
Cristiano Ronaldo è un giocatore finito: una leggenda 'in pensione' che ha danneggiato il Portogallo
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Attenzione, un'altra discriminante importante prima ancora di continuare: nessuno discute 'cosa è stato'. Al suo tavolo si siedono in pochi. Uno o due. Forse tre. Non di più. È un club ristrettissimo quello di cui fa parte il portoghese. E negarlo sarebbe semplicemente un'opinione idiota. Solo, appunto, c'è da constatare la realtà dei fatti: la sua presenza a Euro 2024 è stata un danno per la nazionale lusitana.
Del Cristiano Ronaldo calciatore dominatore, figlio dello smisurato ego che è stata benzina nell'incredibile sviluppo dell'atleta, è rimasto solo il lato tossico. Quello del protagonista a tutti i costi che ancora vorrebbe tenere la scena da solo, ma non ce la fa. Come un comico che non fa più ridere. Come un ballerino che ha perso la sua leggiadria. Come un medico che rifiuta l'innovazione della scienza. Come un ingegnere che non si aggiorna alla tecnologia.
Ronaldo è calciatore che non incide più ma crede ancora di poterlo fare; accecato, appunto, da quell'ego che in tutti gli anni in cui fisico e talento l'hanno supportato, è stata benzina fondamentale per alimentarne l'ossessione di essere il migliore. Ossessione che gli ha permesso per lo meno di potersi sedere al tavolo a discutere con Messi. Tutto questo però oggi non è più supportato dalla realtà dei fatti.
Ronaldo vive una dimensione irreale in cui riesce a trascinare chi ancora è legato alle sue imprese. Tra questi, evidentemente, anche commissario tecnico e opinione pubblica portoghese. Quel che tutti gli altri privi di benda sugli occhi hanno però potuto constatare è che il Portogallo ha giocato in dieci per un intero europeo. Succube del suo campione. Impossibilitato, per mancanza di attributi o più semplice convenienza non è dato saperlo, a 'dir di no' al suo fuoriclasse; legato al passato di un uomo che non comprende proprio concettualmente il concetto di 'umiltà' e del 'farsi da parte'.
Attenzione: questo non è un problema di Ronaldo. Ronaldo è sempre stato questo e mai cambierà. E' stata la sua forza negli anni di gloria, quel culto di sé stesso che gli ha permesso di spingersi oltre ogni limite, di scolpire nella pietra l'incredibile fuoriclasse che è stato. Il tempo passa per tutti però. Anche per le leggende. E il problema allora, casomai, sta in tutti coloro che hanno deciso di rifiutare la realtà dei fatti e di girare la testa dall'altra parte.
Sono stati in tanti. Già a partire dalla Juventus. Ma il culmine è certamente questo, quello di un'intera nazione che ha accettato di farsi trascinare nel mondo immaginario, nel 'metaverso' in cui Cristiano Ronaldo è ancora un giocatore di calcio che sposta gli equilibri, nel mondo in cui a CR7 viene concessa ancora la titolarità inamovibile in una fase finale di un campionato europeo.
Ronaldo invece è un pensionato. E in pensione, in Arabia, non c'è nemmeno da poco. 30 dicembre 2022, per la precisione. Quando dopo le macerie lasciate anche nello spogliatoio del Manchester United - dopo quella a Torino che in tanti, troppi, hanno fatto finta di non vedere - ha scelto di farsi ricoprire di ulteriori denari dall'Al-Nassr.
Curioso che nessuno abbia sottolineato che il finale di carriera di Ronaldo è stato un mezzo fallimento anche lì, in Arabia Saudita. La sua squadra infatti ha ottenuto ben poco anche dentro i confini nazionali a fronte di quelle che erano le premesse. Ma del campionato saudita, comprensibilmente, non frega niente a nessuno. Quel che dovrebbe fregare è però ai portoghesi dei campionati europei.
E la domanda, allora, diventa dove abbiano vissuto Roberto Martinez e tutti coloro che hanno difeso questa scelta. La risposta, probabilmente, sta nell'essersi sentiti 'ostaggi della storia'. Una storia scintillante. Unica. Eccezionale. Probabilmente irripetibile. Ma finita. Da tempo.
Chissà se qualcuno deciderà di accettarlo. Il 2026 in fondo è dietro l'angolo. Non vorremmo vedere il Portogallo giocare in 10 anche i prossimi Mondiali.