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    Perché tutti odiano l'RB Lipsia? Non è tanto diverso da City e PSG...

    Perché tutti odiano l'RB Lipsia? Non è tanto diverso da City e PSG...

    • Alessandro Cosattini
    Più tre sul Bayern Monaco e zero sconfitte in campionato. Continua la cavalcata del RB Lipsia. La squadra dell’Est della Germania, all’esordio in Bundesliga, ha vinto anche ieri in rimonta sul campo del Bayer Leverkusen, confermandosi al primo posto della classifica. Un nuovo Leicester? Per alcuni sì, per altri no, ma c’è una differenza sostanziale tra il RasenBallsport Lipsia e la squadra di Claudio Ranieri. Il trionfo delle Foxes è stato accettato da tutti gli avversari come un “errore” di un sistema, quello inglese, in cui vincono esclusivamente le big, o quasi. Nella Germania conservatrice, invece, il RB Lipsia è la squadra più odiata di tutte, e soprattutto da tutti. 

    I MOTIVI DELL’ODIO - Il club, fondato nel 2009 sulle ceneri dell’SSV Markranstädt, formazione di quinta divisione, è visto da molti come esempio di pura espressione del capitale e senza passato. Dopo aver rilevato la licenza sportiva, la multinazionale austriaca Red Bull ha scelto il nome RB Lipsia, dove “RB” è un evidente richiamo all’energy drink. Una scelta di marketing errata, dato che in Germania non sono ammesse franchigie nella denominazione sociale (con l’eccezione del Bayer Leverkusen per motivi storici). Tramite una forzatura, accettata dalla Federazione ma osteggiata dai tifosi avversari, la società ha venduto la sigla “RB” come “RasenBallsport”, un’espressione che significa “sport della palla che rotola su prato”.

    TUTTI CONTRO - In Germania sono tutti contro l’RB Lipsia. I tifosi del Borussia Dortmund hanno preferito sentire la partita alla radio, disertando il settore ospiti della Red Bull Arena. In occasione della Coppa di Germania, i tifosi della Dinamo Dresden hanno lanciato in campo una testa di toro mozzata evidentemente contro la Red Bull, con tanto di striscione polemico: “Non potete comprare la tradizione: no al RB”. La società è stata multata per 60 mila euro. Ma Manchester City e Paris Saint-Germain sono così odiate in Germania e Francia?

    IL CITY - Gli emiri del Manchester City hanno acquistato la società nel settembre 2008. Club acquisito per 170 milioni di euro da parte di Sheikh Mansour bin Zayed da Abu Dhabi e subito un piano di investimenti per togliersi di dosso l'etichetta di cugina povera del Manchester Unted, che proprio in quegli anni stava vivendo l'ennesima età dell'oro. Il City ha conquistato in 8 stagioni la Premier League per due volte, nel 2011/12 e nel 2013/14. Gli ultimi successi in casa City erano datati 36/37 e 67/68. 1.024 milioni per l'esattezza, il budget investito nel mercato dallo sceicco Mansour dal 2010 a oggi. Eppure in Inghilterra il City non è così odiato dalle tifoserie avversarie, anzi. Eccezion fatta per i cugini dello United, la squadra ora allenata da Guardiola non è stata vittima di alcuno sfottò. I magnati ci sono e spendono miliardi, ma dell’odio altrui non c’è traccia. Della serie: “ognuno guarda a casa propria”. 

    IL PSG - Lo stesso discorso si può fare per il Paris Saint-Germain. A Parigi lo sceicco Nasser al-Khelaifi è arrivato nel giugno 2011 comprando il club per 50 milioni di euro con l'intento di renderlo una potenza. In Francia ci è riuscito portando a casa quattro Ligue1 dal giorno in cui la Qatar Sports Investments ha scelto la Tour Eiffel come biglietto da visita. Il PSG non vinceva un titolo dalla stagione 1985/86. Mansour ha sborsato ben 691 milioni di euro da quando ha acquistato il club, eppure in Francia nessuna tifoseria ha manifestato contro la nuova proprietà del PSG, contro la filosofia della società della capitale transalpina. 

    LA COERENZA? - Gli investimenti degli sceicchi stanno facendo la storia di City e PSG, due club che prima erano “normali”, ora sono dei top. La Red Bull sta provando a rendere grande il Lipsia ma, in una Germania conservatrice, è preso di mira da tutti e in ogni modo. In sette anni la società ha fatto un vero e proprio miracolo sportivo e adesso guarda tutti dall’anno in Bundesliga. Questione di progetto, di programmazione, come sostiene Ralf Rangnick, il direttore sportivo. Secondo lui, il lavoro della società andrebbe apprezzato da tutti per la sua voglia di investire in giovani calciatori. E invece no, tutta la Germania è contro il Lipsia.
     

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