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  • Vlahovic vale davvero 70 milioni? Dimostri di essere da Juve o sarà ceduto

    Vlahovic vale davvero 70 milioni? Dimostri di essere da Juve o sarà ceduto

    • Alberto Cerruti
      Alberto Cerruti
    L’alibi si chiama pubalgia. Un avversario invisibile che ha bloccato Dusan Vlahovic nel finale del 2022 e rischia di frenarlo anche nell’avvio del 2023, visto che dovrà allenarsi a parte nella prima settimana del raduno della Juventus e quindi salterà l’amichevole con l’Arsenal. Un alibi forte, sicuramente, che però non basta per spiegare il suo primo anno intero con la squadra bianconera, quello  che doveva lanciarlo definitivamente dopo la promettente esperienza con la maglia della Fiorentina. Ricordare, per credere, quali erano le premesse e le aspettative quando la Juventus lo pagò 70 milioni di euro, il 28 gennaio 2022, guarda caso proprio il giorno del suo ventiduesimo compleanno.

    Arrivato a Firenze nel 2018, premiato come miglior giovane per la stagione 2020-2021, Vlahovic ha chiuso la sua avventura in maglia viola segnando 20 gol in 24 partite, tra campionato e coppa. E se nella Fiorentina, che non puntava allo scudetto, aveva giocato e segnato così tanto, era facile immaginare che nella Juventus sarebbe stato l’uomo in più, in grado di rilanciare i bianconeri nella corsa per lo scudetto. Anche chi scrive era convinto che si trattasse di un grande acquisto in generale e di un ottimo investimento per il futuro in particolare, visto che Vlahovic aveva soltanto 22 anni. Un centravanti ideale per tutti, anche per il Milan che puntava sui giovani e aveva bisogno di pensare al futuro, al di là del presente garantito dal trentacinquenne Giroud e dal quarantenne Ibrahimovic. Una convinzione avvalorata dall’ottima partenza del neojuventino, subito in gol al debutto in campionato contro il Verona il 6 febbraio e soprattutto subito in gol, dopo appena 32 secondi, al debutto in Champions sedici sere più tardi negli ottavi contro il Villarreal. Un record perché è stato il primo bianconero capace di segnare all’esordio in una gara a eliminazione diretta. La successiva doppietta contro l’Empoli sembrava un ulteriore passo verso il definitivo decollo. Sembrava, perché poi sono incominciate le difficoltà e le perplessità. Molto per colpa della squadra che non lo ha aiutato, ma molto anche per colpa sua, prima ancora che spuntasse l’alibi della pubalgia. E’ vero che allo stop di questo campionato, a cavallo del Mondiale, aveva segnato 6 gol, di cui uno su rigore, ma è anche vero che Vlahovic nel corso di un anno intero non ha fatto la differenza, o perlomeno non si è rivelato il valore aggiunto della Juventus, bocciata in Champions e costretta ad accontentarsi del quarto posto in campionato. E il Mondiale, che avrebbe potuto rilanciarlo, non ha certamente aiutato né lui, né indirettamente la Juventus, perché Vlahovic ha giocato soltanto 79’ nella Serbia, segnando un gol che non è servito per evitare una precoce eliminazione.

    A questo punto, però, l’attaccante deve guardare avanti, perché l’alibi della pubalgia non può durare a lungo. La Juventus ha bisogno del miglior Vlahovic, quello che un anno fa acquistò dalla Fiorentina, e tocca a lui quindi dimostrare il proprio valore. Dentro o fuori, insomma, visto che conosce già l’ambiente e l’orgoglio per riscattarsi non gli manca. Altrimenti dovremmo ammettere che ci siamo sbagliati a considerarlo un grande attaccante, ma soprattutto sarebbe la Juventus a dover ammettere di avere sbagliato a pagarlo 70 milioni. A scanso di equivoci, nessun paragone con Cristiano Ronaldo, per l’età e per l’ingaggio. Vlahovic non è a fine carriera come il portoghese per cui, nel momento più difficile per la società, e di riflesso per la squadra, ha il dovere di regalare i gol della ripartenza e della speranza ai tifosi bianconeri. Anno nuovo e vita nuova, quindi, per dimenticare il suo 2022, più nero che bianconero. 

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