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    Galliani verso il passo d'addio: che eredità lascia?

    Galliani verso il passo d'addio: che eredità lascia?

    Da VivoPerLei
    Antonio Servidio scrive:


    “Galliani tifava Juve!” lo ha detto Emilio Fede e lo ha confermato lui stesso: “lo sono stato fino all’ 86 (anno in cui ha iniziato la sua scalata nel Milan n.d.r. ) a Monza non ci si sente milanesi, però dell’Inter non sono mai stato!”- ci ha tenuto a precisare. Trenta lunghi anni alla difesa dei colori, i suoi colori – il rosso ed il nero- che molto spesso sfoggia sul suo cappellino invernale, con tanto di stemma che ogni tanto copre con le mani quando per qualche eccesso di foga si ritrova a festeggiare o ad arrabbiarsi coi suoi. Una figura forse troppo spesso bistrattata proprio dai tifosi e dallo stesso Berlusconi che aveva fretta di affiancargli la sua rampolla, salvo dimenticare la totale divergenza tra i due e –soprattutto- che l’andazzo non proprio idilliaco dei rossoneri non coincideva con una mancanza di fiuto per gli affari dell’amministratore ma derivava dalla mancanza di fondi ... 
    Luca Borioni risponde:

    Bisogna riconoscere a Galliani il merito di aver contribuito alle fortune del Milan nel periodo d'oro di Berlusconi. Ma in questo momento, quando siamo ormai vicini al passo d'addio, viene da domandarsi se davvero l'ad del Milan sia da celebrare come un grande dirigente oppure no. Oggi appare sinceramente fuori dal tempo, o meglio legato a un periodo ormai andato, trascorso con tutto il carico di successi ma anche di disponibilità economica che rendeva forse tutto più facile. Legato anche a dinamiche condivise per esempio da un certo Moggi che, suo malgrado, è stato demonizzato e cancellato dal calcio. Lo scaltro Galliani è sopravvissuto a tutte le tempeste ed è ancora qui. Ma è stato davvero un grande?

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