ovvero i due acquisti di gennaio, è stato assai più che simbolico. 

    CAMBIANO TUTTI - Il centravanti serbo ha segnato dopo appena tredici minuti con un pallonetto di sinistro sull’uscita di Montipò.
    Il centrocampista svizzero ha raddoppiato al 61’ con un diagonale chirurgico di destro su sganciamento perfetto in campo aperto.
    Vlahovic e Zakaria hanno fatto giocare meglio tutti gli altri. Non è solo una coincidenza che, sul primo gol, l’assist millimetrico sia stato di Dybala e, sul secondo, gran parte del merito vada ascritto a Morata. Lo spagnolo ha tagliato il campo in solitaria prima di scardinare la difesa con un assist che ha pescato Zakaria dietro le spalle dei veronesi.
    Massimiliano Allegri aveva promesso il tridente offensivo (Vlahovic, Morata, Dybala) e tridente è stato. Ma - aveva raccomadato - i tre devono correre. Non solo hanno corso tutti, ma Morata e Dybala addirittura più di Vlahovic che, leoninamente ha lottato su ogni palla che gli arrivava davanti. Quelle precise di Rabiot e Arthur e quelle lunghe di Szczesny e De Sciglio. 

    CHIAVE E SVOLTA - La chiave della partita, che potrebbe anche rappresentare la svolta della stagione, è che contro l’Hellas hanno giocato tutti bene e hanno corso tutti tanto. E, forse per la prima volta quest’anno, la Juve è stata una squadra propositiva che ha fatto pressing alto e medio, comunque in ogni zona del campo. Ha tolto spazio e respiro all’avversario. Ha tirato spesso e pericolosissimamente in porta. In pratica ha dominato la partita come non si vedeva da tempo. 
    Il portiere dell’Hellas, Montipò, ha limitato i danni mentre, dall’altra parte, Szczesny non è dovuto intervenire mai, se si eccettuano una deviazione da tiro defilato di Lasagna e un paio di smanacciate, sempre  nel secondo tempo, su cross di Lazovic. La cronaca, che non mente, colloca il primo tiro dell’Hellas verso la porta (ma abbondantemente fuori) al 42’ del primo tempo con Lasagna.
    Vlahovic ha segnato solo un gol, ma ne avrebbe potuti fare almeno altri due. Uno, facile, al 36’ del primo tempo quando, nell’area del portiere, ha messo fuori di destro un cross stupendo di Morata. L’altro, più complicato, al 77’ quando, su cross di Cuadrado, subentrato a Dybala (piuttosto seccato per la sostituzione al 74’), ha mancato per pochi centimetri la deviazione. 

    DUSAN - L’ex viola si era presentato al popolo dello Stadium che già lo adora, con un grande sinistro (6’, assist di Rabiot), sventato con un volo da Montipò. Sette minuti dopo si è collocato il gol, sempre di sinistro, una prodezza che ha mandato in orbita la Juve. Non è stata solo la precocità della marcatura, ma anche la bellezza del pallonetto di Vlahovic e del passaggio di Dybala. 
    La Juve non ha giocato la partita perfetta solo perché non ha segnato qualche gol in più e perché, nel primo quarto d’ora della ripresa, è stata un po’ troppo a guardare un avversario che cresceva e che, pur senza rendersi pericoloso, ha avuto a disposizione un po’ troppo la palla.

    ZAKARIA - Ma il raddoppio ha chiuso la partita. Morata, che da punta esterna, cioé partendo da sinistra, può fare grandi cose, ha piantato in asso gli avversari e, sulla corsa di Zakaria, ha spedito un invito a nozze che lo svizzero ha subito accolto.
    Poco dopo (63’) un doppio scambio Danilo-Dybala ha portato l’argentino a concludere da dentro l’area. Però Montipò, prodigioso, ha risposto ancora in angolo.  
    Se Vlahovic ha stimolato con la sua dedizione i compagni d’attacco, Zakaria, schierato da mezzala, ha fatto fare un figurone sia ad Arthur (centrale) che a Rabiot (mezzo sinistro). Quest’ultimo avrebbe anche meritato il gol (68’) se il suo mancino non avesse trovato sulla strada, ancora una volta, il portiere veronese.

    FUTURO - Nella circostanza, però, si è capito quanto Vlahovic sappia giocare per la squadra. Il suo movimento ad aprire lo spazio per il francese è stato efficace come un assist. 
    Considerati i cambi (McKennie, anche lui ad un passo dal 3-0, per Zakaria e Cuadrado per Dybala) fatti in minuti diversi, non trascurati gli assenti (Bonucci in panchina, Alex Sandro e soprattutto Locatelli e Bernardeschi), vien da chiedersi dove sarebbe potuta arrivare questa Juve se avesse giocato sempre con tanta intensità, qualità, leggerezza ed entusiasmo. Ma più che un rimpianto, vale l’auspico per il futuro. Il meglio può ancora arrivare.

    IL TABELLINO

    Juventus-Verona 2-0

    Marcatori: pt 13' Vlahovic; st 16' Zakaria.
    Assist: pt 13' Dybala; st 16' Morata.
    Juventus (4-3-3): Szczesny; Danilo, De Ligt, Chiellini (29' st Rugani), De Sciglio; Zakaria (38' st McKennie), Arthur, Rabiot; Dybala (29' st Cuadrado), Vlahovic, Morata (38' st Kean). A disp. Pinsoglio, Perin, Pellegrini, Bonucci, Kaio Jorge, Aké. All. Allegri.
    Verona (3-4-2-1): Montipò; Ceccherini (26' st Retsos), Gunter, Casale (39' st Sutalo); Depaoli, Ilic (39' st Praszelik), Veloso (1' st Bessa), Lazovic; Barak (26' st Kalinic), Tameze; Lasagna. A disp. Chiesa, Berardi, Cancellieri, Coppola. All. Tudor.
    Ammoniti: pt 17' Depaoli (V); st 14' Morata (J).
    Arbitro: Massimi di Termoli.

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