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  • Atalantamania: la vendetta di Petagna “è servita”

    Atalantamania: la vendetta di Petagna “è servita”

    • Marina Belotti
    Prendiamo spunto da una domanda posta al mister di Grugliasco, nell’immediato post-partita: “Dov’è finita l’Atalanta?”. Già, è quello che ci chiediamo anche noi. La Dea che ha vinto 0-8 a Sarajevo, che ha annientato il Frosinone e fatto impazzire la difesa della Roma, è scomparsa. Ma anche quella che, seppur pareggiando con un Copenaghen inferiore, creava gioco e occasioni da gol ogni 60’’ di gara. Lo spirito da Dea non c’è più, affondato nel mare della Sirenetta, la cattiveria e l’aggressività in campo lontani ricordi, riprovati nello spogliatoio quando ci si è resi conto che è da ben tre gare e 300’, che nessuno prende in mano la penna nerazzurra per firmare una rete.

    UNA SPAL..LATA AL PASSATO – La prende in mano Petagna e quello che ci scrive fa male ai bergamaschi: prima doppietta in Serie A, quella di un attaccante più di una volta criticato, che esulta con un grido di liberazione alle prime avvisaglie del suo digiuno a Ferrara. Ora in tanti rimpiangono la sua fisicità, la sua invadenza, la sua voglia di rivalsa, pagata a care spese: perché la spesa più cara, Duvan Zapata, non piace più, è un gioco vecchio, meglio tornare a quello con garanzia di Petagna. Ma siamo sicuri sia davvero una garanzia? I giocatori non si giudicano da una gara, certo è che Zapata deve darsi una svegliata, così come il Papu e i vari Rigoni-Pasalic, fantasmi di Cristante. La vendetta di Petagna, se la ride sopra i baffi, è stata servita: è servita alla Dea per capire che deve invertire la tendenza, dimenticandosi una volta per tutte l’Europa e ritrovando quel mordente e il bel gioco che la rendevano unica e temibile.

     BENTORNATO JOSIP – Una delle note positive, o per meglio dire, l’unica della serata, è il ritorno in campo del fantasista che la scorsa stagione aveva fatto ammattire le difese avversarie con il 72 sulle spalle, al posto di un Rigoni che rigava storto. Chiaro, inimmaginabile o quasi pensare di ritrovarselo già col ritmo partita, ma l’ampio scorcio di gara visto a Ferrara lascia ben sperare sul pronto recupero fisico dello sloveno. Quello mentale sembra già a buon punto: complice la serata incolore del Papu, Ilicic ha preso per mano la squadra nei minuti finali, duettando con gli attaccanti e costruendosi l’azione che avrebbe potuto rimettere tutto in corsa nei minuti finali. Riguardando le immagini, appare ancora più di qualche dubbio sul fallo al limite (in tutti i sensi) dell’area: un rigore, magari realizzato dal buon Josip, lo avrebbe riconsegnato definitivamente alla piazza bergamasca.

    SUONA LA CAMPANELLA – Ora però le vacanze devono finire. Perché siamo a settembre e, come in ogni scuola che si rispetti, è il tempo di rimettersi sui banchi con matite e quaderni. Certo, non ci sarà più la lezione del giovedì, ma ogni fine settimana c’è da superare una prova mica da ridere: i prossimi professori si chiamano nientemeno che Donnarumma e Higuain, all’Istituto, che tanto comprensivo non è, “San Siro” di Milano. Se la Dea non vuole farsi trovare un’altra volta impreparata deve concentrarsi, studiare, sicura dei capitoli oggetto di verifica: è tempo che Gian Piero Gasperini dia un’identità alla squadra, con titolari fissi almeno fino al break. Per non venire rimandato e rimandare, al prossimo settembre, un altro ritorno in UEL.

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