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    Il Chelsea non è più lo zimbello d'Inghilterra: così Enzo Maresca ha trasformato i soldi in vittorie

    Il Chelsea non è più lo zimbello d'Inghilterra: così Enzo Maresca ha trasformato i soldi in vittorie

    • Federico Targetti
    Quanto sono belle le fuoriserie? Affusolate, metallizzate, volano su strada e su pista e danno anche un certo tono a chi le possiede. Ma cosa succede se si possiede la macchina della vita... senza avere le chiavi per guidarla? Chiedere agli allenatori che, fino all'estate di quest'anno, si sono dati il cambio sulla panchina del Chelsea targato Todd Boehly e Behdad Eghbali: Graham Potter, Bruno Saltor per un brevissimo periodo prima del ritorno di Lampard, Mauricio Pochettino. Tutti alle prese con rose lunghissime, riempite di giovani dal costo sproporzionato rispetto alla potenzialità del momento e quindi bisognosi di un tempo che lo status di big del Chelsea non consente. 

    A Potter non è riuscita la magia, Lampard si è bruciato la carriera per amore della maglia che ha portato sul tetto d'Europa e Pochettino, per quanto abbia condotto un lavoro apprezzabile, non ha trovato terreno fertile per l'apertura di un ciclo. Sulla tavola apparecchiata dall'argentino, attuale ct della Nazionale USA, ecco però le primizie cucinate da Enzo Maresca, nominato head coach dopo la conquista della Championship, la Serie B inglese, alla guida del Leicester City. Quando siamo a poco più di un terzo della stagione, il Chelsea è secondo in classifica, dietro solo al Liverpool, e dopo il 4-3 al Tottenham ha il miglior attacco (35 gol), il maggior numero di expected goal creati (32.57), il maggior numero di tiri in porta (92), il miglior rendimento in trasferta (19 punti) e la striscia di vittorie di fila più lunga (4). Tutt'altra cosa rispetto a quando i Blues, con centinaia di milioni di cartellini in campo tra i vari Fernandez, Caicedo, Mudryk, venivano presi a pallonate da squadre dal valore complessivo a volte anche cinque volte inferiore. 

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    Come ha fatto Maresca a trovare la formula corretta per far esprimere in maniera corretta questa Babele dorata che si è ritrovato tra le mani? Innanzitutto, va ricordato che l'ex giocatore della Juventus ha fatto parte dello staff di Pep Guardiola, come del resto anche l'attuale allenatore dell'Arsenal Mikel Arteta. Non inganni la crisi che sta vivendo il Manchester City, parliamo dell'allenatore più vincente e influente dell'epoca in cui viviamo. Il retroterra, in sostanza, è il migliore possibile. Però Maresca evolve il guardiolismo contaminandolo con qualcosa di molto più semplice: la linea bassa. E' stato Carlo Ancelotti, che lo ha avuto alla Juventus all'inizio del Nuovo Millennio, a consigliargli di abbassare la difesa nella preseason. Un consiglio che si è rivelato fondamentale. Infine, la conoscenza profonda del suo miglior giocatore, Cole Palmer: già Pochettino aveva liberato il potenziale del fenomenale trequartista, ma Maresca aveva già lavorato con lui ai tempi del Manchester City, prima del passaggio al Chelsea per il quale Guardiola è stato tanto criticato. Anche Nicholas Jackson, con il nuovo allenatore, è arrivato alla definitiva affermazione, mentre Jadon Sancho e Pedro Neto, gli ultimi arrivati sul mercato, stanno oscurando i grandissimi investimenti profusi per Mudryk, Madueke e Nkunku quando ancora la quadra non era stata trovata. Ah, sì, e ci sarebbe pure Joao Felix.

    Tatticamente, il Chelsea gioca con una sorta di 3-2-5, Caicedo e Fernandez dietro il quintetto Blues composto solitamente da Neto e Sancho sulle fasce, Lavia come jolly arretrato, Palmer avanzato e Jackson come riferimento offensivo. Ma ovviamente una rosa del genere garantisce ampia flessibilità verso altri schieramenti, come il 3-3-4 che ha permesso di ribaltare l'ultima sfida contro il Tottenham. Insomma: i giocatori sono di talento indiscusso, sono tanti e lavorano anche da tanto tempo insieme. Ma se nessuno, prima di Maresca, era riuscito a farli rendere in questo modo, il merito sarà un po' anche di chi prende le decisioni in panchina, giusto? 

    Infine, un fattore essenziale in questa disamina: la possibilità di disputare la Conference League, traguardo centrato da Pochettino nella scorsa stagione. Si tratta di una competizione dall'importanza trascurabile quanto a blasone, ma è perfetta per le necessità di Maresca che contro gli avversari più improbabili, tipo gli armeni del Noah, può concedere spazio e sfogo a tutti i giocatori che altrimenti rimarrebbero inutilizzati nella lunghissima panchina di Stamford Bridge. "Nkunku vuole giocare di più? Anche io vorrei avere i capelli lunghi, eppure eccomi qua. Non sempre si può ottenere ciò che si vuole", ha ironizzato l'allenatore qualche giorno fa parlando dell'ex Lipsia, capocannoniere della manifestazione fin qui con 5 marcature. Conference League, FA Cup, Carabao Cup, campionato e, in estate, Mondiale per Club. Anche Thomas Tuchel, campione d'Europa 2021 con gol di Havertz in finale contro il City, ha la sua fetta di gloria in questa cavalcata...

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