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Intermania, "colpa" di Inzaghi: la fine più brutta dell'Inter più bella
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Stavolta fa più male, molto più male. Perché nel 2023 i nerazzurri si presentarono da sfavoritissimi e giocarono alla pari facendo una gran bella figura, al contrario di ieri. Quando si sono presentati con l'ambizione di portare a casa la "Coppa dalle grandi orecchie" e invece non sono praticamente scesi in campo, venendo surclassati dagli avversari dal primo all'ultimo minuto di gioco e subendo la sconfitta più netta e umiliante nella storia delle finali di Champions League: 5-0.
Finisce così nel modo più brutto il ciclo dell'Inter più bella come gioco. Reduce da una stagione emozionante ed entusiasmante, ma chiusa con zero titoli in bacheca. Dopo aver perso la finale della Supercoppa italiana e la semifinale di Coppa Italia contro il Milan e lo Scudetto a favore del Napoli, i nerazzurri crollano sotto i colpi del Paris Saint-Germain. Dimostratosi troppo superiore da ogni punto di vista.
Il calcio è uno sport di squadra e le responsabilità delle sconfitte, così come i meriti delle vittorie, dovrebbero essere sempre suddivise tra proprietà, dirigenza, allenatore, giocatori e (perché no?) tifosi. Ma in questo caso particolare si fa un'eccezione, infatti le critiche si concentrano su Simone Inzaghi. Accusato di aver vinto "solo" uno Scudetto in 4 anni: a proposito, se l'Inter avesse sempre conquistato un "solo" tricolore ogni 4 campionati, ora avrebbe già la terza stella sulle maglie…
In realtà l'allenatore ha un'unica vera colpa: essere stato bravo e ambizioso. Puntando troppo in alto per la mediocrità a cui si sta abituando il calcio italiano, che non vince una Champions da ben 15 anni e chissà per quanti altri ancora. Inzaghi ha portato questa squadra oltre i propri limiti in Europa: dopo i due miracoli contro Bayern e Barcellona, non è riuscito nel terzo col PSG, ma non gliene si può fare una colpa.
Basterebbe ricordare le premesse di quando è iniziata la sua avventura sulla panchina dell'Inter. Conquistato lo Scudetto numero 19, il presidente Zhang è costretto a un drastico ridimensionamento finanziario che porta alle partenze di Conte, Lukaku e Hakimi. Nell'amichevole giocata a Parma l'8 agosto 2021 gli ultras nerazzurri accolgono il nuovo allenatore con questo coro ironico: "Forza Inzaghi, spiaze pure a noi, ora sono cazzi tuoi".
Simone si rimbocca le maniche e lavora duramente, senza mai lamentarsi pubblicamente. In 4 anni arriva secondo (a 2 punti dal Milan), terzo, primo (conquistando lo Scudetto della seconda stella) e ancora secondo (a un punto dal Napoli) in Serie A. Vince 2 volte la Coppa Italia, 3 volte la Supercoppa italiana e soprattutto porta 2 volte l'Inter in finale di Champions League.
Incredibilmente, pensando al complicatissimo momento storico vissuto dal calcio italiano e dagli investimenti sul mercato effettuati dall'Inter. Che, nei 4 anni con Inzaghi in panchina, vanta un saldo positivo di 115,39 milioni di euro tra acquisti (256,88 milioni) e cessioni (372,27 milioni). "Luce in fondo al tunnel, boccata d'aria" per le casse del club nerazzurro, che non a caso quest'anno chiuderà il bilancio in attivo dopo una vita.
Ai tifosi non interessano i conti, ma solo il calcio giocato? Va bene, allora oltre ai risultati (scommettiamo che quelli dei prossimi 4 anni non saranno migliori?) bisogna sottolineare che la squadra di Simone Inzaghi ha giocato il calcio più bello in tutta la storia nerazzurra insieme alla Grande Inter di Helenio Herrera. Impossibile pretendere di più. Quelli che sono contenti solo quando si vince un trofeo, farebbero bene a non seguire tutte le partite e limitarsi ad aspettare l'ultimo momento per salire sul carro dei vincitori o per scendere da quello degli sconfitti.
Peggio per loro, così si perdono le emozioni di tutto il percorso. Da quelle positive (Inter-Barcellona 4-3 resterà per sempre nei cuori del popolo nerazzurro) a quelle negative, come i tanti figli in lacrime sulle spalle dei propri papà visti ieri sera uscendo dall'Arena di Monaco. Nonostante la mancanza di un lieto fine, come da 8 anni a questa parte i veri tifosi hanno accompagnato con gioia calciatori e allenatore in questa stagione, la più bella di sempre fra tutte quelle chiuse con zero titoli.
Merito di un gruppo che però sembra ormai essere giunto ai titoli di coda. Nello show prima del calcio d'inizio è stata profetica una canzone dei Linkin Park: "I tried so hard and got so far, but in the end it doesn't even matter. I had to fall to lose it all, but in the end it doesn't even matter". Tradotto dall'inglese in italiano: "Ci ho provato con tutte le mie forze e sono arrivato fin qui, ma alla fine non importa. Ho dovuto cadere per perdere tutto, ma alla fine non importa". In the end.

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Commenti
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Mi fanno ridere quelli che preferiscono Fabregas a S.Inzaghi. Ora Fabregas è il miglior allenator...