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  • Jacobelli, attenta Juve: questa Lazio va a cento all’ora, proibito ripetere Parma

    Jacobelli, attenta Juve: questa Lazio va a cento all’ora, proibito ripetere Parma

    Irresistibilmente Lazio, la squadra più in forma del campionato. Il poker all’Empoli è stato l’ottavo successo consecutivo della  squadra di Pioli, ad un passo dal record assoluto di Eriksson, che ha sorpassato la Roma (date un’occhiata al web e vi divertirete un mondo), piazzandosi al secondo posto, a 12 punti dalla Juve. Nemmeno nei sogni estivi dei più sfegatati tifosi biancocelesti, un exploit del genere sarebbe stato immaginabile.

    E, sabato a Torino, c'è Juve-Lazio. E' vero,  gli infortuni di De Vrij e Parolo non ci volevano, ma Pioli dispone di valide alternative. Ed è altrettanto vero che i campioni hanno ipotecato il quarto scudetto consecutivo e che 12 punti di vantaggio a 8 giornate dalla fine costituiscono un vistoso patrimonio, ma considerato che di mezzo c'è il Monaco e che questa Lazio potrà preparare con grande cura la superpartita allo Stadium, la prima raccomandazione ai suoi Allegri l'ha già fatta stamane: guai a deconcentrarsi come a Parma. 

    E tutto questo, soltanto tre giorni dopo avere eliminato il Napoli in semifinale di Coppa Italia. Lo stesso Napoli scaraventato in ritiro punitivo dall’imbufalito De Laurentiis e tacciato di dolce vita; lo stesso Napoli che secondo i critici di Benitez non era più né capo né coda; lo stesso Napoli che, invece, ha travolto la Fiorentina (il gol fantasma di Higuain non era fantasma, ma c’era tutto) e ora è quarto a sette punti dal terzo posto. 

    Giovedì 16 aprile, giorno dell’andata dei quarti di Europa League con il Wolfsburg, Benitez compie 55 anni: ha promesso che svelerà il suo futuro annunciando sorprese. Intanto, il ritiro punitivo continua, parola di De Laurentiis mentre lo spagnolo si è preso una bella rivincita sui detrattori partenopei. 

    La Fiorentina è piombata in piena crisi depressiva. L’uno-due patito con la Juve in Coppa Italia e con il Napoli in campionato è stato micidiale. Già, la Juve, la dominatrice del campionato  caduta in casa del Parma ultimo in classifica e protagonista di un’impresa clamorosa. Una di quelle che riconciliano con il calcio perché in questo sport, davvero, tutto è possibile. 

    Certo, al Tardini ha giocato la Juve 2 e hai voglia di dire in giro che i bianconeri non avevano in testa il Monaco: la verità è che Allegri si aspettava tutta un’altra partita dalle seconde linee, al contrario, svagate e distratte, quindi giustamente punite dalla Banda Donadoni che va in campo spinta da due parole magiche: orgoglio e dignità. 

    Cinque presidenti (l’ultimo tuttora in galera) e tre proprietari cambiati in due mesi, stipendi non pagati da luglio, fallimento dichiarato dal Tribunale il 19 marzo; Tribunale stesso che il 15 aprile si pronuncia sulla possibilità di arrivare sino a fine campionato: nonostante tutto questo, José Mauri, diciottenne con passaporto italiano e argentino, grande tifoso del Boca e di Tevez, ha firmato un colpo meraviglioso che onora il Parma e la sua gente. 

    La Roma nel frattempo ha perso il secondo posto perché non è riuscita a passare in casa di un Torino che si conferma tignoso e irriducibile. Florenzi attacca l’arbitro sostenendo che il gol granata sia irregolare; Ventura risponde ricordandogli che, se avesse subito tutti i torti patiti dal Toro, si sarebbe già ritirato. Niente di nuovo sotto il sole e non basterà l’occhio di falco che verrà utilizzato nella finale di Coppa Italia per incrinare la convinzione che ci voglia la moviola in campo. 

    Le milanesi continuano ad andare sull’ottovolante. Risale l’Inter, passata a Verona dove non perde da venticinque anni, grazie a Icardi e Palacio. Traccheggia il Milan, costretto al pari a San Siro contro la Samp che si rassegna a perdere Mihajlovic, ma prima del congedo, il serbo vuole lasciare il segno portando i blucerchiati in Europa. 

    Sul fondo, giornata ottima per l'Atalanta e pessima per il Cagliari (Zeman continua a perdere come perdeva Zola) e Cesena, battuto in casa dal gol n. 90 di Sergio Pellissier, 36 anni, simbolo del Chievo. Ha segnato tante reti  serie A quante Van Basten e Zola. Anche perché, grazie a quel colpo di testa che ha affossato i romagnoli, i gialloblù sono già salvi. Complimenti. 

    Xavier Jacobelli

    Direttore Editoriale www.calciomercato.com


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