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  • Jacobelli: Prandelli ha messo in riga Conte e Garcia, è un ct nel solco di Bearzot. Ecco perché deve restare

    Jacobelli: Prandelli ha messo in riga Conte e Garcia, è un ct nel solco di Bearzot. Ecco perché deve restare

    Comunque vada a finire con la Spagna, domani sera al Vicente Calderon, Cesare Prandelli ha già vinto la sua partita, dimostrando che cosa significhi essere coerenti con le proprie idee in un mondo di farisei e ipocriti. Un ct nel solco di Bearzot, un ct che deve restare al suo posto: se lo merita.
    Ha messo in riga Conte e Garcia, perchè ognuno deve fare il suo mestiere: loro allenano benissimo la Juve e la Roma, lui fa benissimo il ct e a lui spetta il diritto di chiamare o non chiamare chi gli pare, senza fare telefonate preventive o il giro delle sette chiese. Soprattutto, se il convocato o gioca nel proprio club oppure va regolarmente in panchina dopo un infortunio, com'è successo con Chiellini. 
    In quanto ct della squadra 4 volte campione del mondo, 1 volta d'Europa e d' Olimpia, Prandelli ha rivendicato anche il diritto di fare il giudice sportivo la domenica: se un azzurro prende a pugni un avversario, non c'è bisogno di aspettare Tosel per decidere di lasciarlo a casa. Anche se si chiama De Rossi e nei suoi confronti, l'allenatore della Nazionale confessa di nutrire "una stima smisurata. L'ho sempre chiamato anche quando non giocava nella Roma, ma un gesto sconsiderato che possa farci trovare impreparati non posso accettarlo neanche da lui". E De Rossi conosce perfettamente le regole di Casa Italia, essendone uno dei veterani. Le ha condivise, le ha accettate. Adesso, lo sa anche anche Garcia.
    Prandelli ha piegato gli egoismi dei club, convincendo la Lega di A a dare il via libera a due stage: il primo alla Borghesiana, dal 10 al 12 marzo; il secondo a Coverciano il 14 e il 15 aprile. 
    Prandelli ha parlato forte e chiaro, con una pubblica grinta che mai aveva mostrato prima, nei 3 anni e 8 mesi che l'hanno visto rifondare la Nazionale, diventare vicecampione d'Europa, arrivare terzo nella Confederations Cup, qualificarsi al mondiale imbattuto e con due turni d'anticipo. 
    Tutto questo, partendo dalle macerie trovate il 1° luglio 2010 prendendo il posto del Lippi bis, a sua volta reinsediato dalla manovra di palazzo che, nel 2008, aveva fatto fuori Donadoni, un altro tecnico galantuomo, ora sugli scudi con il Parma delle meraviglie:  chi lavora sodo e vale, alla fine vince. 
    Mai dimenticare il passato: tanto straordinaria fu la cavalcata tedesca del 2006, quanto umilianti sono state le batoste alla Confederations Cup 2009 e al mondiale 2010.
    Per fare bella figura ai mondiali, deve vincere il gioco di squadra e non soltanto sul campo. Prandelli ha detto ciò che doveva dire e, anche per questo, la Federcalcio si preparara a rinnovargli il contratto, com'è giusto che sia. Del Bosque l'ha definito "uno dei selezionatori più bravi e più preparati che conosca". Detto dal campione del mondo e d'Europa in carica, non è un complimento. E' un'investitura.

    Xavier Jacobelli
    Direttore Editoriale www.calciomercato.com

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