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  • Intermania: Gabigol, Coutinho e altri 7 'bidoni' che ora valgono 250 milioni
Intermania: Gabigol, Coutinho e altri 7 'bidoni' che ora valgono 250 milioni

Intermania: Gabigol, Coutinho e altri 7 'bidoni' che ora valgono 250 milioni

  • Cristian Giudici
"Normalizzatore? No, potenziatore". Stefano Pioli si definisce così presentandosi come nuovo allenatore dell'Inter. Nella sua prima conferenza stampa parla tanto di "passione", pur dando l'idea di essere un tipo molto concreto. Che bada al sodo, ha idee chiare, non cerca alibi (come la preparazione pre-campionato) e punta in alto, alla Champions League. Ben sapendo che l'unica strada per tornare nell'Europa che conta è quella del lavoro quotidiano, compiendo un passo alla volta: "La fretta non è mai una buona consigliera, però il tempo stringe e sappiamo di non averne tantissimo". E qui c'è l'unica vera grossa contraddizione. Perché, in Italia in generale e all'Inter in particolare, non c'è mai tempo. Per l'allenatore, per i calciatori e per i dirigenti. La gestione Marotta-Paratici alla Juventus è iniziata con un settimo posto in classifica e una serie di acquisti non azzeccati come Martinez, Krasic, Rinaudo, Marco Motta e Armand Traoré. 

PANCHINA SCOMODA - Frank de Boer è solo l'ultima vittima di un ambiente "centrifuga" (copyright ©Trapattoni) che sciupa i tecnici per colpa della fretta. Paradossalmente la voglia di vincere subito è controproducente perché genera a ripetizione degli anni di transizione e ogni volta bisogna ripartire da capo, quando invece servirebbe più tempo. L'esempio più recente nel calcio internazionale è quello di Jurgen Klopp. Che, prima di vincere due campionati tedeschi di fila, ha raggiunto un sesto e un quinto posto in classifica nei suoi primi due anni al Borussia Dortmund. Ora è in testa alla Premier League con il Liverpool, ma nella scorsa stagione ha fallito la qualificazione alle coppe europee. Nonostante ciò, a luglio il club inglese gli ha dato fiducia prolungandogli il contratto fino al 2022. 

'BIDONI' - La stella dei Reds è Coutinho, il brasiliano portato in Europa dall'Inter dopo il Triplete e poi sacrificato con troppa fretta sull'altare del bilancio. Un po' come Benassi, girato al Torino in comproprietà per anticipare l'arrivo di D'Ambrosio a gennaio e poi perso definitivamente alle buste. Adesso è fin troppo facile sottolineare questi errori di valutazione, ma ai tempi dei nerazzurri diversi tifosi italiani ironizzavano sul presunto talento del trequartista brasiliano, chiamandolo "Cotechinho". Gli stessi che oggi deridono Kondogbia e Gabriel Barbosa, soprannominato "Gabiflop" invece di Gabigol. In Italia c'è il brutto vizio di dare l'etichetta di "bidoni" da scaricare subito a dei giovani stranieri, che poi col passare del tempo si prendono la rivincita con gli interessi. Basti pensare ai vari Bergkamp, Vieira, Davids, Henry e Crespo: cinque stelle che all'inizio hanno incontrato diverse difficoltà in serie A. Ma lo stesso discorso vale anche per calciatori dei giorni nostri che al loro primo anno italiano hanno visto il campo poco o male come Koulibaly, Marcos Alonso, Leandro Paredes, Felipe Anderson, Suso, Niang e Dybala. Sette elementi che ora, insieme a Coutinho, valgono almeno 250 milioni di euro. "Darò tutto e pretenderò tutto": Pioli ha promesso "una possibilità a tutti quelli che avranno atteggiamenti e comportamenti adatti alla squadra". Toccherà anche a Kondogbia e Gabigol dimostrare di essere giocatori "intelligenti", da Inter. 

@CriGiudici

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