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  • Cucchi commosso ricorda Ferretti a CM: 'Lui, la Lazio e la paura di emozionarsi'

    Cucchi commosso ricorda Ferretti a CM: 'Lui, la Lazio e la paura di emozionarsi'

    • Francesco Guerrieri
    "Scusami, mi sono commosso". Non è mai facile parlare di un amico che non c'è più. Ieri, a 77 anni, si è spento Claudio Ferretti, uno dei volti più importanti del giornalismo sportivo italiano. Per Calciomercato.com Riccardo Cucchi ha raccontato ricordi e aneddoti insieme, tra mille emozioni.

    Il primo ricordo che ha di lui?
    "E' anche il più bello, quello che non dimenticherò mai. 1984, la mia prima Olimpiade. Ero un ragazzo giovane e intimidito di fronte a quelli che erano stati i miei miti, tra i quali c'era anche Ferretti. Lui si rese subito conto di questa mia paura che avrebbe rischiato di paralizzarmi, e mi portò a vedere la cerimonia d'apertura a Los Angeles. Abbiamo fatto una lunga passeggiata nella quale mi raccontò la sua storia cercando di sciogliermi e farmi prendere fiducia. Suggerimenti e consigli che poi mi sono tornati utili nel corso della mia carriera. Quel giorno mi ha fatto entrare nel loro mondo. Non dormivo e non mangiavo, cercavo solo di rubare i segreti del mestiere".

    Come ha saputo della sua scomparsa?
    "Sono in contatto con il figlio Paolo, regista della Rai. Sapevo che Claudio aveva avuto un ictus, e qualche giorno fa ha avuto una ricaduta. Ieri mi sono arrivate due telefonate contemporaneamente per darmi la brutta notizia: una era di Paolo, l'altra di Mario Giobbe (altra voce di Tutto il calcio minuto per minuto, ndr). Ho provato grande amarezza, perché Claudio è stato uno dei più grandi in radio e un uomo di grandissima cultura. Mi ha sempre colpito la sua capacità di contestualizzare il racconto sportivo, dando attenzione all'aspetto sociale, umano e culturale".

    L'ultima volta che vi siete sentiti?
    "Qualche anno fa. Lui viveva a Fregene, e un giorno mi invitò per un incontro con il pubblico per parlare di radio, al quale partecipò anche Enrico Lucci. Raccontammo i nostri ricordi e io portai anche alcune registrazioni. Fu una bella serata".

    Il 10 gennaio 2010 ha scelto di essere affiancato da Ferretti nella puntata speciale per i 50 anni di Tutto il calcio minuto per minuto.
    "Fu una mia idea quella di riportare al microfono alcuni protagonisti. Ho scelto Claudio perché per me dopo Ciotti, Ameri e Provenzali (che era in conduzione, ndr) c'era lui. Aprì la trasmissione, lasciando sorpresi tutti gli ascoltatori. Era contento di questo ritorno, probabilmente è stata anche l'ultima volta in cui è andato in voce". 

    Ci racconta un aneddoto?
    "Era un buongustaio, amava mangiare bene. Aveva le mappature di tutte le trattorie italiane dove si mangiava meglio, le preferiva ai ristoranti. Capitava che quando andavamo prima di una partita, lui mangiava e io... lo guardavo. Ero stato condizionato da Ameri, che prima delle gare mi aveva sempre detto che fosse meglio non mangiare per non appesantirsi. Claudio sapeva anche cucinare molto bene, quando sono andato a casa sua mi ha sempre fatto buoni piatti".

    Era un grande tifoso della Lazio.
    "Ricordo che quando doveva raccontare una partita della sua squadra si emozionava sempre, credo che se avesse potuto non avrebbe scelto le gare della Lazio, aveva paura di tradirsi".

    Qualche anno fa lei ha svelato la sua fede biancoceleste. Ne parlavate della vostra squadra?
    "Certo, ma solo quando eravamo lontani da orecchie indiscrete. Il tecnico/tattico era Sandro Ciotti, anche lui tifoso laziale; Claudio si legava molto ai personaggi: mi parlava benissimo di Frustalupi, uno dei giocatori più sottovalutati".

    Il giorno dello scudetto della Lazio lei era a Perugia, vi siete sentiti?
    "Quella volta no, ne abbiamo parlato dopo. In quegli anni Claudio aveva colto in maniera molto lucida il cambiamento verso il quale stava andando il calcio, vedendolo in modo critico. Ha capito in anticipo quello che sarebbe successo intorno a questo sport, che stava ormai perdendo la sua umanità".

    Ferretti però era appassionato più al ciclismo che al calcio.
    "Era quello il suo sport. Una tradizione di casa tramandata da un papà che lui ha amato moltissimo, ma col quale c'è stato sempre un rapporto complesso perché ne sentiva spesso la mancanza. Non me ne vogliano gli altri, ma per me Claudio è stato il più grande radiocronista del ciclismo. Ricordo ancora quando da piccolo mi chiudevo nella mia stanza per sentirlo alla radio".

    @francGuerrieri

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