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  • Xavi e Gerrard, quando sei in difficoltà chiami l'ex campione. Ma il 'Maestro' Pirlo insegna che è un rischio

    Xavi e Gerrard, quando sei in difficoltà chiami l'ex campione. Ma il 'Maestro' Pirlo insegna che è un rischio

    • Furio Zara
      Furio Zara
    E quando sei nei guai che fai? Chiami l'Ex Campione, gli chiedi di portare con sé un po’ della sua storia ed è lì che ti rifugi. Xavi al Barcellona, Stevie Gerrard all’Aston Villa. Il Nuovo che avanza, ma sa di Vecchio. Il Barca sta vivendo il suo anno peggiore da un bel po’ a questa parte, l'Aston Villa è in zona retrocessione. Il futuro è un'ombra nera, meglio guardarsi indietro. Xavi ha allenato l’Al-Saad in Qatar, decisamente più prestigiosa la carriera di Gerrard, che ha riportato il titolo scozzese in casa dei Rangers dopo nove anni di astinenza.

    Sono due “beginners”, rispettivamente nella Liga e in Premier League. Due predestinati, anche. Il problema - talvolta - è proprio quello. Il destino ce lo costruiamo, non sono gli altri ad affibiarcelo. Guardate Andrea Pirlo, il Maestro (eppure sarebbe stato più onesto dire: Lo Studente). La sua stagione alla Juve sembra una vita fa. Pleistocene. Non ha fatto bene, non ha fatto male. Ha fatto esperienza. E comunque - a questo punto del campionato - la sua Juve era terza, aveva 24 punti (+6 rispetto alla Juve di oggi) e non aveva ancora perso. Forse non era lui il problema, forse era l'uomo giusto nel momento sbagliato. Chissà se gli sarebbe bastato un po’ più di tempo. Ma non gli è stato concesso. Il tempo è una prerogativa necessaria a tutti gli allenatori, persino agli Ex Campioni che - nella testa di chi li ingaggia - sembrano poterne fare a meno, come se azzerassero - con il loro curriculum - tutti i passaggi obbligati riservati ai loro colleghi di minor pedigree. Non è così. Nella maggioranza dei casi, almeno, non è mai così.

    Le eccezioni in questi ultimi anni sono due. Pep Guardiola e Zinedine Zidane. Un anno di gavetta nelle giovanili (Pep), o nella seconda squadra (Zizou) e poi via, a conquistare il mondo e mettere in bacheca trofei. Per gli altri la fatica è un pedaggio. Frankie Lampard è andato a sedersi - l'anno scorso - sulla panchina del Chelsea sull’onda dell’entusiasmo. La bandiera di Stamford Bridge che ritrovava il suo regno, dopo un solo anno al Derby County, nella Championship inglese. Ha chiuso la prima stagione con un dignitoso 4° posto, è stato esonerato a metà campionato l'anno successivo. Ha posto le basi lanciando una buona pattuglia di giovani (Tammy Abraham, Mason Mount, lo stesso Fikayo Tomori che aveva avuto al Derby County), ma non ne ha seguito lo sviluppo. Ha seminato, ma quello a raccogliere - ovviamente mettendoci la sua competenza - è stato Tuchel.

    L’operazione nostalgia ha un fascino cui è difficile resistere. L'Ex Campione Bandiera significa appartenenza, identità, storia condivisa. Nell’ennesimo tentativo di riallacciare il filo col passato e trovare un altro Alex Ferguson (impossibile), nel dicembre del 2018 il Manchester United ha chiamato alla sua corte Ole Gunnar Solskjaer, che quella maglia ce l’ha tatuata addosso. Tre anni dopo, Solskjaer non ha ancora vinto nulla e ogni settimana è sulla graticola. Scelta più saggia quella di Patrick Vieira: il debutto da tecnico a New York, due anni e qualche mese in Ligue 1 col Nizza, ora il Crystal Palace in Premier League. Un passetto alla volta, per vedere dove si può arrivare.

    Gli Ex Campioni si ritrovano subito nell'attico, senza salire le scale. Capitò anche a Pippo Inzaghi nel 2014, catapultato sulla panchina di un Milan male attrezzato che finì 10°, in una posizione di classifica non all'altezza della storia del club. Inzaghi - a differenza di tanti altri suoi colleghi - ha avuto la forza di ripartire dal basso e di rimettersi in gioco. Venezia, la C vinta, i play off della B. Una nuova occasione a Bologna in A. E’ andata male. E Pippo ha rifatto il giro: B col Benevento, poi la A, ora di nuovo B di vertice col Brescia. In fondo si tratta di trovare la propria dimensione, misurandosi in vari contesti. Di Ex Campioni bruciati sull'altare dei Sogni mancati ne abbiamo visti tanti. Fuoriclasse in campo si nasce, ma in panchina no, in panchina si diventa bravi/ottimi allenatori un po’ alla volta.

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