Juventus, sfida al modello RedBull: come il Lipsia è diventato un top club in Europa tra ricavi e plusvalenze
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Nel 2005, l'azienda entra, tra le polemiche, nel calcio, anche se il marketing sportivo è stato da sempre una delle principali attenzioni della società austriaca. E' l'anno in cui compra l'Austria Salzburg, facendo un totale rebranding per una novità che coincide anche con la Formula 1, dove Red Bull entra sempre nello stesso anno acquistando quello che rimaneva della scuderia Jaguar.
Nel 2009, invece, c’è la svolta: Red Bull arriva anche in Germania, acquisendo il Lipsia, dopo alcuni tentativi falliti tra St. Pauli, Monaco 1860 e Fortuna Dusseldorf. Il 13 luglio 2009, approvato il passaggio del titolo, il RB Lipsia gioca la sua prima partita, un'amichevole contro il Bannewitz vinta per 5-0 allo stadio di casa del Markranstädt. Da lì inizia la scalata che porta fino alla stagione attuale, passando per quattro promozioni dalla Oberliga (quinta serie) fino in Bundesliga in sette stagioni, lo spostamento alla Red Bull Arena da 44mila posti dal 2010 e l'approdo nelle coppe europee, dove gioca da sette anni di fila tra Champions ed Europa League.
Una crescita a ritmi inauditi: nessun club era mai riuscito a centrare una semifinale di Champions League nei primi 11 anni dalla fondazione (precedente primato della Stella Rossa in 12 anni, fondata nel 1945 e semifinale dell'allora Coppa Campioni nel 1957). Merito anche delle scelte in termini di management da parte di Red Bull, in un sistema fortemente collegato, in cui le varie società vengono usate come trampolino di lancio per i giocatori.
È il caso, ad esempio, di Naby Keita, che il Salisburgo acquista dai francesi dell'Istres, passando dopo due stagioni al Lipsia e da lì andando al Liverpool o di Benjamin Sesko, anche lui passato dal Salisburgo prima di arrivare oggi al Lipsia. Ancora maggiormente particolare è il caso di Dayot Upamecano, ora al Bayern Monaco: il Salisburgo lo compra a 17 anni dal Valenciennes, cedendolo al Liefering (di fatto la seconda squadra del Lipsia), poi facendolo giocare un anno in Austria prima del passaggio alla casa madre.
Poi ci sono i talenti acquistati direttamente per il Lipsia: nel 2016 da neopromossa in Bundesliga la squadra tedesca spende 10 milioni per Timo Werner (rivenduto poi a 60 milioni al Chelsea), mentre nelle ultime stagioni sono passati dal Lipsia anche talenti come Konate (venduto al Liverpool per oltre 40 milioni), Olmo (ceduto per 55 milioni al Barcellona la scorsa estate), Szoboszlai (ceduto al Liverpool per 70 milioni), Gvardiol (passato al Manchester City per 90 milioni) e Nkunku (venduto al Chelsea per 60 milioni).
Una crescita evidente e concreta anche a livello economico: in questi anni, il club tedesco ha visto una crescita dei ricavi pari al 1.172%, passando dai 31 milioni del 2014 ai 395 milioni del 2023, spinta anche dalle plusvalenze. Fatturato che dovrebbe superare i 400 milioni nel 2023/24, considerando le cessioni dei vari Gvardiol, Szoboszlai e Nkunku.
Allo stesso modo, si sono impennati i costi, con stipendi e ammortamenti cresciuti anche a velocità maggiore rispetto al fatturato. Il costo del personale e dei giocatori in rosa nella stagione 2022/23 è stato, infatti, pari a 280 milioni di euro, rispetto ai 15,5 milioni del 2014: per fare un confronto con alcune realtà italiane, l’Inter nella stessa stagione tra stipendi e ammortamenti ha registrato costi pari a 320 milioni, il Milan intorno ai 245 milioni e il Napoli intorno ai 195 milioni. Conti che comunque restano sempre in positivo per il Lipsia, con 21 milioni di utili complessivi dal 2014.
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Commenti
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Immagino che pure il Lipsia abbia chiuso, come la Juve, il bilancio a -200