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  • L'incredibile storia di Lippi e il Dragone
L'incredibile storia di Lippi e il Dragone

L'incredibile storia di Lippi e il Dragone

  • Marco Bernardini
Da oggi Marcello Lippi è il nuovo responsabile unico della nazionale cinese. Non sarà un’avventura, ma una storia incredibile dal finale maestoso proprio come il simbolo del Dragone che “protegge” da sempre la nazione più popolosa e più misteriosa del mondo.

Il tecnico viareggino sempre di più tende ad assomigliare a uno fra i personaggi “minori” della banda Disney e cioè al cugino di Paperino, il fortunatissimo Gastone Paperone il quale se dà un calcio a una pietra sotto trova un tesoro nascosto.

Venti milioni di euro raddoppiati per due anni, tante sono le stagioni per le quali Marcello ha firmato il contratto di ingaggio con la Federazione orientale, rappresentano già di per sé un’occasione per dichiararsi felici oltre ogni aspettativa.  E’ anche vero, però, che in certe situazioni il fascino e il profumo del denaro non sono l’aspetto più importante dell’intera vicenda. Lippi, in carriera, ha saputo infatti accumulare un tesoro tale da consentirgli una pensione ben più che agiata da spendere pendolando tra la città dove è nato, Ibizia dove ha preso da poco la residenza e Roma dove abita il suo adorato nipotino. E così sarebbe stato se i cinesi non avessero pensato a lui per tentare l’impresa di agganciare il treno dei prossimi Mondiali in Russia augurandosi che il nuovo ct italiano riesca a riportare la nazionale al primo o anche al secondo posto di una classifica oggi compromessa da risultati negativi. I cinesi hanno ottima memoria oltreché senso di gratitudine. Lippi, per il loro calcio, ha già fatto parecchio con il Guanzhou Evergrande portandolo per mano a vincere scudetti e Champions d'Asia.

Grazie a lui altri due allenatori italiani, Cannavaro e Ferrara, si stanno comportando con grande dignità nei rispettivi club. Il punto di partenza, insomma, non potrebbe essere migliore. Quello di arrivo addirittura epocale.

La fortuna, intesa come buona sorte, campeggia su questa vicenda. Se, infatti, il presidente federale Tavecchio non si fosse intestardito ad essere più realista del re impedendo a Lippi di entrare nel Club Italia per ragioni di “conflitto di interessi”, oggi il tecnico sarebbe al fianco di Ventura e beccarsi insulti assortiti e atteggiamenti di diffidenza per una squadra azzurra che stenta a decollare più per mancanza di buona benzina che non per incapacità del pilota. In tal caso nessuno in Cina avrebbe potuto pensare a lui. Lo stesso fatto che Lippi abbia accettato il non facile incarico, tornando in un Paese che comunque gli ha voluto bene e lo ha apprezzato, non significa che il tecnico toscano si sia gettato in un’avventura senza paracadute e senza ragionare per bene. Lippi, al contrario, ha dimostrato grande fiuto professionale e ottimo buon senso prevedendo, ripeto oltre al fascino del compenso economico, ciò che la Cina si prepara a diventare per il calcio del domani.

Un futuro manco troppo lontano. Il governo di Pechino ha l’obbiettivo di sviluppare l’industria del pallone in maniera persino esagerata. Oggi vale lo 0,6 per cento del prodotto interno lordo con i suoi sessantotto miliardi di dollari all’anno. Il progetto è di moltiplicarla fino a 850 miliardi entro il 2025. Un piano di macroeconomia industriale che prevede la costruzione entro il 2020 di 2 milioni di accademie di calcio con settantamila campi da gioco per addestrare nei prossimi quattro anni 30 milioni di ragazzini e arrivare ad un bacino di 50 milioni di praticanti. In fondo a questo documento programmatico l’ambizione i poter ospitare i Mondiali del 2030 e di vincere quelli del 2050. Ogni nuovo quartiere residenziale di ciascuna città della Cina avrà almeno un campo per il calcio e centoventi allenatori del Real Madrid sono già al lavoro per controllare e istruire i campioni di domani che verranno fatti crescere allo scuola calcio più grande del mondo realizzata, guarda caso, dall’Evergrande che è il gruppo immobiliare più potente dell’intero pianeta.

Ecco, dunque, dove è sbarcato Marcello Lippi per la sua avventura professionale conclusiva e dopo essere stato scriteriatamente ripudiato dall’Italia. In un pianeta non più “sconosciuto” che tra le altre cose è ricordato di aver inventato proprio il gioco del pallone molto prima degli inglesi  durante la dinastia Song tra il 900 e il 1000 Dopo Cristo. In mandarino si chiamava “zuqiu” che significa appunto football. E l’atterraggio della “navicella  Lippi”, al contrario della Schiapparelli su Marte, sarà sicuramente dolce e morbido.

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