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  • La preghiera di Firenze per Joe Barone: era lui la Fiorentina nel bene e nel male

    La preghiera di Firenze per Joe Barone: era lui la Fiorentina nel bene e nel male

    • Federico Targetti
    "Joe non morirà mai". E poi gli applausi scroscianti di una triste marea viola, quella che si è riversata da ogni angolo di Firenze a Bagno a Ripoli, luogo dove sorge il Viola Park, centro sportivo della Fiorentina adibito per una straziante giornata a camera ardente. L'ultimo saluto a Joe Barone, direttore generale della società gigliata dall'estate del 2019, spentosi ieri dopo un grave malore accusato domenica a Bergamo, porta con sé l'ombra mai messa da parte di quanto accaduto a Davide Astori, a poco più di sei anni dalla sua scomparsa. Tutto questo non fa che amplificare il dolore di una generazione di persone, dai semplici appassionati ai professionisti, giocatori e staff, che giorno dopo giorno hanno vissuto sia Davide sia Giuseppe, ché questo era il vero nome di Joe, americano solo acquisito. E non sono poche, queste persone. 

    LE PAROLE DI COMMISSO


    IN CERCA DI LUCE - Non solo Cristiano Biraghi e Nikola Milenkovic, i due calciatori che sono ancora in rosa da quel maledetto 4 marzo 2018. Ma sono stati proprio il terzino italiano e il centrale serbo a dedicare in forma pubblica le parole più toccanti al loro dirigente. 

    “Ciao Joe, anche tu purtroppo come Davide mi hai fatto questo brutto scherzo di andartene via senza salutarmi! Voglio solo ricordare come ci siamo conosciuti io e te, due caratteri duri, forti e schietti che al primo impatto si scontrano come due treni in corsa, ma che con la lealtà che ci contraddistingue alla fine viaggiano nella stessa direzione, contro tutto e tutti! Negli ultimi anni il nostro rapporto era diventato talmente forte che ci facevamo scudo uno con l’altro contro le moltissime critiche che abbiamo subito! Sei stato un amico, un fratello maggiore o un padre, non so, una persona centrale da quando ti conosco! La promessa che ci siamo fatti io non la dimentico. E mi raccomando non dimenticarla neanche tu e dammi la forza da lassù di portarla avanti! Io e te sappiamo! Ti voglio bene e farò di tutto per portare avanti e far avverare i sogni che avevi tu per la nostra Fiorentina!”, il messaggio di Biraghi. 

    Anche Milenkovic ha legato il suo pensiero a quello di Astori, fotografando in maniera perfetta quello che è il sentimento di Firenze nei confronti di un uomo che ha dedicato gli ultimi cinque anni della sua vita a tutto ciò che riguarda la Fiorentina. 

    "Direttore, anzi, per una volta permettimi di chiamarti Joe. È un momento straziante, direi devastante per tutti noi. L'unica cosa che può attenuare questo immenso dolore è saperti vicino a Davide, il nostro grande e straordinario capitano, con cui potrai continuare a vivere la tua passione calcistica. Porteremo avanti con tutta la nostra forza le tue idee e la tua incredibile fede per la Viola. Un abbraccio fortissimo alla tua famiglia. Un grande bacio e un saluto eterno. Con infinita gratitudine e affetto, Nikola".

    I due, oggi, hanno depositato sul feretro nella cappella Santa Caterina (il nome di battesimo della moglie di Commisso) una maglia viola con "Barone 10" sul retro, firmata da tutti i componenti della rosa. "Sei luce, per tutti noi" diceva Milan Badelj guardando il cielo e rivolgendosi ad Astori. La stessa luce che Cristiano e Nikola mostreranno ai loro compagni. 

    Innumerevoli le personalità, sportive e non, locali, nazionali, internazionali, che hanno porto i propri omaggi ad un uomo che, a modo suo, ha lottato per le proprie idee e per un calcio che privilegiasse le società, come la Fiorentina, che si prodigano per la limpidezza dei conti. Ma la risposta più intensa, umana e calorosa l'hanno data proprio i tifosi, gli stessi che non hanno mai mancato di criticare anche in maniera aspra l'operato sul mercato nella gestione Commisso. 

    QUANTI VOLTI NOTI HANNO VOLUTO SALUTARE BARONE

    AL DI LA' DEL BENE E DEL MALE - Da "Non c'è vita senza di voi", scritta su una maglietta mostrata con orgoglio al pubblico in una delle primissime uscite della Fiorentina targata USA, alla feroce contestazione invernale, quando non c'è stato modo di convincere il Genoa a lasciar partire l'attaccante islandese Gudmundsson negli ultimi giorni del mercato di riparazione. La stragrande maggioranza dei tifosi intervenuti in radio o sui social per ricordare Barone premette sempre al proprio messaggio di condoglianze o al proprio ricordo del Joe persona qualcosa che suona come "Non ero d'accordo con il suo stile/i suoi modi/ le sue scelte di mercato, ma davanti a tutto questo non importa. Lui era la Fiorentina, nel bene e nel male". 

    Nel bene e nel male, ogni giorno se si parlava di viola si tirava in ballo o si aveva a che fare con lui, delegato ad occuparsi della Fiorentina tutti i giorni in assenza del patron Commisso. Nel bene e nel male, perché se da una parte l'umanità di Giuseppe la si poteva vivere per i Lungarni, per il centro della città e visitando il Viola Park, la creatura condivisa con Commisso ma "abitata" come una casa, dall'altra è pur vero che certi episodi di ostracismo, di violenza verbale, di rapporti tesi con la stampa e con leggende come Giancarlo Antognoni, allontanatosi dalla società nel 2021, hanno fatto di Barone il bersaglio di non pochi "accidenti". Nessuno, ma davvero nessuno avrebbe voluto che un cambio al timone avvenisse in questo orribile modo. Si attaccava il direttore generale, che da direttore generale incassava con fermezza, per la voglia di vedere una Fiorentina vincente il prima possibile; mai il padre di quattro figli, giovane nonno che metteva tutto se stesso nel proprio mestiere e proteggeva la propria famiglia lavorativa con tutte le armi di cui disponeva. 

    LE FORME DELL'AMORE - E' stato proprio Barone a voler chiamare i due stadi più importanti del Viola Park "Davide Astori" e "Curva Fiesole", e la Curva Fiesole, la frangia più calda del tifo gigliato, ha risposto con una processione in tarda serata, a conclusione di una giornata di lacrime e orgoglio. "Da Fiorentino te ne sei andato, questo popolo ti sarà per sempre grato". Perché, in ultimo, Barone "leticava" con tutti proprio come i veri avventori del Bar Marisa, accanto allo stadio Franchi, che nei primi tempi era solito frequentare assieme al compianto giornalista Alessandro "Ciccio" Rialti. Guelfi o ghibellini, alla fine siam tutti fiorentini. E così un personaggio a volte estremamente divisivo unisce un popolo intero, il "popolo viola", come amava rivolgerglisi lui, nel ricordo della sua perseveranza e del suo amore. In tutte le forme e declinazioni in cui lo manifestava. 
     

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