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  • Gud in transition, ma non solo: ecco perché Gudmundsson può servire all'Inter di Inzaghi

    Gud in transition, ma non solo: ecco perché Gudmundsson può servire all'Inter di Inzaghi

    • Luca Bedogni
      Luca Bedogni
    Riflettori puntati sui gioielli del Grifone. È stato questo l’effetto “italiano” della sosta Nazionali. Da una parte Retegui, che con i suoi golletti da puntero si candida forte come probabile centravanti titolare della nuova Italia di Spalletti, dall’altra Gudmundsson, che con una magica tripletta non solo ha inferto un duro colpo alla belligerante Israele, ma ha fatto scattare definitivamente l’attenzione dell’Inter nei suoi confronti, peraltro già viva negli ultimi tempi. Si dice infatti che l’islandese sia molto apprezzato in casa Inter, in primis dal direttore sportivo Piero Ausilio. Così, sulla scia di questo avvicinamento, potrebbe sorgere in noi una domanda tattica: perché mai Gudmundsson dovrebbe essere il profilo giusto per riempire il parco attaccanti nerazzurro? Può bastare il fatto che stia facendo così bene al Genoa o sono piuttosto le sue caratteristiche particolari a renderlo così adatto alla rosa di Inzaghi? E poi, l’Inter non ha già qualcosa di simile? Ecco proviamo a partire da quest’ultima domanda: la risposta è no, all’Inter manca un giocatore come Gudmundsson.

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    MERITO DEL GILA - Il merito è di Gilardino innanzitutto. È stato lui a indovinare la versione di Gudmundsson più adeguata per il calcio italiano. Quella, per intenderci, che adesso interessa anche a Simone Inzaghi. Dapprima infatti, arrivato a Genova col progetto Blessin nell’inverno del 2021, Gudmundsson veniva interpretato più come un esterno che come una seconda punta. Una specie di Politano islandese. Dopodiché è arrivata la retrocessione e l’anno di purgatorio in B, caratterizzato appunto dallo spartiacque Gilardino, occorso stavolta nel mese di dicembre. Via Blessin, con Gilardino il Genoa ha iniziato sempre a quattro dietro, Gudmundsson ancora esterno, poi nei primi di marzo i 4 gol al Cosenza hanno indicato la via: 3-5-2 e islandese seconda punta. La formula magica che non ha ancora esaurito il suo potere. In quella posizione (vedi immagine sopra tratta dall’ultimo Genoa-Salernitana), Gudmundsson interpreta il gioco tra le linee con l’intelligenza del trequartista, l’acume cinico della seconda punta e la velocità dell’esterno puro prestato all’asse centrale del campo.

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    Questa azione contro la Salernitana è in un certo senso emblematica. Dopo il controllo sulla trequarti, Gudmundsson punta la difesa della Salernitana costretta ad arretrare fino all’uscita del centrale Gyomber (vedi immagine sopra), che lungi dall’ostacolarne le intenzioni, genera in lui la soluzione “dribbling + tiro a incrociare” dal limite dell’area. Un gran bel gol che mostra già tante qualità seducenti per un allenatore come Inzaghi.

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    “IL (VERO) DOPO CORREA” - Pensiamo ora agli attuali attaccanti dell’Inter: tolti i titolari, pensiamo ad Arnautovic e Sanchez. Alla fine Correa, che pure ha deluso e per questo è partito, per Inzaghi era pur sempre una funzione. Molto più di quanto non lo sia ora Sanchez. Sanchez che, in teoria, sarebbe quello che gli si avvicina di più dei quattro attaccanti a sua disposizione. Ma a parte l’età, non è proprio la stessa cosa. Nemmeno Gudmundsson è un calco esatto di Correa, è qualcosa di un po’ diverso ma che può fungere anche da Correa. E, per la gioia degli interisti, fortunatamente può portare anche qualcosa di più. Di certo saprebbe associarsi benissimo sulla trequarti in quelle combinazioni rapide che caratterizzano l’Inter. Vedere ad esempio l’azione del gol contro la Roma iniziata da Gudmundsson con un colpo di tacco per Strootman (immagine sopra) e proseguita con la chiusura della triangolazione, controllo a rientrare e tiro secco sul primo palo di mancino.

    Ma Gudmundsson è anche un giocatore vispo quando si tratta di recuperare palla, altra cosa che piace tanto a Inzaghi. D’altra parte non potrebbe essere diversamente, il Genoa è una squadra che si deve salvare e che necessita del contributo difensivo di tutti i suoi calciatori. A mio avviso è altrettanto indicativa questa predisposizione dell’ islandese non solo al sacrificio e alla partecipazione, ma anche questa sua sensibilità da cacciatore per le piccole trappole del pressing nel 3-5-2. Qui ad esempio si appresta a sradicare il pallone a Dybala.

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    Per poi andarlo a gestire lungo la fascia con un triplice dribbling. Il primo, una finta di corpo su Bove.

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    Il secondo, una giocata da esterno puro.

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    Il terzo, un’altra giocata da ex esterno.

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    Il tutto concluso con il passaggio chiave per l’inserimento di Thorsby, da cui arriverà poi l’assist per Retegui.

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    GUD IN TRANSIZIONE- È come se mettesse a disposizione della squadra un bagaglio di competenze tecniche utili per ogni evenienza. Persino quando rimane a fare la prima punta, con Retegui che si abbassa per andare a prenderla dai difensori come qui sotto contro il Modena in Coppa Italia, persino in questo caso Gudmundsson è in grado di guidare il contropiede strappando sui difensori. Anzi, è in grado addirittura di andare a segnare al termine della volata personale, al pari del miglior Correa. 

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